IL PIANO.

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Mi alzai lentamente da terra, mi sentivo intontita e non avevo la forza per fare sforzi.
"Prendi queste e sali in auto."
Dice Klaus dandomi delle chiavi.
"Esci da quel portone, non fa rumore quindi non si sveglieranno tranquilla, è una jeep grigia quella su cui devi salire."
"Sentiranno il motore."
Lui sorrise...
"Entrerò a dire che ho sentito dei rumori, fra gli alberi, che andrò a controllare in auto. La strada è una, non puoi sbagliarti, metti questa via sul navigatore dell'auto per arrivare all'Hotel."
Mi ordina dandomi un foglietto.
"Quando mi vedrai uscire dalla porta, accendi il motore, così penseranno sia io."
Pensavo che avrei avuto paura, dei ripensamenti dato il grande rischio ma, non vedevo l'ora di uscire da lì e trovare Otis.
Il mio corpo era una scarica di adrenalina, era la rabbia rendermi così?
No era la paura.
Sorrisi a Klaus con la speranza di vederlo vivo al mio ritorno.
La porta per uscire era vicina a quei bastardi, avrei potuto tagliare la gola a tutti, mentre dormivano beati.
Diedi l'ultima occhiata a Klaus prima di uscire, mimando un 'grazie' con le labbra, e lui rispose con un sorriso.
Chiusi lentamente la porta.
Con gli occhi cercai subito la jeep che mi aveva detto, non c'era luce, se non quella lunare, che bastò a farmi trovare l'auto, grazie alla verniciatura chiara.
Aprii e salì, allacciando subito la cintura.
Avevo la chiave già inserita e aspettavo il segnale per girarla.
Furono due minuti interminabili.
Appena lo vidi spuntare, alzò la mano agitandola in aria per dirmi di partire.
Volevo piangere, ma non era il momento di crollare.
Girai la chiave e accesi il motore.
Imboccai l'unica stradina che c'era.
Mentre mi allontanavo e cercavo di realizzare che ero finalmente libera, continuavo a guardare dallo specchietto, se qualcuno mi stesse seguendo, tremavo e rimanere concentrati non era semplice.
'Non preoccuparti Marco, torno a prenderti.'

[...]

Quando arrivai in città, misi il navigatore, che mi portò subito all'Hotel.
"Summer?"
Chiese il ragazzo sul ciglio della strada, vedendomi accostare davanti all'entrata.
"Otis?"
Chiesi dopo aver abbassato il finestrino.
Lui sorrise.
"Non possiamo andare stanotte."
Dice.
"C-come? No dobbiamo andare immediatamente, potrebbero scoprire Klaus, torturare Marco solo perché sono scappata."
Lui si avvicina al finestrino appoggiando una mano sull'auto.
Stringe il codino con cui aveva legato i capelli biondi, e con gli occhi di ghiaccio, mi fissava, e prima che potessi dire qualcosa lui mi rispose dicendo "Klaus a quest'ora sarà già morto."
Sentii l'adrenalina consumarsi, i muscoli erano rigidi e avevo dolori ovunque.
"Ma che dici. Ci sta aspettando, dobbiamo andare subito!"
Lui abbassò gli occhi.
"Andrò senza di te. Dammi un arma, so come usarla."
Ma lui scosse il capo.
"Klaus ci aspetta, non capisci? Questo è il piano, non domani, ORA."
Dico scandendo le parole come se stessi parlando ad un bambino.
"Summer..."
"No, non m'interessa proprio un bel cazzo di niente di quello che stai per dire. Andiamo, adesso, sali in questa fottutissima auto."
Lui rimase in silenzio.
"D'accordo ci vado da sola. Levati dalle palle o ti metto sotto."
Dissi accendendo il motore.
"Va bene, d'accordo vengo con te, ma smettila di urlarmi contro."
Alzai gli occhi al cielo.
"Metti la cintura."
Gli ordinai.
'Klaus non è morto, sta bene e mi sta aspettando.'

[...]

"Leva questo schifo di musica."
Dissi a Otis che spense subito la radio.
"Non essere agitata."
Disse appoggiando la mano sulla mia gamba.
"Non toccarmi. Senti, ho qualche problema a gestire la rabbia in questo momento, smettila di infastidirmi!"
Gli dissi.
"Come vuoi."
"Ma quanti anni hai?"
Chiesi notando che aveva il viso molto meno maturo di Klaus e Marco.
"Ho 21'anni."
Sgranai gli occhi.
"Che cosa? Sto portando un ragazzo appena maggiorenne alla morte."
Lui scoppiò a ridere.
"Ne ho 24. Devo smetterla di farmi la barba."
"Ti sembra il momento di scherzare?"
Chiesi stupefatta da quel comportamento menefreghista.
"È così che nascondo la paura."
"Io ho bisogno che tu NON abbia paura."
Esordì.
"Per ora non ne ho molta."
Rispose lui.
"Non voglio parlare con te, mai più."
Ribatto arrendendomi al suo comportamento.
Vorrei tirargli un pugno in faccia.

[...]

Imboccammo la stradina sperduta nel bosco, mancavano pochi minuti ad arrivare, e io sentivo già le mani tremare.
Sarei stata all'altezza?
Sarei stata forte?
Devo salvare Marco ad ogni costo.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora