CROLLO.

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Il giudice mi fa segno di risedermi.
"Signor Mengoni, si alzi."
Lui ascoltò.
I suoi occhi erano vuoti.
I pugni stretti e i polsi violacei per colpa di quelle manette gelide e strette.
"So che ci sono altre prove, che la storia dell'omicidio non è stata raccontata tutta, ma, ho sentito abbastanza. So che Nenson ha commesso un omicidio, questo è quello che mi interessa."
Il giudice si alza in piedi, batte il martelletto e dice:"La dichiaro innocente."
Marco non sorrise, si limitò solo ad abbassare lo sguardo.
Quante persone sono uscite da qua, con una condanna? Lui era libero.
Charlie mi spiego che aveva già chiarito, il fatto che era solo una casualità se la ragazza era fan di Mengoni, che la stanza era l'unica con la serratura difettosa, e che Nenson si era nascosto li perché aveva già commesso un'omicidio, e per pura fatalità, c'era quella ragazza.
Sembrava una storia troppo precisa, per essere vera. Anche il giudice era un corrotto!?
La guardia mulatta  si avvicinò e gli tolse le manette.
Era il momento di uscire.
Guardai l'espressione dell'avvocato confuso, e le finte lacrime dei presunti genitori di quella ragazza.
Charlie mi sorrise e mi fece l'occhiolino.
Marco era libero.
Ora cosa ne sarebbe stato di lui?
Di me?
Mason prese Marco per un braccio e lo portò fuori, mentre noi lo seguivamo.
Appena usciti dalla porta, sgranai gli occhi.
C'erano tre guardie, che cercavano di sgomberare la strada per arrivare all'auto della polizia.
Era pieno di fotografi e giornalisti.
In fondo delle ragazze che si limitavano a guardare Marco.
Quelle che di solito si vedono fuori dai suoi concerti, non avevano nessun cartellone, non stavano sorridendo, non acclamavano il suo nome.
"Summer, ci sentiamo presto."
Disse Charlie stringendomi la mano.
"Andiamo!"
Mi riprende Mason.
Lo seguo mentre trascinava Marco verso la
macchina.
Ogni tanto un flash di qualche macchina fotografica mi accecava, cosa avrebbero scritto sui giornali senza dichiarazioni?!

Io e Marco eravamo in macchina di Mason, mentre Charlie era con l'altra guardia e i "genitori" della vittima.

"Marco, ti porto a firmare qualche documento alla centrale, poi sei libero di andare. Summer, tu sai con chi tornare?"
La mia macchina era rimasta lì, ma in qualche modo sarei tornata, non era lontana la centrale.
"Non preoccuparti."
'Ma perché non è felice di uscire.'

Arrivati in centrale, Marco firmò qualche foglio, poi finalmente uscì con un borsone pieno delle sue cose.
Come orologio, telefono, alcuni vestiti.
Mason rimase lì, mentre io uscì con lui.
"Posso sapere perché non parli?"
Gli chiesi mentre era girato di spalle, pronto a salire sulla macchina della sua menager, non che sua amica.
"Non c'erano prove, come le hai trovate?"
Mi chiese voltandosi.
"Che ti importa, ti ho fatto uscire, no?!"
Era quello che importava.
"I miei fan mi odieranno, tu non so in che guaio ti sia cacciata e ..."
Lo interruppi.
"Ma che vuoi? Insomma, sono un investigatrice, è il mio lavoro aiutare le persone, vittime o non, il resto non conta, non devi pensare a quello che faccio io, non siamo amici, Marco, eri solo un mio 'cliente'. Spero di essere stata chiara."
Lui sorrise.
Un sorriso stanco. Non potevo, non riuscivo a trattenerlo nei miei casini.
"D'accordo, allora grazie Summer, spero di non dover più rivederti, perché significherebbe che sono in qualche guaio."
Incrociai le braccia e mi strinsi.
Come se... come se potessi salvarmi da sola.
"Lo spero anche io."
Lui mi squadrò, come se non volesse dimenticarmi.
Salí in macchina e lo vidi sparire dietro la prima curva.
Vuoto.
La solitudine arrivo a stringermi la mano, come se fosse rimasta lei, l'unica amica.

[...]

Mi incamminai verso il tribunale, dove avevo lasciato la macchina.
'Ti chiamerò presto.'
Aveva detto Charlie.
Ogni squillo, ogni suono che il mio telefono poteva emettere, un'ansia mi faceva rabbrividire, dalla testa ai piedi.
Avevo chiamato mia madre per dirle che era andato tutto bene e presto, avrei dovuto incontrare Connor.

[...]

I giorni seguenti furono solo di studio, quiz online, consentiti dal sito ufficiale.
Andavo bene e, la speranza di riuscire a passare non era ancora del tutto svanita. Ma ad ogni minuto della giornata, mi chiedevo quando Charlie mi avrebbe scritto.
Dopo circa due settimane, capii cosa volesse dirmi Marco, cosa più lo spaventava.
Cosa ne sarebbe stata la sua vita adesso?
Con l'Order?
Dopo anni ad essere amato, adesso non rimaneva che il silenzio.
Accesi la televisione, mentre addentavo un hamburger per cena.
Continuavo a cambiare canale, in cerca di qualcosa, di notizie.
Come successe la prima volta, sentii il suo nome.
'Non si sa ancora niente di Marco Mengoni, non ha rilasciato niente sui social o ai giornalisti, sappiamo solo che ora non canterà più, ma tornerà? Ha solo preso una pausa? Questi sono post che delle fan hanno scritto sui social'.
La donna in tv, mandò delle foto.
Delle scritte.
'Se non è colpevole, perché sparire?'
'Non lo riconosco più.'
'Perché è finito in questa storia, è solo un cantante.'
'Meritiamo di sapere, non gli importa niente.'
'Si è montato la testa?'
Per fortuna alcuni, erano anche positivi.
Foto, post, a cui le persone danno peso.
Chissà se lui legge cosa scrivono. Chissà se anche lui ci da peso.
In quel momento, quasi fosse routine, presi il telefono e misi su YouTube una canzone di Marco.
"Credo negli esseri umani."
La ascoltai attentamente, chiusi gli occhi e mi concentrai più sulla sua voce, che sul suo testo.
Un'onda di ricordi mi si gettò dritta in faccia.
Quei momenti bui da superare, quelle critiche che ogni giorno a scuola pensavano di avere il diritto di urlarmi.
"Sono uno dei tanti, uguale a te."
Asciugai una lacrima silenziosa.
Forse anche lui, come me, si è ritrovato obbligato ad aiutare l'Order.
Non... Non potevo nemmeno chiamarlo.
Non ho modo di contattarlo in nessun modo.
Ma forse è meglio così...
Dov'era finito quel Marco?

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now