Capitolo 57

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Una signora mi ha dato un pezzo di pane che si era saggiamente nascosta nella giacca.

Ho esitato, l'ho pregata di tenerlo per sé, ma alla fine ho dovuto cedere, dato che non mi sembrava educato insistere davanti a tanta gentilezza, e la fame mi aveva prosciugato ogni forza.

La prima notte qui è passata: tutti gli altri passeggeri sono rimasti in piedi, io con la schiena appoggiata alle pareti del vagone.

Sarah si è addormentata sulla spalla di Malka, ma credo che il suo sia stato un sonno turbolento.

So che, nelle mie condizioni, avrei dovuto chiudere occhio, ma la confusione, la posizione scomoda, le fitte, le rotaie rumorose e sconnesse mi hanno tenuto in uno stato di dormiveglia fastidioso.

Ho guardato nel vuoto, ho fissato Sami, che si è adagiato sconsolato per terra, continuando a pregare, la coppia delle fedi nuziali, le mie accompagnatrici e tutti coloro che erano stanchi, ma sapevano che sarebbe stato meglio dormire con un occhio chiuso e uno aperto.

In aggiunta, temo di avere la febbre, e anche alta aggiungerei: al fastidio allo stomaco e ai reni, infatti, si è aggiunto uno sbalzo repentino della mia temperatura corporea, tanto che ho passato il tempo a togliere e rimettere il cappotto.

Ad un certo punto, dopo essermi stupidamente distratto, non solo ho continuato a togliere strati di vestiti su strati di vestiti, ma ho anche avuto la geniale idea di sdraiarmi.

L'urlo che ho tirato ha svegliato Sarah, ha fatto preoccupare Malka e ha destato l'attenzione di tutti i presenti.

Si sono avvicinati tutti, come era accaduto nel camion, e io, imbarazzato, mi sono rannicchiato.

«C'è qualche dottore tra di voi?» ho chiesto a mezza bocca, e in quel momento ho rimpianto tutti i momenti in cui leggevo libri di medicina per passatempo.

Nessuno si è fatto avanti, ma quella signora mi ha gentilmente tenuto il capo, e mi ha avvicinato alla bocca il suo pezzo di pane.

Poi mi ha messo una mano sulla fronte: era bagnata.

«Facciamo amicizia, va bene?» mi ha chiesto la signora.

Io ho preso il pane dalle sue mani e l'ho trangugiato, non avendone mai abbastanza, mentre lei continuava a farmi rilassare, e a cercare di distrarmi.

«Sono Dalila. In verità non sono un medico, e neanche un'infermiera, ma ho dei figli piccoli, e ho il potere di fargli passare qualsiasi dolore» mi ha spiegato ridacchiando.

Prima che potessi chiederle qualsiasi cosa, ho intercettato la direzione del suo sguardo, e ho notato che guardava in direzione di due maschietti al centro del vagone, che si tenevano stretti mentre il vagone sobbalzava.

Lei ha estratto un fazzoletto dalla sua giacca, e ha asciugato il sudore sulla mia fronte, mentre mi ha aiutato a indossare la giacca.

«Va tutto bene Uri?» mi ha chiesto Malka avvicinandosi, affiancando Dalila

«Uri? Bel nome! Era tra le alternative per quelle due pesti, poi ho optato per Shimon e Avraham. Lei è la mamma?» ha poi chiesto a Malka, mentre io sorridevo tra me per il nome che era uscito dalle sue labbra.

Dopo una fitta conversazione sulle mie condizioni e sul mio evidente febbrone, la signora è tornata dai suoi due figli.

Ho tentato di darle il pezzo di pane che ancora non avevo divorato, sentendomi in colpa per averlo rubato ai bambini, ma mi ha detto di avergli già dato da mangiare.

Dalle piccole finestre nel vagone entrano le prime luci dell'alba, mentre qualcuno attinge l'acqua dal piccolo contenitore che ci è stato messo a disposizione.

Una colazione sostanziosa, insomma.

Sarah si sveglia nuovamente, e quando i nostri sguardi si incrociano mi raggiunge, sedendosi accanto a me.

«Finito di fare l'eremita?» mi chiede, dedicandomi uno splendido sorriso.

«Finito di fare la bella addormentata?» ribatto sarcasticamente, portando il mio braccio attorno alle sue spalle.

«È stata la dormita più comoda che abbia mai fatto. Mi sono sentita come una principessa. Quel letto era così caldo, accogliente e invitante» risponde, stando al gioco.

«Oh, l'ho visto. Russavi talmente tanto che mi è venuta voglia di raggiungerti. Ma ero talmente immerso nelle mie preghiere che non ho voluto spostarmi» le spiego, trattenendo uno stupido sorriso.

In questo momento il sarcasmo è la nostra unica ancora di salvezza.

«La principessa e l'eremita. Ma ci senti? Siamo due idioti!» osserva, poggiando la sua testa sulla mia spalla.

«Sarah, rimanendo in tema posso farti una domanda?» le chiedo, diventando improvvisamente serio.

Si raddirizza appena, tentando di guardarmi negli occhi: abbiamo chiarito le nostre posizioni, ed entrambi sentiamo che il nostro affetto è solo ed esclusivamente sintomo di una bella amicizia.

«Mi preoccupi, Uri. Dimmi tutto» mi dice, tornando nella posizione di prima.

«Da quanto tempo non preghi?» le chiedo.

La sento sobbalzare appena: la mia domanda deve essere stata inaspettata e fuori luogo, ma ho bisogno di sapere che non sono l'unico, in questo momento, ad avere una crisi spirituale.

«Sai che se Sami ci sentisse ci caccerebbe fuori dal treno, vero?» risponde lei, portandosi una mano tra i suoi capelli corti.

«Sono pronto a rischiare tutto» rispondo, continuando a ridere.

Ancora una volta, i dolori si sciolgono, e il calore della mia amica al mio fianco mi fa sentire come a casa, facendomi tornare a tutti quei momenti in cui da piccoli giravamo insieme per le strade di Berlino riempiendoci di cibo e sfoggiando le nostre bici nuove di zecca.

«Non so, penso dall'inizio della guerra. Non è stato un gesto volontario, è solo che gli ultimi avvenimenti hanno completamente preso la mia attenzione. A volte, prima di addormentarmi, tento di pregare, ma la mia testa è completamente altrove. Non voglio morire con la consapevolezza di non essere stata una brava fedele, ma in questo momento ho troppi pensieri per la testa» mi spiega, mettendosi comoda.

Sorrido tra me, sentendomi più sollevato.

«E quali pensieri invadono la tua testolina, se si può sapere?» le chiedo.

«I soliti, Uri. Non voglio pensarci. Voglio solo passare alla grande questi ultimi giorni con voi» mi spiega con assoluta naturalezza.

Faccio un sorriso triste, tentando di trattenere qualche lacrima di troppo.

Le do un bacio sulla fronte e mi rimetto a sedere, tentando finalmente di riposare la mia testa e il mio corpo.

In mezzo al sospiro del ventoWhere stories live. Discover now