Capitolo 28

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Settimana della memoria
Film del giorno: La vita è bella

È da ore che cammino ininterrottamente nel bosco, avendo perso non solo la cognizione del tempo, ma anche il senso dell'orientamento.

Ho camminato, girato in lungo e in largo, fatto soste e riposato, e questo senso di solitudine si sta facendo sempre più acuto.

Il pensiero di Alexander sepolto sotto le macerie si fa sempre più insistente.

Possibile che non si sia accorto dell'arrivo dei Caccia e non sia riuscito a mettersi in salvo?

Ci sono troppi misteri irrisolti, tra cui la morte di Sheina: cosa sarà veramente successo?

Quando l'ho conosciuta, ho pensato da subito che fosse una ragazza disponibile, attiva, che lavorava di buona lena: applicava le sue abilità nelle questioni più disparate, cucinava, si occupava in estate dell'orticello, puliva e trattava Alexander con grande attenzione e sensibilità.

Allo stesso modo, ho anche notato la sua crisi interiore, la sua sofferenza malcelata, gli occhi da cui traspariva un senso di tristezza incompresa.

Sono sempre stato bravo ad ascoltare e guardare, eppure mi chiedo: come mai non le ho mai teso una mano?

Cosa mi ha spinto a trattare l'argomento con una tale superficialità?

C'è questa vocina interiore che mi dice "Uri, non colpevolizzarti per ogni cosa che succede in questo mondo, non sei Creatore e Distruttore di tutto ciò che ti circonda", eppure non posso fare a meno di pormi delle domande.

Ho pensato di nuovo a Zen, e mi sono reso conto del fatto che mi manca, mi manca veramente tanto, parlare di letteratura con lui, bisticciare, consolarlo nei suoi momenti di debolezza e divertirci.

Ho passato notte insonni a causa del mio amico: spesso strillava nel sonno, si dimenava tra le lenzuola per i suoi incubi, gridava.

Il giorno, invece, era tutt'un'altra persona: carismatico, vivace, gioioso e fraterno.

Non si è verificato più il problema della pipì a letto, fortunatamente, ma i suoi ricordi peggiori, come nel mio caso, non lo hanno mai abbandonato.

Tutti, bene o male, avevano i loro cassetti della memoria impolverati nel rifugio, misteri, fatti personali, segreti, eppure, il nostro non poteva essere definito come un orfanotrofio, o, ancora meglio, come un centro psichiatrico: abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di far sì che le nostre ombre ci identificassero, che ognuna rappresentasse un tratto tipico di ogni orfanello (il ragazzo debole e infantile che veniva da una famiglia decimata, lo scorbutico che aveva un amore adolescenziale...)

E infine, è arrivato il tipo stravagante che, piuttosto che essere grato ai ragazzi di averlo accolto, non ha dato a vedere il suo entusiasmo.

Ho portato membri dalla mia parte e separato gruppi, ho assunto un falso nome con chi mi ha beneficato, ho ignorato le esigenze dei più deboli, ho rischiato che i miei amici si facessero del male, e il mio salvatore è arrivato a rimetterci quasi un arto per una SS che quasi sicuramente ho attirato nella tana dei coniglietti indifesi.

Se dopo tutto ciò Dio non mi aiuterà, allora non potrò biasimarlo: d'altro canto, mi sono comportato da ingrato anche nei suoi confronti.

In mezzo al sospiro del ventoOnde histórias criam vida. Descubra agora