Capitolo 50

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«Uri, è pronta la cena!» sussurra Malka, facendo capolino nel soggiorno.

Mi alzo con fatica, sperando che le gambe non siano tanto indolenzite da non riuscire a sorreggere il mio peso.

Ho passato tutto il giorno qui, e ora penso a quanto la mia vita sia diventata inutile!

Non riesco a capire se io somigli più ad un vegetale o a un neonato: mangio, dormo e resto immobile per tutto il giorno senza dare un senso alla mia vita.

Sono uscito dal mio rifugio personale questa mattina, quando ho capito che la mancanza di cibo non avrebbe giovato al mio stato psicofisico.

Anja non c'era. Non so esattamente a che ora sia finita la sua conversazione con Sarah, fatto sta che la mia mente era così impegnata a elaborare nuove informazioni che ho abbandonato il mio precario senso dell'udito.

Oggi non si è fatta vedere.

Starà male? Il padre ha scoperto la nostra relazione? Prova vergogna? È offesa?

Continuo a pormi sempre le stesse domande, senza accorgermi che in fin dei conti la sua vita non è più un affare che mi riguarda.

Ha deciso di uscire da questa porta, e io la rispetto: in fin dei conti, sono grato che mi abbia dato una sistemazione.

Se vorrà rientrare, io tenterò di non incrociare il suo sguardo.

Se la tentazione di leggere le sue ultime parole mi travolgerà, tenterò di tenere a freno la mia curiosità.

Se ripenserò alla sua grazia e alla sua bellezza, mi distrarrò giocando con Amos.

Se sognerò le sue labbra e i suoi occhi profondi ed espressivi, allora mi darò un pizzicotto.

La verità è che sono solo un povero illuso.

La verità, ad essere onesti, è che passo le mie giornate a fantasticare sui nostri piccoli momenti piacevoli del passato, mentre rimango rannicchiato sul divano di giorno e sul letto di notte.

I miei pensieri, le maledizioni che mando nella mia immaginazione contro la mia ingenuità e le sue menzogne, il furore e l'insoddisfazione sono talmente potenti che alle volte temo possano uscire dalla mia testa ed echeggiare per tutto il palazzo.

La verità è che non posso non pensare al nostro primo bacio, a tutti quei gesti semplici, alle nostre conversazioni furtive nell'ospedale, ai capelli arruffati dopo il suo viaggio in bicicletta, alle pazzie che ha commesso per far sì che io non fossi mai solo, e a quanto la sua presenza mi sia stata di conforto dopo la morte degli orfanelli.

***

Ho finalmente deciso di uscire.

Sono insensato, lo so, ma voglio una volta per tutte lasciarmi il passato alle spalle.

Ho aspettato che il sole sorgesse per iniziare la mia perlustrazione: sono un folle ad uscire con questo freddo e nelle mie condizioni, ma sono al tempo stesso più ostinato che mai.

Cammino rasente i muri, osservando tutto ciò che mi circonda.

Ti ricordi, Uri, quando Anja ha sostituito la figura di una mamma per confortare Amos?, mi chiedo.

È una catarsi, quella a cui voglio dedicarmi, un viaggio di purificazione per lavare via ogni negatività, ogni senso di colpa e ogni eresia.

Se sono ancora qui ci sarà un motivo: forse Dio, in fondo in fondo, vuole che io continui a farmi sentire.

Guardatemi, marionette, non mi avete fatto niente! Sono ancora qui, dopo bombardamenti, tradimenti e fughe perigliose!

Sorrido al pensiero mentre il bosco si erge davanti a me.

Ora, in questa discesa negli inferi, io sono quel ragazzino dello scorso anno che correva per difendersi dai colpi di arma da fuoco dei soldati.

Ora sono quel ragazzo intransigente che si sentiva tradito nel profondo e non osava uscire allo scoperto.

Ora sono quel ragazzo che non sapeva cosa fossero l'amore e il pessimismo, ma anche la solidarietà e la fratellanza.

Mi ritrovo di fronte un cumulo di macerie dopo la mia consueta mezz'ora di corsa.

Osservo cosa resta del rifugio, di quel luogo sicuro dove ho imparato a credere in me stesso, nelle mie potenzialità e nel potere curativo dell'amicizia.

Davanti ai miei occhi il rifugio riprende vita e colore, e ora io sono solo il buon vecchio Saul che tentava di integrarsi in una comunità che già sentiva sua.

Davanti ai miei occhi, Orly corre con le treccine al vento.

«Saul, vuoi giocare a palla con me?» mi chiede, e io la osservo con un sorriso triste, mentre una lacrima scorre sul mio viso.

«Saul, mi aiuti a preparare la tavola?» mi chiede Ruth.

C'è anche Sheina, che ora non è più triste e sola, ma è circondata dalle sue amiche più care.

«Eccolo, il mio vecchio amico. Un altro giro di perlustrazione nel bosco?» mi chiede Aaron, e io annuisco debolmente.

Alexander mi guarda di sottecchi, con un'espressione seccata ma comprensiva.

Alzo una mano per salutarlo, ma lui si limita a farmi un cenno con il viso.

Quasi sussulto, continuando a fantasticare, quando mi pare di percepire la voce di Shimon.

«Novità su Sarah?» mi chiede, e quasi sono tentato a voltarmi e rispondergli.

Me lo figuro alle mie spalle, con le gambe esattamente come dovrebbero essere, un'espressione furba e le mani sui fianchi.

«Sarai sempre nei nostri cuori, Shimon, ma ora devo lasciarti andare. Tu non sei qui, e tutto questo non è reale. Lascio qui, dove i nostri giorni più belli si sono concentrati, la nostra stella di David in segno di ricordo. Ho tenuto la tua giacca dopo i nostri piccoli viaggi in città, e ne ho preso lo stemma, così da avere sempre qualcosa di tuo nella mia vita. Ti vogliamo bene, Shimon» gli dico flebilmente.

Lui mi guarda, annuisce con un sorriso fiero, si volta e svanisce nel bosco, dove il vento sospira di gioia e malinconia.

Ora, finalmente, posso tornare a casa.

***

«Uri, dove sei stato?» mi chiede Malka, aspettandomi davanti all'uscio con fare di rimprovero.

Sembra che abbia passato l'intera mattinata ad attendermi in questa posizione, tanto che la cosa mi suscita una risata.

Mi guarda come se fossi un pazzo, mentre Sarah tenta di non dare importanza alle mie stravaganze, assicurandosi che Amos non faccia cadere Michael.

La verità è che ora finalmente, dopo tanto tempo, sento il cuore più leggero.

Spero che Anja arrivi a farci visita, o impazzirò: voglio dirle che mi dispiace e che mi fido di lei, perché un giorno trascorso in sua assenza equivale a una settimana di pioggia concentrata in ventiquattro ore.

La mia risata viene interrotta da un rumore sordo alla porta.

Non faccio in tempo a pensare che possa essere lei che il rumore si fa più pesante e prepotente, ed è seguito da imprecazioni in tedesco.

Mi basta un secondo per realizzare: Dio ha deciso che anche io debba affrontare i miei demoni e soffrire come un comune ebreo.

Fine seconda parte

In mezzo al sospiro del ventoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang