LA FUGA.

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Marco non mi aveva abbandonata, volevano solo mettermi in una condizione di fragilità emotiva per farmi cedere.
Ora però provo solo rabbia.
"Come farai a farci uscire?"
Appena terminata la domanda, lui abbassa lo sguardo.
"Farò uscire solo te, Summer."
Rimasi imbambolata a fissarlo, come se mi avesse appena dato notizia più brutta del mondo.
"Non preoccuparti, andrà bene, appena sarai fuori di qui, devi andare all'Hotel dove alloggiavi, chiedi di Otis, fa parte dell'Order, tirerà fuori Marco. Io da solo non posso farlo, e qui ci sono le linee isolate. Marco è riuscito a mandare un SOS prima di arrivare qui."
Non posso andarmene, non posso senza Marco.
"Come fai a sapere che Otis ci sarà?"
Chiesi preoccupata.
"Ci aiutiamo fra di noi, Marco ha dato queste indicazioni a Otis, lo troverai."
Disse per rassicurarmi.
"Si ma..."
Lui mi interrompe accovacciandosi davanti a me.
"Hai resistito a tutto Summer, puoi farcela."
Sentii una lacrima bagnarmi il viso ancora dolorante.
"Gli faranno del male non appena si accorgeranno che sono scappata, incolperanno lui cercando di estorcergli informazioni."
Dico tutto d'un fiato.
"Non fin che sono qui, non lo permetterò, te lo prometto."
Dice quasi sussurrando.
"Che stai facendo?"
Chiede con tono accusatorio Clay spalancando la porta.
"È calda, dove sono queste medicine?"
"Prendi!"
Dice Clay lanciandole verso di lui.
Le appoggia accanto a me, indicandomi le pillole antidolorifiche.
"Prendi queste, se ne hai bisogno."
Dice prima di alzarsi in piedi.
Non potevamo più parlare, Clay stava aspettando che Klaus uscisse.
"Non pensare di essere libera principessa, domani ricominciamo."
Mi ringhia.

[...]

Passai tutto il giorno al caldo sotto quelle coperte, puzzavano e avevo il perenne odore di sangue sotto il naso ma, era meglio che essere morta.
Preso gli antidolorifici verso sera, quando era appena calato il sole, mentre il disinfettante lo avevo usato subito, cambiando anche benda.
Sembrava rimarginarsi senza bisogno di punti, aveva smesso di sanguinare. Di certo sarebbe rimasta una cicatrice.
Le pillole fecero il loro effetto, e mentre pensavo a come scappare da qui, mi addormentai, con Marco sempre nei pensieri.
Era così vicino, eppure non potevo vederlo.
Avrei voluto dirgli che sarebbe andato tutto bene...
Chissà come ha reagito alla notizia della morte di Derek...

Appena riaprii gli occhi, li dovetti richiudere subito per la fastidiosa luce del mattino.
Sentii bussare alla porta.
Cosa dovrei dire? 'Avanti'?
"Sono sveglia!"
Urlai.
Ma nessuno rispose.
Ancora stanca mi alzai, un po' sollevata nell'accorgermi di non sentire più dolore al viso.
Ero ancora sotto effetto.
Mi avvicinai alla porta e la aprii.
Non c'è nessuno.
"Sto diventando pazza."
Dissi tra me e me.
Ma appena mi voltai, con la porta ancora aperta, sentii la voce di Marco.
"Summer."
Era così vicina che mi voltai di scatto per lo spavento.
Lui era lì in piedi che si premeva lo stomaco con le mani.
"Marco!"
Dissi abbracciandolo.
Era lì, eravamo insieme.
Piansi nel risentire il suo profumo e nel sentire la pelle a contatto con la mia.
Lui non ricambiò il mio abbraccio e quando mi staccai, notai la mia felpa piena di sangue.
D'istinto feci arrivare l'occhio dove si stava premendo con le mani.
Era ferito.
Lo guardai negli occhi, che si riversarono all'indietro, e chiudendo le palpebre cadde atterra.
Mi fiondai subito vicino a lui, e appoggiai due dita sul polso pieno di sangue.
Non c'era battito.
Sentii il cuore accelerare in modo preoccupante.
Gli occhi si riempirono di lacrime.
Le mie mani erano piene del suo sangue.
Lo presi per le spalle e iniziai a muoverlo urlando il suo nome più forte che potevo, come se così potessi svegliarlo e ripristinare tutto.
Non poteva morire, con lui se ne andava una parte di me, non mi sarei più sentita la stessa.
Non poteva farmi questo.

"Summer!"
Presi un grosso respiro e finalmente aprii gli occhi.
Ero sudata e avevo il fiato corto.
È ancora notte.
"Sono di guardia e ti ho sentita urlare, tutto bene?"
Chiede Klaus.
"Solo un'incubo."
Devo aver esagerato con le pillole.
Lui incrociò le braccia.
"È ora di andare, alzati."
Disse bisbigliando.
Era il momento di uscire.
Andarmene da questo posto infernale.
Sentivo un peso sul petto, causato dall'ansia.
Non potevo fallire; sarebbe costata la vita a qualcuno... A Marco.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now