COPERTURA

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L'uomo prende la sedia e si mette accanto a noi.
"Pensavo fossi più bravo."
Dice.
"Comunque piacere, sono Matias."
Ma non mi porse nessuna mano.
Io feci un sorrisino imbarazzato.
"Perché parli con gli uomini di Charlie?"
Chiede Marco senza giri di parole.
"Sono cose che non ti riguardano."
Risponde.
"Invece si, se fai la spia. Sei addirittura armato."
Fa notare lui.
"Sono armato perché ho paura di mettere un piede fuori casa ed essere preso alle spalle."
Confessa Matias.
"Allora rispondi."
Insiste Marco.
L'uomo tatuato fece una lunga pausa, per poi confessare:"Siamo innamorati."
Sgranai gli occhi.
Innamorati? Insomma, non avevo niente contro, ma lui era un uomo di Charlie, pensavo fossero tutti determinati ad uccidersi fra loro.
"Innamorati? Vi frequentate? Ma perché un nemico?!"
Disse Marco confuso.
"Non posso mica deciderlo io, voi non capireste, ecco perché non lo abbiamo detto a nessuno. Non parliamo mai di lavoro."
Dice Matias.
"A volte, tutto ciò che è la tua vita, non è abbastanza per smettere di amare qualcuno, spero tu possa capirlo e mantenere il mio segreto."
Continua lui.
"Come so che non è solo una scusa?"
Chiede Marco.
Matias tira fuori il cellulare, e fa leggere alcuni messaggi a noi.
Erano così dolci e affiatati.
Magari anche io e Marco fossimo così...
'Mi manchi da morire.'
Pensai, mentre lo guardavo negli occhi.
"D'accordo, ti credo per ora, non dirò nulla."
Matias lo ringrazió.
"Vi lascio alla vostra serata."
Disse alzandosi ed uscendo dal locale.
"Incredibile, non me lo aspettavo."
Io sorrisi.
"Sono dolci."
Dissi io.
"Sono stupidi, al suo posto-"
"Al suo posto cosa?"
Chiesi prima che potesse continuare la frase.
Stavo solo cercando di fargli notare che anche lui è andato contro tutto per me, in passato.
"Si ma ho imparato dai miei errori, ecco perché non lo commetterò più."
Disse.
"Quindi sono un errore ?"
Chiesi.
"Non è quello che ho detto, semplicemente è che se tu fossi in pericolo, ma aiutarti significa mettere a rischio la missione, ti lascerei."
Sgranai gli occhi.
"Ma cosa stai dicendo? Vuoi quindi dirmi che faresti la stessa cosa che hai fatto il giorno che eri sotto effetto di droga?"
Chiesi.
"Se ciò significherebbe salvare l'intera missione si."
Feci spallucce, fingendo che tutto quello che stesse dicendo, per me non aveva alcuna importanza.
"Hai ragione, la missione è la cosa più importante, anche io ti lascerei."
Dissi decisa.
"Finalmente siamo d'accordo su qualcosa allora."
Risponde lui.
Avrei voluto piangere, urlargli in faccia tutto il mio dolore ma, non potevo, perché a nessuno avrei permesso di nuovo di vedermi fragile.
Decidemmo di andarcene quando capimmo che la gente aveva iniziato a fissarci in modo insistente.

[...]

"Perché sei così antipatico?"
Gli chiesi mentre parcheggiava la macchina sotto casa mia.
"Non sono antipatico, semplicemente mi comporto come faccio con tutti."
Risponde.
"Stronzate. Dimmi il vero motivo per cui hai lasciato il palcoscenico."
Lui guarda fisso sulle sue mani, mentre gioca con l'anello.
"Non è solo palcoscenico."
Dice, quasi sotto voce, era come se, in quel momento avesse parlato con un tono più alto, aveva paura che sentissi il magone che si teneva dentro.
"Le persone... Loro non sono solo gente che ascolta la mia musica, perché la scaricano sulla chiavetta o passano una canzone in radio."
Mi uscii un sorriso spontaneo, un sorriso per la dolcezza che in quel momento lasciava vedere.
"Si fanno ore sotto il sole, in fila, solo per essere alle transenne ad un mio concerto. Si fanno ore di fila solo per un autografo, fanno striscioni, sorprese, mi abbracciano, parlano con me come se fossi un loro amico, ogni vittoria, ogni traguardo, io l'ho fatto con queste persone."
Sentii la voce tremargli. Lui li ama, li ama tutti.
"L'ultimo concerto è stato un disastro. E se fosse successo davvero qualcosa di terribile? Ho messo tutte quelle persone in pericolo. Cosa avrebbero detto? 'Ragazza di 16 anni viene uccisa ad un concerto di Marco Mengoni'?! Non posso sopportarlo. Per me è questa la musica, non è solo registrare e vendere dischi, la parte migliore è cantare con loro, quindi perché continuare?"
Rimasi in silenzio, quelle parole furono dure da sentire, perché non volevo stesse così male, tengo davvero a lui, e so quanto questo lo stia logorando dentro.
"Quando hai detto che sarei dovuto morire io quella notte, insomma, ci ho pensato e, hai ragione, non avrei dovuto sfidare Charlie facendo quel concerto, tu hai rischiato di -"
Si blocca prendendo un grosso respiro.
"E Samanta..."
Un'altra pausa.
Appoggiai la mano sulla sua gamba, e lui mi guardò subito.
Sorrisi.
"Sei la persona migliore che io conosca."
Non dissi nient'altro. Bastava quello.
"Non credo sia così."
Risponde mentre cercava di evitare il mio sguardo.
"Marco, non mi importa niente della missione quando è la tua vita ad essere in pericolo. Penso di averlo dimostrato, ho sacrificato tante persone, ma mai te. Ho ucciso per te. Pensi lo abbia fatto solo perché ero innamorata di te?"
Dissi io.
"Eri?"
Chiese lui.
Sentii le guance diventare calde.
Evitai di rispondere.
"Il punto è che, qui, questo mondo, queste persone, hanno bisogno di te, di tutto l'amore che tu puoi trasmettere."
Lui fece un sorriso, ma cercava di nasconderlo per non darmi soddisfazione.
Mi sentivo così in colpa, forse fa bene a trattarmi in questo modo, dopo le cose che gli ho detto, sono davvero terribile.
"Dici così solo per farmi stare meglio."
"Sai che non è vero."
Lui fece spallucce.
Guardai i suoi lineamenti, mentre guardava fuori dal finestrino per non incrociare il mio sguardo.
Mi manca da morire.
Ho rovinato tutto.
"Mi dispiace, avrei dovuto farti capire quando vali, ma so che puoi farlo anche da solo. Ora meglio che vada."
Volevo stringere il cuscino e piangere, soffocare le mie lacrime faceva solo più male.
Aprii la portiera.
"A domani."
Dissi.
Speravo mi chiedesse di restare ma, fece solo un sorriso.
Richiusi la portiera e mi avviai al portoncino.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu