UNO STRANO EVENTO

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Passò un'altra ora, e finalmente, aprirono.
Me ne accorsi per via delle grida dei fan.
"Biglietto in mano, e preparati a correre."
Mi disse Evan.
Avevo il cuore in gola, ero così impaziente.

Passarono solo 15 minuti e finalmente, dopo svariati spintoni per non farmi sorpassare, il mio biglietto viene strappato, presi la mano di Evan e iniziai a correre più forte che potevo! Volevo anche prendermi un determinato spazio, mancava ancora un'ora alle 21.00, e speravo di riuscire a sedermi.
Attorno a me la gente correva, si spingeva, urlava e la maggior parte piangeva per l'emozione, nonostante lui fosse ancora dietro al palco.
Fissai la transenna vuota davanti a me, e feci forza con le gambe più che potevo, appena arrivai, strinsi l'acciaio freddo nella mano.
Ce l'ho fatta!
Quando mi giro, Evan è piegato con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
"Stai bene? Non abbiamo mica fatto una maratona."
Dissi scherzando.
"L'ultima volta che ho corso, avevo 15 anni, ed ero ad educazione fisica."
Gli passai la bottiglietta d'acqua che avevo nello zaino.
Lui iniziò a bere come se fosse stato mesi nel deserto.
Appena tirai su lo sguardo, mi accorsi che il parterre si era già quasi riempito, e dietro di me, era pieno di gente.
Non c'era più spazio qui davanti, anche se alcune ragazze cercavano il modo di arrivarci facendosi varco tra le persone.
"Nessuno potrà smuoverci da qui."
Dissi soddisfatta.
Appoggiai il corpo alla transenna, e la strinsi con le mani, come se qualcuno potesse rubarmela.
"Non vuoi sederti? Manca ancora un'ora."
Chiede Evan.
"Non ci penso nemmeno!"
Vorrei vedere la faccia di Charlotte e la sua amica Clara in questo momento. 'Tanto finirete ultimi'.
Alla faccia tua mocciosa.

"Summer!"
'No, ti prego no, per favore NO.'
"Samanta!"
Dico fingendo un sorriso mentre mi voltavo verso il palco.
Lei era lì, al di là della transenna, che passeggiava nel piccolo spazio tra le sbarre in acciaio e il palco, insieme a qualche membro del team di Marco.
"Che piacere vederti, sei riuscita a stare davanti."
Feci spallucce.
"Sono fan, che vuoi farci."
Dissi, ironica.
"Io sono Evan!"
Si intromise per rompere la tensione che si stava creando.
Sentivo gli occhi delle persone addosso, almeno quelle abbastanza vicino per sentire.
"Ciao Evan, sono Samanta."
Lui sorrise e io gli tirai una gomitata.
"Come si sta lì? Acqua fresca, aria da respirare, perché qui sembra di essere in una scatoletta stretta e piena di sudore."
Evan spalanca gli occhi, incredulo che avessi appena fatto notare la differenza di posizione tra me e Samanta.
"Vuoi che ti porti dell'acqua?"
Chiede lei, sempre gentile.
"No, però forse potresti portarci con te dietro al palco?!"
Lei sorride imbarazzata.
"Mi dispiace ma queste cose non le deciso io, ci sono guardie e controlli da fare, capisci no?!"
Alzo gli occhi al cielo.
NO.
"Volevo solo salutare Marco."
Dico per cercare di convincerla.
"Mi dispiace ma non posso proprio."
Insiste lei.
"Sicura che non vuoi bere niente?"
Continua.
"Ho l'acqua, grazie."
Rispondo.
"Posso portarti del the freddo, o un'altra bibita a scelta."
Ma perché insiste tanto?
"D'accordo, un the allora, al limone."
Lei sorride e si dirige verso la porticina per accedere al "privé".

"Cavolo, si preoccupa peggio di tua mamma."
Scherza Evan.
"Vuole tenermi idratata."
Rispondo io.
"È gentile."
Sbuffo.
"No non lo è, lei sa tutto, ne sono certa."
Dico bisbigliando.
"Non hai intenzione di bere vero?"
Chiede Evan.
"Esatto, ho sentito la telefonata che ha avuto con Marco, ho il sospetto che non mi vogliono qui. Quando le ho detto che sarei venuta, è rimasta sconvolta."
Evan si mette a braccia conserte.
"Non pensi che voglia sabotarti vero?"
Chiede.
"Penso che metterà qualche strana cosa in quel the, ecco perché non lo berrò io."
Dico guardandolo.
"Non mi sacrificherò, lo sai vero?"
"Sicuramente con questo caldo, troverò qualcuno a cui dare quella stupida bevanda."
Dico guardandomi intorno.

"Arriva!"
Dice Evan toccandomi il braccio.
La vedo avvicinarsi con una bottiglietta di the in mano.
"Ecco a te, Ora meglio se sto dietro, manca poco all'inizio, bevi che è importante stare idratati, buon concerto."
"Grazie Samanta, sei stata gentile, buon concerto anche a te."
Lei mi sorrise e si voltò.
"Sei davvero brava a fare la falsa."
Tirai uno schiaffetto ai capelli, per buttarli indietro.
"Lo so, grazie."
Inizio a ispezionare il The, e noto che il cerchio intorno al tappo, che dovrebbe essere sigillato per garantire che non è mai stato aperto prima, è spezzato.
"Bingo."
Dico mostrando il sigillo rotto a Evan.
"Forse è solo un caso! Che vuoi fare?"
Chiede preoccupato.
Io mi guardò intorno e poi, tocco la spalla della ragazza accanto a me, che stava chiacchierando con la sua amica.
"Ho lo zaino pesantissimo, ma mi dispiace buttare tutto, per caso volete da bere? È nuova."
Dico fingendomi disperata.
"Grazie mille, se può aiutarti va bene."
Risponde la ragazza bionda, sorridendo.
È stato facile, molto facile.
"Sei pazza Summer."
Feci spallucce.
Attendiamo.

[...]

-10 minuti.
"Non sono state male, visto?"
Dice Evan.
Ma appena pronunció quelle parole, la ragazza caddè atterra.
Io spalancai gli occhi.
Pensavo fosse qualche medicinale che la facesse andare in bagno, o qualcosa che le facesse venire, non lo so, la nausea. È caduta atterra.
"Tu stai bene?"
Chiedo all'amica mora, ancora in piedi.
I soccorsi arrivarono subito al di là della transenna e la aprirono separandola da quella davanti a me.
Guardai la ragazza mora, esile, ci divideva la barella su cui avevano appena caricato la sua amica.
Mi guardò prima di cadere sul terreno anche lei.
"Cazzo."
Esclamò Evan.
"Mi dispiace."
Dissi, come se quello poteva sistemare qualcosa. Nemmeno potevano sentirmi.
Di corsa arrivò la seconda barella, e si allontanarono dietro il palco, dove probabilmente c'era l'ambulanza e chi poteva aiutarle.
"Merda Summer, se scoprono che c'era qualcosa nel The? Con degli esami?"
"Smettila Evan, penseranno solo alla pressione, o daranno colpa all'emozione."
Dissi io per tranquillizzarlo.
"Guarda caso però, sono entrambe svenute, dopo aver bevuto la tua bibita. Entrambe capisci? Non solo una."
Iniziavo a sentirmi agitata, e tutta quella gente non era d'aiuto.
Odio sentirmi in trappola.
"Se non vuoi farmi venire un attacco di panico, ti conviene tacere."
Gli dissi.
"Ma dov'è Marco?"
Chiedi più a me stessa che Evan.
Era in ritardo di 15 minuti.
"Summer guarda la! Alla destra del palco, sotto. Samanta!"
La cercai fra quel caos per via di quelle ragazze. Stava parlando con un uomo, poi si voltò a guardarmi, aveva un'aria preoccupata.
"Si e appena resa conto che non sono andata K.O., e quindi ora sa anche che, sospetto di lei."
Dissi a Evan.
Ci sono due opzioni da valutare.
La prima, lei fa parte dell'organizzazione di Thomas, e non mi volevano fra i piedi, e qui da qualche parte c'è Charlie che aspetta di far fuori Marco.
La seconda, lei sta solo cercando di farmi sparire da questo concerto perché Marco sa di essere in pericolo e non vuole che io sia qui ad assistere o a rovinare qualche piano che ha escogitato.
Cavolo devo calmarmi.
"Evan, mi sento il petto schiacciarsi."
Gli dissi.
"Summer, è solo ansia, cerca di fare dei respiri profondi, siamo qui per Marco, non pensare a nient'altro, non voltarti, guarda dritta davanti a te."
Mi dice appoggiandomi una mano sulla spalla.
Dannazione.
Era come se qualcosa di molto pesante si fosse messo sul mio petto, il respiro è così pesante.
Sicuramente sverrò, o peggio, mi verrà un'infarto e muoio, qui, muoio qui.
"Smettila di pensare, Summer."
Dice Evan riportandomi alla realtà.
Troppi pensieri, troppa confusione, ho bisogno di aria.
Quelle ragazze, io...
Non feci in tempo a calmarmi, che le luci si spensero, la luna e le stelle facevano d'atmosfera.
Guardai subito dritto davanti a me, sul palco.
Le persone avevano iniziato ad urlare, a spingermi contro la sbarra.
Si accese una luce, e vidi una figura scura salire sul palco.
"MARCOOOO!!"
Urlò la ragazzina dietro di me.
"Summer ci siamo!"
Disse Evan stringendomi la mano.
"Inizia!"

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Donde viven las historias. Descúbrelo ahora