Capitolo 25

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Settimana della memoria
Film del giorno: La signora dello zoo di Varsavia

Dov'è finito il rifugio, e dove sono i suoi orfanelli?

Dov'è finito l'uomo che negli ultimi tempi ha perso la sua vitalità, con cui ho vissuto per tre mesi?

Diamine, Cielo, non puoi avermi fatto questo! Non puoi averci fatto questo!

Rimango impietrito davanti ad una simile devastazione, nascondendomi dietro un albero avendo sentito rumori sospetti e uno scalpiccìo tra la neve mista alle macerie.

Guardo quella stessa casa che è stata certamente teatro di sofferenza e litigi, ma anche di giochi, spensieratezza, scherzi e affetto, e mi chiedo: diamine, Uri, hai mai ringraziato queste quattro mura per averti offerto un rifugio ospitale e sicuro?

Sono solo un ragazzino che non fa nient'altro che seminare ingratitudine, e trasmettere dolore a tutto ciò che tocca.

Cosa sarà successo alla nostra casa? Sarà stata colpa mia?
Sarò stato io ad attirare le SS?

Mi sento pieno di viltà e insoddisfazione, sopraffatto dalla necessità di scoprire cosa sia successo, e di dare una mano a chi ne ha bisogno.

Il rumore di passi continua: sono passi incerti, pesanti, forse è un uomo possente che sta camminando.
Sono passi che si fanno sempre più lontani, che sono sempre meno distinti, che a un tratto non sento più.

Avete bombardato una casa. Ne avete ucciso di sicuro i componenti. Non vi basta l'ondata di miseria che si è abbattuta su di noi per vostra volontà e sadica soddisfazione?

È solo ora, immerso nelle mie riflessioni in attesa che il suono prodotto dagli scarponi dell'uomo ignoto mi faccia capire che la via è libera, che mi rendo conto della gravità della situazione: sono l'ultimo erede di una società piena di valori e princìpi.

Mi lascio scivolare sul tronco dell'albero, coprendomi le mani con il volto: non ho mai versato lacrime tanto amare.

Avrei dovuto capirlo prima: la vita è così effimera che richiede più sincerità che menzogne per il suo tempo limitato.

E io, con la mia dannosa previdenza, ho accorciato il tempo che Dio mi aveva messo a disposizione: il nome falso, le uscite segrete, le ombre che ho volutamente gettato sul mio passato. Tutto.

Ho dato per scontata la mia situazione, e i miei amici sono arrivati a soffrirne le conseguenze.

Penso ad Alexander, a quanto mi abbia fatto faticare per quella ferita, e a quanto la sua intraprendenza sia stata un mezzo inestimabile nel salvataggio di più di dieci bambini.

Ho portato quel nazista, e il mio amico si è beccato una pallottola alla spalla, e prima ancora sono arrivato, e Bar è morto.

Penso poi a Zen.

Diamine, amico mio, quanto ci siamo divertiti nella nostra camera, e quante altre cose ancora avremmo potuto fare!

Mi hai seguito, hai vissuto con me l'esperienza che tutt'oggi occupa i miei incubi peggiori della tipografia, e hai continuato a starmi accanto come il primo giorno.

Vorrei voltarmi, affrontare la realtà, guardare con attenzione la mia vecchia casa, ma la consapevolezza che tra quelle macerie ci siano dei bambini innocenti mi sta destabilizzando.

Dio, ragazzi, come vorrei potervi vendicare, ma non posso, perché finalmente ho capito chi sono: sono Uri, Uri Almeda, il ragazzo più vile di questa società distorta.

In mezzo al sospiro del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora