QUELLO CHE NON DICI MAI.

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Mi sembrava irreale questa situazione.
La mattina ero in prigione ad interrogare il ragazzo dell donna che ho ucciso, e alla sera ero con LUI.
"Di cosa devi parlare a Derek?"
Chiesi.
"Di niente in realtà, ma gli devo dei soldi per avermi coperto, non ho avuto tempo, dato che poi mi hanno rinchiuso."
Tirai l'angolino del labbro al ricordo di quei giorni.
"Ci siamo."
Disse parcheggiando davanti ad un bar.

A passo deciso entrammo.
"Mi raccomando, non fiatare."
Mi disse prima di raggiungere Derek al tavolo.
"Marco, quanto tempo!"
Esclamò stringendogli la mano.
Io mi limitai ad alzare la mia a mezz'aria per salutarlo.
Ci sedemmo ed ordinammo una bevanda fredda.
"So che hai fatto la spia su Charlie."
Disse Marco alludendo al giorno che mi aveva parlato di loro.
"Mi dispiace, ma la ragazza era determinata ad aiutarti."
Confessò lui.
Alzai gli occhi.
Derek era solo terrorizzato, non lo aveva fatto di certo per tirarlo fuori di prigione.
Non ricordavo di aver spiegato a Marco come avevo saputo di Charlie, come sapeva che era stato lui a fare la spia?!
Glielo aveva confessato Derek?!
Nel dubbio non parlai.
Forse non era così importante.
Marco gli passò i soldi in una busta e poi uscimmo dal bar, ma prima che potessi chiedergli qualcosa, si avvicinarono due ragazze.
"Ciao Marco, scusa se ti disturbiamo ma..."
"Volete fare una foto? Giusto?"
Chiese Marco interrompendo la mora.
Lei arrossì.
Annuii dolcemente.
"Non disturbate affatto, venite qua."
Si misero una a destra e una a sinistra.
"Summer, fai tu?"
Chiese indicandomi il telefono.
Io imbarazzata lo presi dalle mani della ragazza e ne scattai due.
"Grazie Marco."
Dissero in coro.
"Grazie a voi."
Rispose il cantante sorridendo.
È vero, anche io seguivo Marco, ma non penso di averlo mai reputato il mio 'idolo', purtroppo per me, riuscivo a vederlo più come un membro dell'Order, che un famoso cantante.
"Sono carine le tue fan."
Dissi per la dolcezza con cui si erano avvicinate.
"Devo tutto a loro."
Rispose perdendosi tra qualche pensiero felice.
"Allora, adesso cosa facciamo?"
Chiesi guardando l'orologio.
"Adesso andiamo a pranzare."
Esordì mentre mi prese la mano.
"Non hai paura che qualcuno scatti foto?"
Chiesi.
"Non mi importa, ho sempre tenuto privato tutto ciò che mi riguardasse nell'intimo ma, voglio goderti fino in fondo."
Arrossii, proprio come la ragazza di prima.
In fondo non ero poi così diversa da loro.

[...]

Arrivammo in un ristorante, era molto semplice, niente di lussuoso.
Da soli scegliemmo il tavolo e aspettammo il cameriere per ordinare.
"Troppo banale?"
Chiese Marco preoccupato.
"Io amo le cose banali."
Era vero, ogni giorno vedevo persone sforzarsi di essere diverse da tutti, senza sapere che così erano esattamente uguali agli altri.
Ordinammo.
Mentre pensavo a quanto fossi felice in quel momento, Marco, allungò la mano sul tavolo, e io gliela strinsi.
"Mi sono appena accorto che sei tu il mio punto debole, e questa cosa mi spaventa."
Disse abbassando lo sguardo.
"Perché mai?"
Chiesi.
"Purtroppo Charlie è ancora un problema, e non voglio ti succeda niente, perché lui punterebbe a te per ferirmi."
Rabbrividii quanto mi resi conto che aveva ragione, anche se non fossi stata io il suo punto debole, sapeva che io e Marco eravamo legati da quella disavventura con Ruby, e lo saremmo stati sempre.
"Ma perché me lo stai dicendo proprio adesso?"
Chiesi.
Ne avremmo parlato sicuramente in un momento dove l'argomento si poteva approfondire.
Lui fece spallucce.
"Scusami."
Disse lasciando la mia mano.
"Vado a fare una telefonata."
Lo vidi avvicinarsi al cameriere davanti all'entrata, poi il ragazzo indicò verso i bagni.
Appoggiai il gomito sul tavolo tenendomi la testa con la mano.
Ero stanca di pensare alle organizzazioni, stanca di essere triste quando ero in un momento di sola felicità.
"Ecco qui."
Disse il ragazzo appoggiando i piatti sul tavolo.
Gli sorrisi per ringraziarlo.

Evan:
'Dove sei?"
'Sono a Torino, con il ragazzo di cui ti parlavo.'
'Mi raccomando, puoi farcela.'
Sorrisi.
'Ha detto che gli piaccio, ci stiamo prendendo una pausa, ma tranquillo, appena torno facciamo quella registrazione per il caso.'
'Grazie summer.'
Appoggiai il telefono sul tavolo.
'Ma quanto ci mette?'
Marco:
'Si raffredda la pasta!!'
Gli scrissi.
Ma il messaggio non gli arrivò, forse non ha internet.
Sentii l'ansia sfiorarmi tutto il corpo, ma la scacciai subito.
'Devi stare calma, è solo andato in bagno a telefonare, tornerà subito.'
Dissi a me stessa per tranquillizzarmi.
Era difficile non pensare al peggio, per noi la vita non era routine, c'era sempre qualche spiacevole sorpresa a sorprenderci.

"Vuole che gliela porti più tardi?"
Chiede il cameriere avvicinandosi.
"Si, per favore."
Lui prese i piatti e andò in cucina per tenerli caldi.
Mentre il mio sguardo era fisso davanti a me, dove Marco era seduto qualche minuto fa.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now