Capitolo 35

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Resto ancora per un po' sul letto di Malka, impassibile, senza sapere cosa fare.

Lei mi guarda, con uno sguardo di comprensione e rassegnazione, avendo capito che, probabilmente, il posto di sua figlia è stato occupato da un'altra.

Il favore che Anja mi ha fatto, e mi sta tutt'ora facendo, è incommensurabile, eppure una parte del mio passato, quella che ancora si aggrappa con frenesia alla mia mente e al mio cuore, è qui, e non riesco a capacitarmene.

Al pensiero della ragazza dal nome tedesco e il cuore straniero si aggiunge quello di un ragazzo controverso, all'apparenza scontroso, ma dotato di una mente pensante e dei sentimenti puri e ingenui: Shimon.

Come potrei, io, incurabile romantico e amico di dubbia fiducia, riavvicinarmi alla ragazza delle mie fantasie fanciullesche, delle mie preoccupazioni e delle mie delusioni dopo aver capito quanto sconforto abbia causato il mio rapporto con Sarah?

Di sicuro, farei uno sgarbo troppo pesante alla memoria del mio amico.

E, d'altro canto, cosa voglio io? Sono veramente desideroso di riallacciare i rapporti, o mi sto aggrappando a un vecchio desiderio che è stato sommerso da fresche ambizioni e fantasticherie più recenti?

Il pensiero che Anja possa essere riuscita in così poco tempo a occupare ogni singolo mio neurone mi spaventa a tal punto da impedirmi di ragionare.

Sono un essere dotato di libero arbitrio, ma come posso ragionare se a manovrarmi è l'immagine ben impressa di una ragazza dal sorriso dolce e gli occhi vispi e furbi?

Esco dalla stanza, nella speranza che nessun medico passi nel padiglione.

Non appena vedo Anja, da incosciente quale sono inizio a gridare il suo nome.

Lei si volta con uno sguardo preoccupato e contrariato, e mi spinge nella mia piccola stanzetta.

«Sei fuori di testa? Qualcuno avrebbe potuto sentirti!» esclama Anja una volta dentro, spingendomi con delicati strattoni sulla spalla.

«Vedi cosa mi fai? La tua determinazione, la tua caparbietà, ma soprattutto il modo in cui mi guardi mi stanno facendo andare completamente fuori di testa! Passi le tue giornate con me, sentendoti vincolata a un ragazzo che non fa altro che rimanere attaccato al passato, e la tua presenza mi lacera» le dico, dandole le spalle per l'imbarazzo dopo aver capito l'importanza delle parole che ho pronunciato.

«Quindi la mia sola esistenza ti snerva» deduce lei in maniera erronea.

Si siede sul letto, dall'altra parte in cui io mi sono adagiato con il dorso ricurvo e le spalle chiuse, e la sua schiena aderisce alla mia.

È un contatto dolce, che non fa altro che mandare il mio cervello ulteriormente in tilt.

«Voglio dire che è una sofferenza per me guardare le tue labbra che si muovono senza neanche poterle sfiorare» le dico senza neanche pensarci.

Sento che lei espira sonoramente: forse è intimidita dalla mia affermazione, oppure, come nel mio caso, ha trattenuto il respiro.

«Pensavo che un'altra ragazza avesse preso il mio posto» ammette.

Se in un primo momento non posso fare altro che realizzare che sono stato sin da sempre, emotivamente parlando, un libro aperto per lei, devo poi fare i conti con la realtà: c'è una questione del mio passato che è ancora irrisolta.

«È passato» le dico.

«Allora puoi farlo» risponde Anja.

«Cosa?» le chiedo, voltandomi leggermente.

«Puoi sfiorare le mie labbra» sussurra.

La sua risposta mi lascia del tutto spiazzato.

È da quando ho realizzato che dietro il suo carattere schivo c'era una ragazza piena di buon gusto e di sensibilità, che ho desiderato fortemente di avere un piccolo avvicinamento con lei, eppure la timidezza sta prendendo il sopravvento.

Decido, dunque, di prendere il controllo del mio corpo, e di non lasciare che, ancora una volta, le emozioni possano impedirmi di godere dei momenti più intimi della vita.

Faccio il giro del letto, mi inginocchio alla sua altezza, e le accarezzo il viso.

Lei sorride con dolcezza, e in quegli occhi non posso fare altro che ritrovare la vitalità di Orly, l'insicurezza di Zen, la determinazione di Shimon, la premura di Alexander, l'imperscrutabilità di mia madre, l'ingenuità dei miei fratellini, e la comprensione di Sarah.

Non posso fare altro che poggiare la mia fronte sulla sua, non potendo, al momento, ragionare con lucidità.

«Stai pensando a lei?» mi chiede lei, chiudendo gli occhi.

«Penso a quanto ho bisogno di te in questo momento. Ho bisogno della tua fiducia per poter scrivere una nuova pagina della mia vita» le dico.

Lei annuisce, mi dà un bacio sulla guancia, ed esce.

Io, dal canto mio, penso ad una soluzione per andare da Sarah senza essere visto.

Malka mi ha dato informazioni generiche sulla sua posizione, e non posso permettermi di vagare per troppo tempo nell'ospedale, uscendo allo scoperto.

Mi scervello su possibili corridoi da attraversare quando Anja fa di nuovo capolino nella stanza.

«La stanza è la tredicesima, girando a destra su questo piano. È stata trasferita pochi giorni fa per una complicazione, ma non c'è nulla di cui preoccuparsi. Adesso tu ti nascondi sotto le lenzuola. È una misura precauzionale, visto che è tarda notte, ma non si sa mai. Pronto?» mi chiede.

Mi lascia talmente interdetto da non potermi neanche permettere di rispondere.

Ha deciso di darmi fiducia, e questo suo gesto colma di gioia il mio cuore: non sa nulla di Sarah, della mia infanzia e dei nostri momenti insieme, eppure crede nel presente, in ciò che la mia bocca le dice senza neanche rifletterci più di tanto e nell'espressione sincera con cui mi rivolgo a lei.

Non c'è bisogno di parole: io la guardo, pieno di gratitudine, e mi nascondo sotto la coperta.

Sento che il blocco della mia barella improvvisata viene tolto, e inizio a muovermi.

Non ho alcuna concezione di tempo e spazio: mi sembra che stia passando un eternità, e che stiamo attraversando tante vie impervie e sconnesse.

Ad un certo punto, tuttavia, questo moto indotto si placa, e Anja apre delicatamente la porta: non voglio immaginare quanto terrore possa provare Sarah sentendo un rumore estraneo nel cuore della notte.

Forse Anja si è accorta del suo sconforto, perché si sbriga a rassicurarla.
«Vengo in pace. Ho una consegna. Vedi di trattarla bene, mi è molto cara» le dice con il suo solito modo di fare che ti lascia spiazzato.

Poi, la porta si chiude.

In mezzo al sospiro del ventoWhere stories live. Discover now