COLPO DI SCENA.

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Appena varcai la porta di casa mia, arrivo l'email con l'indirizzo.
Aveva detto che dovevo fare come se lui non ci fosse stato.
Quindi guidare fino a quel posto con i ragazzi i macchina, e lui sarebbe sceso solo per 'sorvegliarmi e proteggermi', ma che avrei dovuto parlare io se fosse stato necessario.
Lui non avrebbe proferito parola.

[...]

Guardai l'ora: 00.00.
Appena uscii di casa, vidi Charlie con i tre ragazzi ad aspettarmi, non mi salutò e salimmo nella mia macchina.
Uno di loro sembrava addirittura un ragazzino di 14 anni, si somigliavano molto tra loro, fratelli, suppongo.
Mentre guidavo verso l'indirizzo che mi era stato dato, mi chiedevo quale tipo di disperazione li avessi indotti a fare questo.
Cosa stavano passando, come facevano a studiare con tutti questi casini.
Meno sapevo, meglio era.
Non chiesi nemmeno i loro nomi, e non parlai, ero distaccata e neutrale come mi aveva consigliato di fare Charlie.
"Non ti ho mai vista, sei nuova?"
Chiese il più piccolo dal sedile posteriore.
"Non ha importanza."
Risposi io, mentre cercavo in Charlie qualche tipo di approvazione per aver risposto così.
"Io sono Andrea."
Disse guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Tutti e tre i ragazzi avevano gli occhi azzurri, ma sembravano così spenti.
Gli altri due erano seri, pensierosi, persi.
"Smettila di parlare Andrea."
Disse, quello immagino fosse il maggiore dei tre.
Stavo portando questi ragazzi a commettere un'azione illegale.
La mia coscienza non sarebbe più stata pulita.
Io non sarei più stata me stessa.
Parcheggiai la macchina, era un piazzale completamente isolato e circondato da tante case, per arrivarci dovetti passare da una strettoia e per un attimo temei di non riuscirci.
"Scendiamo."
Dissi.
"Summer aspetta."
Mi fermò Charlie prendendomi per il braccio.
"È meglio se porti questa con te, non si sa mai. Non penso tu la debba usare, abbiamo già contrattato con loro ma, voglio che tu sia protetta in caso io non facessi in tempo a scendere dall'auto."
Allungò una pistola verso di me.
Nell'accademia in cui andavo, avevo già provato a sparare con una di queste, era un'arma da difesa, che in alcuni posti era anche legale, ma non avrei mai premuto quel grilletto, la accettai, solo perché se in caso fosse servita, l'avrei usata per spaventarli.
C'era solo un'altra macchina lì con noi.
Lo guardai negli occhi con la speranza che cambiasse idea, lo pregavo e urlavo con essi. Ma lui, mi fece cenno di uscire.

Vidi scendere due uomini robusti e ricoperti di barba, con una borsa sportiva stretta alla mano.
I ragazzi avevano uno zaino con sè.
Quando i due uomini si misero di fronte a noi, i fari della loro auto si accesero.
Pensavo fosse la procedura ma, notai confusione nei loro sguardi, quando si girarono.
Poi si spensero e la portiera si aprì.
"Summer?"
Marda.
"Marco?"
No, Summer, reggi la tensione, non sai cosa potrebbe farti fare peggiore di questo. Devi superare la prova.
Avevo detto a Charlie che Marco non si sarebbe più intromesso nei loro affari. Ma lui era lì, come infiltrato, ancora contro l'Onda.
Charlie non scese dall'auto, sapeva che ci sarebbe stato lui?!
Certo, era proprio questo che voleva.
Vidi Marco venire nella mia direzione.
Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che mi dispiaceva per come lo avevo trattato quel giorno, dirgli che ci sarei stata per lui.
Invece, alzai l'arma e gliela puntai contro.
"Fermo."
Dissi.
Non avevo certo intenzione di sparargli.
Non lo avrei fatto nemmeno sotto tortura.
Ma dovevo superare la prova, dovevo far vedere a Charlie che di me, poteva fidarsi.
"Ma che fai?"
Disse lui alzando le mani a mezz'aria.
I due uomini tirarono fuori le pistole.
Cazzo.
Sentii le gambe tremare, le mani sudavano e per qualche strano motivo, avevo voglia di piangere.
"Mettetele giù!"
Disse Marco.
Lui era il capo?
Ma loro abbassarono solo la mira, mentre le tenevano ancora impugnate, pronti a sparare se fosse stato necessario.
Marco lanciò un'occhiata in auto, nella mia, e vide Charlie che sorrideva beffardo.
"È questo che hai fatto per farmi uscire?"
Chiese.
Io non risposi. Continuavo a tenere la mira su di lui.
"Non avevi trovato prove, così hai chiesto a loro, a l'Onda di aiutarti?"
Chiese mentre faceva due passi verso di me.
"Hai scambiato la mia libertà con la tua?"
Si, lo avevo fatto.
Altri due passi.
Era così vicino.
"Summer guardami."
Disse, mi accorsi che il mio sguardo si era perso nel vuoto.
Il suo petto era appoggiato alla canna della mia pistola.
Sapeva che non avrei sparato.
Nonostante la tensione, lui lo sapeva.
Io premetti l'arma contro di lui, per sembrare determinata a superare la prova.
Lo guardai negli occhi.
Lui era lì, stava bene, avrei voluto chiedergli tante cose.
Avrei voluto stringerlo, avrei voluto ringraziarlo.
'Grazie Marco, per esserti preoccupato per me, nessuno lo aveva mai fatto.'
Era così dispiaciuto, ed era tutta colpa mia.
Cos'altro potevo fare?
Era così strano vederlo lì, con il controllo.
Lui era solo un cantante dannazione, dov'era finito quel Marco?
Nessuno ci avrebbe mai creduto.
Io non lo avrei fatto.
Marco Mengoni è una specie di spia sotto copertura, che cerca di aiutare la giustizia, sa maneggiare un'arma e tenere una situazione difficile sotto controllo.
Non esiste.
"Dategli i soldi, e ce ne andremo, come era stato deciso."
Dissi, mentre guardavo Marco.
"Vieni con me."
Disse.
"No, dateci i soldi."
Lui abbassò lo sguardo.
"Ti prometto che non ti fará del male nessuno, ma vieni con me."
Ripeté.
"No!"
Dissi quasi urlando.
Marco abbassò le braccia e fece cenno ai due uomini di lasciare giù la borsa, e io feci lo stesso con i tre fratelli, che fecero cadere lo zaino al suolo.
È ufficiale.
Sono un criminale.
Non riuscivo ancora a vedere Marco, come qualcosa diverso dal famoso cantante.
Per me era una persona indifesa da proteggere, il mio lavoro mi ha infettato la testa, con pensieri che, ogni civile, è da proteggere, come potevo puntargli contro una pistola?!
Sentii la portiera aprirsi, e sentii dietro di me i passi di Charlie avvicinarsi.
"Marco, ci rivediamo."
Non potevo vederlo, ma sentivo che era molto vicino a me.
"Charlie. Sapevo che c'entravi tu in questa storia. Perché mi hai fatto uscire?"
Chiese.
"Tu, hai messo dentro il mio unico fratello, l'Onda diceva 'lo rinchiuderemo', ma a me non basta. Questa è la mia vendetta. Ora lei fa parte della mia organizzazione, ha barattato la tua libertà con la sua."
Vidi i pugni di Marco stringersi.
"Riuscirò a tirarla fuori, non temere."
Sentii Charlie ridere.
"Se glielo ordinassi, lei ti sparerebbe?"
Chiese.
Lo sguardo di Marco si posó subito sul mio.
"No, lei non e come te."
Charlie si mise accanto a me, e io riuscii a intravedere la sua figura.
Sgranai gli occhi quando vidi che aveva una pistola in mano.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now