UN PICCOLO ERRORE.

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Non lo avrebbe mai ucciso.
Non avrebbe saziato la fame di vendetta di Charlie.
Ma, ero spaventata, non so cosa passi per la testa di quel ragazzo.
I tre fratelli erano fermi immobili, mentre i due uomini continuavano a tenere la mira bassa con però le dita pronte sul grilletto.
"Allora ti chiedo, pensi che lei mi sparerebbe, se io provassi a ficcare in quella tua testa un proiettile?"
Marco deglutii.
Ma non rispose.
Charlie si stava irritando, forse i ricordi di suo fratello chiuso in prigione, stavano prendendo il controllo della sua mente.
Marco non era sicuro io potessi difenderlo, ma sapeva non avrei sparato, perché sarebbe stato un reato.
Lui non sapeva, quanto tenessi a lui.
"Allora Summer, rispondi tu alla domanda."
Continuavo a tenere lo sguardo su Marco, Charlie era solo un'immagine confusa.
"Visto che nessuno mi risponde, perché non proviamo a sperimentare questa teoria."
Disse con un tono divertito.
"Morirai subito dopo, se non per mano di Summer, per mano loro."
Disse Marco indicando i due uomini.
La mia pistola era sempre premuta contro il suo petto, era immobile, mentre vidi il braccio di Charlie alzarsi per mirare alla testa di Marco.
"Lo so bene."
Rispose.
Appena lui alzò la mira, i due uomini puntarono le pistole verso Charlie avvicinandosi.
"Non erano questi gli accordi."
Dissi quasi sotto voce.
Non mi ero accorta di aver bisbigliato.
Ero terrorizzata.
Come ci sono finita in questo casino.
"Gli accordi li decido io, Summer. Era questa la tensione che dovevi sopportare."
Non avrei permesso che qualcuno morisse.
Ne lui, ne tanto meno Marco.
"Allora vogliamo vedere chi sarà il primo a cadere a terra?"
Chiese Charlie.
I tre ragazzi erano paralizzati, come se fossero incollarti all'asfalto.
Riuscii a leggere i pensieri di Marco solo guardandolo negli occhi.
Tutti quegli sforzi, per nulla.
Avevo fatto un casino, si trova in questa merda per colpa mia.
Se non ci fossi stata io...
"Basta Charlie. Avevi detto che avremmo aiutato quei ragazzi, non che avresti commesso un omicidio."
Dissi.
"Quindi ti senti nella posizione di dirmi cosa devo fare?"
Chiese.
Non potevo realizzare questa situazione.
Insomma, per me era normale, dopo tutto quello che l'accademia ci ha simulato e insegnato, ma perché c'era Marco Mengoni qui?
Abbassai la pistola e Marco riuscì a prendere un grosso respiro.
"Antonio prendi i soldi."
Disse Charlie mentre continuava a tenere l'arma puntata su Marco.
Il fratello maggiore prese la borsa e poi salirono nella mia auto.
"Manda via i tuoi scagnozzi, e abbasserò l'arma."
Disse rivolgendosi a Marco.
Lui fece cenno ai due di salire in macchina e Charlie, finalmente, mise via la pistola.
"Possiamo parlare?"
Chiese Marco a Charlie.
"Cosa c'è? Pensavi davvero che saresti uscito da lì, grazie ad un investigatrice non ancora sufficiente a lavorare da sola?"
Disse. Parlava di me, era chiaro.
Forse aveva sbagliato a fidarsi di me, Charlie aveva ragione, senza l'Onda non so quando sarei riuscita a farlo uscire.
"Si, ma a quanto pare, ha dovuto ricorrere a voi."
Rispose guardandomi.
Mi sentii come se qualcuno mi avesse appena tirato un pugno in faccia.
"Summer, per favore, vieni con noi."
Continuava a dirlo, ma non capiva? Non potevo.
Queste persone erano pericolose.
"Summer ha iniziato questo caso, solo per scopo personale, doveva essere promossa, e se avesse salvato il famoso Marco Mengoni, sicuramente sarebbe passata di grado. Lo vedi? Tu sei solo questo."
Marco strinse i denti.
"Sono più di questo, sono un'essere umano, ed è per questo che mi ha aiutato. Smettila di fare il gioco dello psicologo e il paziente, non funziona con me Charlie."
In realtà non aveva tutti i torti, era iniziato tutto per quello, e sapere che lui lo aveva capito, mi spaventava. Però, quando vidi Marco per la prima volta in quella stanza, mi promisi che lo avrei tirato fuori, a qualunque costo.
Ma perché cercava di aiutarmi? Si sentiva in debito con me?! Si sentiva in colpa?!
"Summer, sali in auto."
Mi disse Charlie.
Guardai Marco, forse quello sarebbe davvero stato un'addio.
'Scusami ti prego.'
Mi misi seduta, e chiusi la portiera.
I ragazzi erano in silenzio e io, cercavo di capire cosa si stessero dicendo, ma sembrava bisbigliassero.
Charlie voleva vendicare suo fratello, non avrebbe ucciso Marco su quella strada, non prima di avergli fatto delle torture emotive.
Lo sguardo di Marco era buio, aveva così tante cose a cui pensare, avevo solo peggiorato la sua situazione.
Vidi due fari illuminare la piazza.
Stava arrivando qualcuno, Charlie sorrideva.
Stava aspettando qualcuno?
La jeep si parcheggiò accanto a me.
C'era una donna al volante, ed era sola.
Scese dal veicolo, aveva capelli a caschetto rossi, il suo fisico dava a pensare che fosse ben allentata, cosa utile in questo 'lavoro.'
Era davvero bella, come Charlie, forse era sua sorella.
Dissero qualcosa ma non riuscivo a sentire.
Avrei dovuto parcheggiare più vicino.
Avevo ancora la pistola impugnata, in caso fosse servito.
Era lì da solo, e i due uomini non si sarebbero avvicinati senza l'ordine di Marco.
La ragazza prese un coltellino e lo puntò al viso di Marco mentre parlava a Charlie.
Ma che succede?
Aprii poco la portiera per permettere al suono di raggiungermi.
"Smettila di fare lo psicopatico, uccidilo e basta, dobbiamo vendicare Thomas."
Disse lei, Thomas doveva essere il fratello di Charlie.
"E tu smettila di fare la fidanzata vendicatrice Ruby."
Rispose Charlie.
Lei è la ragazza di Thomas.
La ragazza che mi aveva accennato l'uomo tatuato a Torino.
Marco era immobile, con lo sguardo puntato verso la mia macchina.
Non posso permettere nulla di tutto questo.
Strinsi la pistola e scesi dalla macchina, approfittando delle loro urla per non farmi sentire.
Marco poteva vedermi ma loro no.
"Avanti allora, uccidilo, così poi ci troveranno. Lo capisci che è conosciuto? Avremmo chissà quante persone addosso."
Ma lei non smetteva di ripetere che la cosa migliore sarebbe stato farlo fuori.
"Tu tieni d'occhio i due gorilla in auto."
Disse lei.
Ero sempre più vicina e sentivo l'adrenalina in tutto il corpo, tremavo e il cuore sembrava volesse esplodermi.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now