IL RITORNO.

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L'oscurità che c'era nella stanza quando mi sono addormentata, era stata sostituita dai raggi del sole che filtravano dalle tende azzurre della mia camera.
Con gli occhi ancora pieni di sonno, cercai di mettere a fuoco la vista.
Quando ci si è appena svegliati, non si pensa a niente, vuoto totale ma prima ancora di rendersene conto, ecco che tutti i pensieri ci corrono dentro la testa.
Vi è mai capitato, che nonostante tutto, appena svegli, vi venisse in mente qualcuno?!
Una persona a cui dovete fare una chiamata, o di cui sperate di riceverne il messaggio.
A me mai, ma quella mattina, d'istinto, guardai Marco, ancora dormiente, sulla poltrona davanti al letto.
Avevo voglia di sorridere, ma non ci riuscii, mi sentivo in colpa solo a provare anche solo per un secondo, un briciolo di felicità o pace.
Se ci fosse stato qualcun altro al posto di Marco, mi sarei lasciata andare così?!
Non volevo svegliarlo... Se ne sarebbe andato, sarebbe tornato alla sua vita da "cantante famoso", sarei rimasta sola.
Guardi l'ora: 07.00.
Ho dormito solo 3 ore?
Eppure mi sentivo riposata.
Era ancora presto per svegliarlo.
Mi alzai e silenziosamente chiusi le persiane della finestra, in modo da rendere la luce del sole meno fastidiosa, la stanza era tornata ad essere buia, ma non come la notte. Era come se fosse sbiadita.
Riuscivo ancora a vedere dove mettevo i piedi.
Presi una coperta dal mobile e gliela misi sopra.
Forse aveva freddo... E se invece stesse sudando per il caldo?
Gli coprii solo dalla vita in giù.
'Sempre la solita paranoica.'
Era rilassante vederlo dormire, svuotato dai brutti pensieri. Forse lui era abituato a vedere gente ferirsi, o peggio, ieri notte, aveva mantenuto la calma, anche lui era spaventato quanto me?
Forse era troppo occupato a prendersi cura del mio umore, e non ha pensato al suo...
Perfetto, ora ho anche i sensi di colpa.
L'ho fatto dormire su una poltrona, solo perché avevo paura di dormire.
Che stupida.
Spero stia sognando qualcosa di bello.
Misi le pantofole ed uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle.
Nutrii Lincon e poi, andai a fare la doccia.
L'acqua calda mi scivola addosso, e in quel momento, con sè portava via anche i brutti pensieri.

[...]

Avevo i capelli avvolti in un'asciugamano e un'accappatoio bianco con delle pantofole rosa. Ecco come mi avrebbe vista Marco.
"Buongiorno..."
Disse, calando la tonalità mentre si rendeva conto che ero praticamente nuda.
"Mi dispiace stavo facendo il caffè e..."
Si bloccò.
Il barattolo del caffè lo lasciavo sempre sulla mensola della cucina vicino alla moka, quindi non era stato difficile trovare le cose per farlo.
Cercai di coprirmi il più possibile con l'accappatoio.
"Meglio se ora..."
Dico indicando la camera.
Era davvero imbarazzato. Nemmeno riusciva a guardarmi.
A passo svelto entrai nella mia stanza.
Presi una tuta e una maglietta nera.
Non avevo assolutamente voglia di infilarmi dei jeans.
"Quindi hai deciso di fare il caffè?"
Chiesi sedendomi al tavolo, con ancora l'asciugamano in testa.
"Scusa se mi sono permesso, volevo solo farci la colazione."
Sorrisi.
"Dovresti venire tutte le mattine a farmi il caffè, io non ne ho mai voglia."
Lui si mise una mano dietro la nuca, imbarazzato.
"Grazie per la coperta."
Diventai subito paonazza.
Perché ha dovuto evidenziare il mio gesto in quel modo. Chiunque lo avrebbe fatto, no?!
"Grazie a te, per essere rimasto."
Mi sorrise.
"Quando darai la meravigliosa notizia ai tuoi fan?"
Chiesi stringendo la tazza di caffè tra le mani.
Sarebbe stato bello, svegliarsi tutte le mattine con questo profumo. Penso che da oggi assocerò il profumo del caffè caldo, a lui.
"Stasera, la mia manager ha chiesto se era possibile partecipare come ospite ad un programma della Rai."
Sapevo benissimo di quale programma si trattasse.
"Che tempo che fa?"
Chiesi.
Lui annuii sorridendo.
Già li immagino, i suoi fan, seduti sui divani a guardare il programma o a girare sui social, e increduli lo vedranno, e subito spargeranno la voce, e lui tornerà ad essere amato.
Ma io, io avevo solo voglia di piangere, per quanto in realtà, fossi felice per lui.
"Anche io ho paura."
Disse lui, facendomi notare che mi ero persa nei miei incubi.
"Charlie saprà che tornerò sul palco. Ho paura di quello che potrebbe fare."
Ora toccava a me, aiutarlo.
"Privarci dei nostri sogni, sarebbe come farlo vincere. Non smetterò di seguire il mio sogno, e non devi farlo nemmeno tu."
Dissi mentre sorseggiava il caffè.
"Noi ci vedremo, giusto?"
Chiesi.
Lui sorrise addolcito.
"Avrò molto lavoro, però troverò del tempo, non preoccuparti."
Abbassai lo sguardo.
"Non hai nessuno con cui parlare?"
Chiese.
"Diciamo che non ho mai avuto amiche, se non mia madre."
Io non mi legavo mai a nessuno, nessuno si legava mai a me, ma grazie a quella solitudine sono riuscita a concentrarmi sugli studi.
"Hai avuto paura, ieri?"
Chiesi.
"Si. Molta."
Rispose.
"Perché non me lo hai detto?"
Fece spallucce.
"Perché tu ne avevi più di me, e dovevo aiutarti."
Sorrisi.
"Si, è quello che fai per tutti, dato che sei nell'Order."
Feci notare.
"Non l'ho fatto solo per quello Summer. Mi hai tirato fuori da lì. È il tuo lavoro no?"
Disse.
"Ma ora siamo, amici, giusto?"
Chiesi.
"Si, siamo amici."
Non avevo mai avuto un amico su cui contare.
"Ora meglio se vado."
No, ti prego no.
"Ti porto io."
Esclamai.
"Posso anche prendere un tram, non preoccuparti."
No.
"Insisto."
Lui sarebbe uscito da quella porta, e io sarei rimasta chiusa qui, nel silenzio.
Non avevo intenzione di abbandonare il mio lavoro, di abbandonare Marco, e di abbandonare me nella disperazione.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Onde as histórias ganham vida. Descobre agora