UNA PROVA DI FEDE

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La luce era molto debole, quasi si faceva fatica a vedere. Le scale erano in metallo quindi dovevamo stare attente a non fare troppo rumore.
"E se invece Marco fosse al quarto piano?"
Chiedo.
"Non avrebbe senso. Ci sarebbero delle guardie sulle finestre."
Disse.
"E ha senso che non ci sono guardie a questa porta?"
Chiedo indicando alle nostre spalle.
"Summer, prima di proseguire, sappi questo. Non saremo mai certe del perché, anche io ho la testa piena di dubbi ma, dobbiamo farlo. Forse è perché non si aspettano che qualcuno possa trovali nell'organizzazione. Insomma, questa è la loro sede."
A quelle parole mi venne in illuminazione. O forse un parassita che insinuava solo dubbi sulla fedeltà di Samanta.
"Hai detto di avere un localizzatole addosso... Perché non chiami la tua squadra e li fai intervenire?"
Chiedo.
"Summer..."
Feci un passo indietro.
"Questa non è un'operazione di salvataggio vero? Ti hanno mandata al suicidio."
Certo era tutto chiaro.
"Perché mi hai portata qui, sapendo che non ne usciremo vive?"
Chiedo cercando di trattenere le lacrime.
Samanta non mi stava gran che simpatica ma, iniziavo a fidarmi di questa stronza.
"C'è molto che non sai..."
Altri segreti?
"È il momento di parlare, o me ne torno indietro."
Lei abbassa lo sguardo.
"Pensi che si tratti solo di mafia? Di omicidi, vendetta, rancore... No, c'è molto di più in questa guerra. Non siamo mai arrivati fino a qui, e adesso ho la possibilità di fermarli..."
Feci spallucce.
"Si ma perché io?"
Chiesi di nuovo.
"In uno di quei piani, c'è un laboratorio Summer."
Un laboratorio?
"Producono una sostanza, una droga, che viene iniettata attraverso la vena..."
Dice indicandosi il braccio.
"Continuo a non capire."
Lei prese fiato, come se avesse appena fatto una maratona.
"Marco potrebbe, non essere in sè. Quando lo hanno preso, ho subito avuto questo sospetto, e solo tu puoi aiutarmi."
Scossi la testa.
"Perché ? Cosa fa questa droga?"
Chiedo.
"È come se ti annebbiasse la mente, ti fa dimenticare delle persone, di te stesso, di cosa sia giusto e sbagliato, non è molto differente dalle altre sostanze che spacciano per strada, però, questa ti rende... Irraggiungibile, insomma, cattivo, come se..."
"Come se non ti importasse di nessuno, né di vivere ne di morire."
Conclusi io.
"Certo è tutto chiaro. Speri che Marco mi dia ascolto, e che se ne torni nella sua organizzazione, per far sì che gli venga prelevato il sangue da esaminare, e capire di cosa è composta la droga."
Dissi.
"Sei davvero in gamba."
"Ho studiato anni per questo, una vita intera, e tu mi stai mandando a morire. Sai che Marco mi lascerebbe qui pur di salvarsi la vita, perché ha quella roba iniettata!"
Lei mi posa una mano sulla bocca.
"Così ci sentiranno."
Mentre lei mi premeva sulle labbra, io iniziai a piangere.
Sarei morta, qui, io non c'entro nulla con tutto questo, voglio solo andarmene con lui.
Perché devo essere io l'esca?!
"Summer... Mi dispiace, ma, se facciamo le cose fatte bene, potremmo andarcene tutti e tre da qui."
Dice per confortarmi.
Le spostai la mano.
"Andiamo."
Non volevo perdere altro tempo.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now