UNA PIACEVOLE CHIACCHERATA

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Raccomandai ad Evan di essere prudente nel caso fosse rimasto da solo.
Lo ringraziai e gli promisi che quella, non sarebbe stato l'ultimo nostro incontro.
Dovevo parlare con Rey, ma, la cosa che più mi premeva era informare Marco.
Rimasi qualche minuto a fissare il telefono prima di chiamarlo, non volevo farlo preoccupare o rovinargli la giornata.
Sono passati due giorni da quando ci siamo salutati in quel parcheggio, ma ancora non avevo ricevuto sue notizie.
Digitai il numero il giorno stesso che parlai con Evan, ma aspettai dopo cena per disturbarlo.
Rimasi in attesta per qualche secondo, poi, sentii la sua voce.
"Summer!"
Esclama attraverso il dispositivo.
"Marco, allora come te la passi?"
Chiesi.
"Sono stato un po' impegnato per riorganizzare le ultime due date del tour, però sto bene, scusami se non mi sono fatto sentire, spero ti sia arrivato il mio regalo."
Il biglietto per posta...
"Certo e mi ha fatto molto piacere, verrò sicuramente."
Rimasi in silenzio un paio di secondi, la decisione di dirgli quello che era successo ad Evan, non era facile.
Era piacevole sentirlo felice.
"Incubi? Ne hai ancora?"
Chiese interessato.
"Mi è capitato una volta di svegliarmi durante la notte ma, inizierò a farci l'abitudine."
Confessai.
"Domani mattina, andiamo a fare colazione?"
Mi chiede con un tono di voce imbarazzato.
"Si, certo."
Mi affrettai a rispondere.
"Passo a prenderti alle 09.00, non farmi aspettare!"
Mi raccomanda lui.
Sorrido.
"Sarò puntuale, promesso."
Ci salutammo e agganciai.
Non avevo ancora il coraggio di togliergli quella felicità, sostituendola con la preoccupazione.
Forse, quando avremmo fatto colazione, glielo avrei detto.

La finestra del mio appartamento, era affacciata su una delle strade trafficate di Milano.
Trovai conforto a guardare oltre quel vetro sporco, vedevo persone passeggiare, macchine passare e la luce dei lampioni illuminava la maggior parte degli angoli bui.
Ma proprio in quel momento, mi arrivò un messaggio, dalla persona che più mi ha ferita fino ad un anno fa.
'Vorrei vederti, sei libera?'
Leonardo.
Siamo stati insieme per quasi due anni ma, non è stato facile con lui.
Sentii un vuoto allo stomaco, quando il ricordo di lui con un altra donna riaffiorò nei miei pensieri.
'Cosa vuoi?'
Scrissi.
Rispose subito.
'Vorrei solo parlarti.'
Ero così curiosa...
'È passato un anno ormai, non penso ci sia qualcosa da dire.'
Invece io avevo molto da dire.
'Per favore Summer.'
Sbuffai, come se lui potesse sentirmi.
'D'accordo, ma non arrivare tardi.'
Mi inviò un emoji sorridente.
Deve essere importante, se pensa di contattare proprio me, dopo un anno.
Ma purtroppo, più speri di non parlare più con una persona, più le probabilità che succeda aumenta.

[...]

'Aprimi.'
Così feci.
'La porta è aperta.'
Sentivo il nervoso partire dalla pancia, e arrivare dritto alla testa.
Mi sudavano le mani.
Avrei voluto urlargli addosso.
Purtroppo il mio lavoro mi ha compromessa, e quando penso abbia bisogno di aiuto qualcuno, non riesco ad essere indifferente, anche se confesso, ero molto curiosa di rivederlo.
Lui entrò aprendo la porta davvero molto lentamente.
"Lincon!"
Esordisce, appena il gatto si struscia sulle gambe.
"Summer, ti trovo bene."
Disse mentre prendeva in braccio il mio gatto.
Leonardo era il ragazzo più acclamato quando lo conobbi, biondino, occhi verdi e una personalità intrigante. Purtroppo, aveva scelto me. Allora pensavo fosse una gran fortuna.
"Dimmi cosa vuoi e basta Leo."
Risposi.
"Posso?"
Chiese indicando la sedia di fronte a me.
Annuii lentamente.
Se mia madre sapesse...
"Posso chiederti come stai, o devo andare subito al punto?"
Chiese ironico.
"Sto bene."
Risposi con un sorriso sforzato.
"D'accordo, ho capito."
Si arrese, lui unendo le mani.
"Ti ho preso una cosa."
Continuò.
"Non mi importa. Leo, dimmi cosa vuoi, sto perdendo la pazienza."
Lui alzò le mani.
"Calmati, volevo solo vederti per parlare."
Alzai gli occhi al cielo.
Lui iniziò a frugare nella sua borsa da avvocato.
"Ecco."
Disse porgendomi dei cioccolatini.
Scoppiai a ridere e lui divenne subito cupo.
"Pensi davvero di potermi abbindolare così?"
Chiesi.
"Ma perché devi sempre pensare male?! Volevo solo farti un piccolo regalo."
Conobbi Leonardo in accademia, lui però se ne andò prima di completare l'anno, diceva che non era per lui, aveva iniziato a cambiare studi, diventando un'avvocato, decidemmo di fidanzarci solo dopo tre anni di amicizia. Non fu una buona idea. Nonostante avessimo piena complicità, mi mancava il mio amico, quasi sempre.
"Sospettare di qualsiasi cosa, è il mio lavoro no!?"
Dissi per sdrammatizzare la situazione.
"Summer, volevo invitarti a..."
Si fermò quando la suoneria del mio telefono lo interruppe.
Sentii il cuore fare una capriola quando lessi Marco, sullo schermo.
"Scusa, devo rispondere."
Ero preoccupata, dato l'orario della chiamata.
Erano ormai le 23.00.
Andai veloce in camera e chiusi la porta.
"Marco, tutto bene?"
Dissi appena risposi.
"Sono sotto casa tua, è una questione urgente."
Esordì.
"Riguarda lui?"
Chiesi, riferendomi a Charlie.
Rimase in silenzio qualche secondo.
"Sì."
Il corpo si riempì di scosse.
Restai paralizzata e sentii un nodo alla gola.
Come se Charlie fosse già li, a guardarmi.
Mi sentivo nuda, senza protezione.
Non ero troppo preoccupata per la presenza di Leonardo, dato il suo lavoro, sapeva quando bisognava essere professionali e non proferire parola.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now