XXII - Le gole di Osselion (pt.1)

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Lo sapeva

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Lo sapeva. Dabih, lo sapeva!

La ragazza dai capelli fulvi serrò a fatica nella mano fasciata la cinghia della bisaccia, sentendo contro le dita il galoppare furioso del suo cuore. L'altro arto stringeva fino allo spasmo il pugnale di suo padre, come se perfino i muscoli fossero dolorosamente coscienti che la sua vita avrebbe potuto dipendere da quella lama striata da una singola goccia di sangue.

Nonostante l'impiccio della gonna, la giovane riuscì a scavalcare con un balzo il tronco di un giovane albero. Si fermò un istante, cercando di trattenere il respiro ansante per ascoltare meglio i fruscii della foresta, poi scattò di nuovo in avanti. Ciocche di capelli turbinavano davanti al suo volto, danzando al ritmo di quella corsa sfrenata, e gli occhi cerulei sbarrati dardeggiavano continuamente da un'ombra all'altra di quel maledetto bosco. Lo sapeva, per tutta Mag Mell: quella maledetta città non le avrebbe portato che guai!

La diciassettenne sobbalzò con violenza e quasi inciampò nei suoi piedi, quando dagli alberi alle sue spalle si levò un grido agonizzante. Il suo sguardo pieno di terrore saettò verso le piante spoglie che nascondevano la strada lastricata, dietro di sé. Quella era stata l'urlo di una persona sgozzata! Saiph, ne era certa!

Kala, attent...

La voce di Kian nella sua mente non riuscì a finire la frase: d'un tratto la ragazza sentì qualcosa intrappolarle la punta del piede e una sensazione di vuoto dilagare nelle viscere. Dabih!

L'impatto con il terreno fu duro, spietato. Un gemito esplose come un violento colpo di tosse della gola della ragazza quando ciottoli e frammenti di radici si conficcarono nel suo corsetto, nei suoi palmi, nelle sue ginocchia. Nonostante il dolore, la giovane si puntellò sui gomiti, affondando le dita sana nel terriccio colmo di brina. Fu allora, in quell'attimo di quiete, che tra il sommesso clangore delle armi e il fruscio delle dita scheletriche degli alberi udì il suono che non avrebbe mai voluto sentire: passi. Passi alle sue spalle.

Gli occhi cerulei si sbarrarono e il cuore sobbalzò con terrore mentre la mano sana si serrava attorno a una manciata di terra. Dov'era? Per tutta Mag Mell, dov'era?!

Poi lo vide. un luccichio metallico, a meno di un braccio dalle sue dita.

Con disperazione gettò un arto in avanti e il manico del pugnale venne intrappolata sotto la sua mano. Sotto la sua mano rigida come un pezzo di legno e avvolta in una stretta fasciatura dalle nocche fino al polso. Oh no.

Kala, alzati!

Il peso di un ginocchio contro la sua schiena la schiacciò a terra, mentre un guanto sporco e unto afferrava il laccio della bisaccia. «Ora non scappi più, eh?» gracchiò una viscida voce maschile. «Vediamo cos'hai di interessante su di te.»

Un conato di disgusto e ribrezzo scosse il petto della diciassettenne quando sentì l'altro palmo del bandito scivolare sui suoi fianchi, esplorando le pieghe della sua gonna. «No!» Con un doloroso spasmo le dita si serrarono attorno al manico del pugnale e l'adolescente torse il busto con violenza, il braccio teso in avanti. Era certa che il suo avversario avrebbe evitato la lama: la strega corvina riusciva sempre a farlo, quando la intrappolava in modo simile a terra. Invece, schizzi di sangue caldo le sferzarono la gola e le guance.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें