EMOZIONI

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Sentii il braccio strattonarmi.
Aprii gli occhi ancora pieni di sonno e vedi Marco, seduto sul mio letto, mentre cercava di svegliarmi.
"Ma che fai? Torna a dormire, non puoi andare via. Lasciami in pace ora."
Dissi girandomi su di un fianco cercando di riaddormentarmi.
"Summer..."
Disse lui con la voce strozzata.
Spalancai gli occhi.
Il suo tono era cambiato, percepivo un emozione.
È finito l'effetto?
Lentamente mi voltai.
Mi misi dritta con la schiena.
"Marco..."
Lo guardai negli occhi, era tornato in sé, completamente.
Gli strinsi le braccia intorno al collo, mentre ancora eravamo seduti sul letto.
Lui mi prese dai fianchi e mi trattenne vicino a lui, come se avessi potuto scappare.
"Mi dispiace, mi dispiace Summer."
Si ricordava?
"Marco, cosa ricordi?"
Gli chiesi, slegando il nostro abbraccio.
"Tutto."
Rispose lui a bassa voce.
"Samanta è morta per nulla. Ormai l'effetto è finito."
Dice lui.
"Si ma, il tuo corpo ci mette più tempo a smaltire una droga che viene iniettata."
Non conoscevo dov'era la posizione della sua organizzazione, non potevo portarlo lá, e lui non era nelle condizioni di indicarmelo.
"Dovresti andare alla tua organizzazione, e farti fare il prelievo, o tutto questo non sarà servito."
Lui abbassa lo sguardo.
"Ma voglio stare con te, dopo quello che..."
"No."
Risposi stringendo i pugni al ricordo di lui, che voltandomi le spalle esce dalla stanza.
"Io sto bene, so che non eri tu. Voglio che tu vada."
Lui alle mie parole mi guardò il petto, il collo, le braccia e il busto, fin dove arrivava il lenzuolo.
Mi ero appena ricordata di essere in intimo.
Sembrava mi stesse ispezionando.
"Che c'è?"
Chiesi mentre osservavo il suo sguardo preoccupato.
"È colpa mia."
Disse.
Io istintivamente mi guardai il corpo.
Rimasi pietrificata quando vidii delle specie di bruciature a chiazze.
La pelle si era come lacerata e riuscivo a vedere il sangue secco.
Come ho fatto non accorgermene?!
"Ti fanno male?"
Chiese lui.
Iniziai a piangere.
Non sentivo dolore, non all'esterno almeno.
Mi toccai il viso, per assicurarmi che li fosse tutto normale.
"Tranquilla, non hai nulla lì."
Dice passandomi una mano sulla guancia per asciugarmi le lacrime.
Mi venne in mente Samanta, che mi accarezzó il volto prima di liberare il suo ultimo respiro.
Così mi ritrassi, come se quel gesto mi avesse causato una ferita troppo dolorosa.
Marco percepii la mia reazione sbagliata, così spostò subito la mano.
"No, Marco, non è colpa tua."
Ci credevo davvero?
Forse una parte di me, odiava averlo così vicino.
Lui tolse le lenzuola dalle mie gambe, avevo due ustioni anche lì.
Una sul braccio, due sul ventre, e delle piccole chiazze di carne rossa  sul petto.
"Vado a comprarti la crema."
"No."
Risposi subito io.
"Devi andare da loro Marco."
Lui strinse i pugni.
"Ricordo che eri piena di sangue ieri notte."
Abbassai lo sguardo.
"Era il sangue di Samanta... È morta, tra le mie braccia."
Avrei voluto poter stringere la sua anima e non lasciarla uscire dal corpo, farla vivere, donarle tutto il fiato che avevo.
"Charlie ha detto che tu non mi avresti lasciato lì, nemmeno sotto l'effetto di quella sostanza."
Era vero.
"No, me ne sarei andata anche io perché non avrei potuto controllarmi."
Risposi.
No. Io sarei restata, e se non fossi tornata per salvarlo, sarei rimasta lì, a bruciare con lui.
Le fiamme non mi avevano toccata, probabilmente queste ustioni sono dovute al pavimento bollente su cui mi sono accasciata prima di perdere i sensi.
"Vieni con me, li ti cureranno, ci sono medici scienziati, non ti rimarrà nemmeno la cicatrice."
Invece sarebbero rimaste, per sempre.
"D'accordo, mi aiuti a vestirmi?"
Gli chiesi, quando mi accorsi che sentivo le ferite bruciare ad ogni movimento.

Appena mi alzai dal letto alla ricerca di qualche indumento, sentii il campanello suonare.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora