UNA PISTA.

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Derek si passò una mano nel ciuffo biondo.
"Non parlo se non c'è un avvocato."
Sorrido.
"Ti senti in qualche modo colpevole? Voglio solo farti un paio di domande."
Rispondo.
"Sono solo una pedina, io non..."
Lo interrompo.
Stava usando un tono un po' troppo alto.
"Meglio se andiamo in un posto meno affollato."
Lui annuisce rapidamente.
Pago il conto e ci dirigiamo fuori dal centro, decisi di andare in una strada vicino all'Hotel in cui alloggio.
È desolato qui.
Eravamo in una strettoia creata da due palazzi mal messi, se avessi urlato, probabilmente qualcuno mi avrebbe sentita.
"Una pedina di chi?"
Dissi con torno fermo.
"Come di chi?"
Chiede, come se la risposta fosse evidente.
"Una pedina di Marco."
Sgranai gli occhi.
"Ma cosa dici?"
Chiesi stupita.
"Sapeva che c'era qualcosa che non andava, io dovevo essere lì, in quel momento, in quell'istante. Dovevo esserci io, al posto di quella ragazza."
Appoggiai la schiena al muro.
Mi sentivo troppo peso addosso.
Chi stavo aiutando?
"Dovevi morire tu?"
Chiesi.
"No, Marco non pensava avrebbero ucciso qualcuno. Sapeva che però qualcosa non andava. Non so cosa sia successo a quella ragazza."
Derek, all'impatto sembrava un duro, invece era solo un ragazzo spaventato.
"Hai visto qualcuno?"
Annuii.
"Sono stato io a scassinare la serratura, la chiave della ragazza era falsa, lei è una di quelli che voglio mettere Marco fuori gioco, non è una sua fan."
Come poteva saperlo?
"Il mio compito era di aspettare Marco nella sua stanza per assicurargli che nessuno avrebbe provato a fare niente, così scassinai la serratura ma, appena entrato, sentii due voci, arrivare dal bagno, non ricordo esattamente cosa dicevano ma, la ragazza doveva morire, e lei era pronta a farlo, per far sì che Marco venisse arrestato."
Incrociai le braccia.
Sembra tutto così assurdo.
"Sono caduto mentre cercavo di tornare in camera mia, l'ascensore è troppo lenta, ero spaventato."
"Perché non hai rilasciato testimonianze?"
Chiesi.
"Marco fa parte della mia stessa famiglia, facciamo parte dell'Order."
Scoppiai a ridere.
"Ma che dici? Marco Mengoni, sarebbe una spia infiltrata, per scovare i delinquenti più audaci?"
Ricordo me lo avesse detto ma, era così assurdo da credere.
"Non posso testimoniare, devi trovare una soluzione."
Certo, come se fosse facile.
"Stavate pianificando di infiltrarvi in qualche banda, o mafia, chi è che ce l'ha con voi?"
Lui abbassa lo sguardo.
"L'Onda, spacciatori, convincono dei ragazzetti a giocare d'azzardo. Droga, armi..."
"Eri con una prostituta minorenne."
Lui sorride.
"Fa perte dell'Order, dovevamo entrare nella stanza di Marco."
Merda.
"Sai qualche nome, dei componenti dell'Onda?"
Chiedo.
"No, ma so che un certo Charlie e una certa Ruby, sono andati a Milano."
Charlie?! Il protettore di Marco?!
Impostore.
"D'accordo, so chi cercare. Non devi dire niente di questa conversazione; nemmeno alla tua cerchia di eroi."
Dissi ironizzando.
Lui annuì.
Ci salutammo, dopo di che; prendemmo direzioni opposte.

Tornai in Hotel e chiamai il numero privato del carcere.
"Salve, sono Summer, devo parlare con il Signor Mengoni."
Dissi.
"Lo passo in linea.
Chiama il ragazzo!"
Sento urlare.
Qualche secondo dopo, sentii la sua voce, e percepii un sollievo al cuore, nel sentirlo stare bene. Per quanto potesse.
"Ci ascoltano."
Dice.
"Pensavo di andare al mare per qualche giorno, e volevo avvisarti che non ci saremmo incontrati, ma, ho sentito in TV che il posto in cui avevo prenotato l'hotel, ha l'acqua che è uno schifo, poi, troppo vento e quindi, troppe Onde."
Dissi, cercando di sottolineare la parola finale.
Dovevo fargli sapere in qualche modo che, io ero a conoscenza dell'Onda e dell'Order.
"Così volevo avvisarti che tornerò domani, e passerò per la solita interrogazione, fin che non cedi a dire la verità."
Concludo.
"Summer non..."
Agganciai.
Stava per rimproverami lo so, e non è una cosa che vorrei ascoltassero.
Devo parlare con Charlie.
Richiamai.
"Mi scusi, per caso ha il numero del protettore del signor Mengoni? Ho bisogno di confrontarmi con lui su quello che ho scoperto."
Sento l'uomo sbuffare.
"Ha lasciato un biglietto da visita. Ti detto il numero."
Lo scrissi su un foglio, e appena attaccai, digitai i numeri sul telefono.

[...]

"Si?"
Posso farcela.
"Charlie?"
Chiedo.
"Sono io, chi parla?"
Sorrisi.
"Sono summer, ho bisogno di incontrarla, quando è libero?"
Fece una pausa di qualche secondo.
"Al momento mi trovo a Torino."
Beccato.
"Non dovrebbe essere a Milano? Pronto a qualsiasi esigenza del sospettato?"
Chiesi.
"Ha ragione, ma vede, mia madre è malata e sono passato a trovarla, tra una settimana tornerò a Milano."
"Mi spiace che lei si sia trovato nelle condizioni di giustificarsi, la mia era solo una puntualizzazione, ma per sua fortuna, io mi trovo a Torino in questo momento, a che ora possiamo vederci?"
Pausa, di nuovo.
"Mi dia l'indirizzo in cui alloggia, verrò a prenderla io alle 19.30."
Una cena?
"A quell'ora io..."
Mi interruppe: "Meglio parlare davanti un piatto di cibo e un bicchiere di vino."
Sorrisi.
"Va bene; mando l'indirizzo a questo numero."
"Perfetto, a stasera."
Agganciai.

Non avevo programmato una cena elegante per questi giorni a Torino, così misi un jeans nero e una camicetta sbracciata bianca, quasi trasparente.
Rimasi con i capelli sciolti e misi un filo di rossetto rosso.
Dovevo usare tutte le carte in gioco.
Vidi una macchina nera arrivare, puntuale, 19.30 spaccate.
"Bella macchina."
Gli dissi appena salii.
"Possiamo darci del tu?"
Chiese lui.
"Certo, Charlie."
Questa sera, sarò un attrice.
In questo momento gli tirerei un pugno in faccia, con qualche frase ironica per concludere la serata ma, non posso, devo essere donna, ora.
"Andremo in un ristorante che conosco perfettamente, i piatti sono sublimi."
Sublimi? Ma come parla?
"D'accordo caro."
Lui mi lanciò un'occhiata fugace.
Forse ho esagerato.
"Volevo dire... Charlie."
Lui scoppiò in una sonora risata.
"Summer ma che ti prende? Sei la ragazza che ha fermato un interrogazione, per togliere le manette ad un sospettato di omicidio, cosa ti è successo!?"
Merda.
Sapevo di non essere una ragazza da Hollywood, ma almeno un'attrice da recita scolastica si.
"Volevo essere elegante."
Lui mi sfiorò la guancia con le dita fredde.
"Non c'è bisogno, sei già elegante nel tuo essere spontanea."
Arrossii.
Ma che dice?!
Sta cercando di comprarmi?
"Siamo arrivati."
COSA?!
Spero paghi lui il conto.
Il ristorante aveva una fontana, fuori dalla porta.
Roba da matrimoni ricchi.
"Qui? Sicuro?"
Lui sorrise e parcheggiò la macchina.
Scese prima di me e corse ad aprirmi la portiera.
Mi stupisce che qui non ci sia il parcheggiatore.
"Grazie."
Dopo aver fatto alcune scale in pietra, entrammo, e dei signori vestiti di bianco ci aprirono le porte.
Subito una donna ci fece accomodare a un tavolo in fondo alla sala.
Era tutto, davvero TUTTO, bianco, le luci erano soffuse per creare atmosfera con le candele.
Era così silenzioso, sembrava che tutti stessero parlando sottovoce.
Ci accomodammo uno di fronte all altro.
Inizia l'operazione: cosa cazzo é successo ?!

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora