XVI - Il fiore più resistente (pt.1)

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«Quindi questa è la situazione a Terkea», concluse gutturale il Lycaone, arricciando appena il labbro sfregiato da una cicatrice per mostrare le zanne

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«Quindi questa è la situazione a Terkea», concluse gutturale il Lycaone, arricciando appena il labbro sfregiato da una cicatrice per mostrare le zanne. L'essere era alto poco meno di un giovane ragazzo, ma di umano aveva solo la forma delle mani e la postura eretta. Il corpo tonico e dal petto ampio era coperto da una pelliccia color sabbia, che si trasformava in una scura criniera irsuta sul capo, sul dorso e sulla coda. Tre lunghi segni orizzontali percorrevano il muso canino, ai lati del quale un paio d'occhi verdastri brillavano pieni di freddo intelletto. La creatura avanzava con falcate profonde, quasi balzanti - dovute alle alte giunture delle ginocchia e dei piedi che trasformavano le gambe in zampe da lupo -, stringendo l'elsa della scimitarra che pendeva da un fianco.

«Avete altre notizie, Ghirahir?»

Quello scosse la testa, facendo tintinnare le perline di ferro intrecciate nella ciocca più lunga del pelo scuro che ricadeva sulla spalla come una treccina. Anche le catenine che univano i quattro anello di rame che adornavano la sua coda cozzarono tra di loro a quel movimento, facendo vibrare nell'aria un suono appena più profondo. Come tutti i guerrieri del suo popolo indossava un'armatura composta da spesse placche metalliche unite tra loro da un sistema di cinghie di cuoio, mentre le cosce erano avvolte da dei larghi e corti pantaloni di lino imbrattati di fango e sangue rappreso. Sotto il braccio stringeva invece un copricapo nero, simbolo del suo statuto da kytri, da capoclan. «Una richiesta, solo.» Ignorò lo Spettro alla sua sinistra che gli aveva posto la domanda e fissando intensamente la figura dal lungo mantello che camminava regale di fianco a lui.

«Quale?» Era stato ancora lo spirito oscuro a parlare.

Il Lycaone inspirò a fondo, prima di rivolgersi all'individuo su cui aveva puntato la sua attenzione fin dall'inizio della conversazione. «Mio signore, i generali che avete mandato a Terkea chiedono umilmente di raggiungerci sul campo di battaglia. L'esercito dei jerihiri...» Digrignò i denti e abbassò con stizza le appuntite orecchie da sciacallo nel pronunciare la parola con cui molti Reietti indicavano gli appartenenti alle sette Stirpi di Alethia. «I loro eserciti sono in vantaggio e rischiano di appropriarsi dell'altopiano. Con il vostro grandioso potere in nostro soccorso, noi...»

Una voce imperiosa che pareva essere emanata dal metallo stesso interruppe Ghirahir: «Considererò la questione.» Era la prima volta da molti giri di clessidra che il Negromante, di mezzo passo in testa al trio, prendeva la parola.

«Terkea è un punto strategico, mio signore», insistette il Lycaone, continuando ad accarezzare l'elsa della sua scimitarra. «Non può cadere in mano a quei... quei...»

«Non accadrà», ribatté aspro lo Spettro, scoccando allo Stregone un'occhiata talmente rapida che avrebbe potuto sembrare uno scherzo dell'immaginazione. «Entro due settimane arriveranno i rinforzi.»

«Le truppe sono stremate e non siamo sicuri che...»

«Tra due settimane.» Il tono dello spirito oscuro non ammetteva repliche. «Siete congedato, ora.»

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora