ISTINTI

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Facemmo l'amore quella notte.
Avevo la testa piena di pensieri e dubbi, ma lui era riuscito a scacciarli tutti.
Non pensavo ad altro che a noi, a come le cose stessero andando bene.
'Perché devi sempre rovinare tutto con le tue paranoie?!'
Forse non voleva mi preoccupasi di niente, vista la situazione, per quello non mi aveva detto di quel caso...
Non bastava, quel FORSE, metteva in dubbio tutto ciò che pensavo per rassicurarmi.
Dovrei parlargliene? No, sarebbe l'ennesima prova del fatto che non mi fido di lui.
Facemmo colazione poi lui uscì per andare alla sede centrale.
Io mi feci una doccia e cercai di distrarmi davanti alla TV, ma Evan era pronto a disintegrare i miei piani.
"Bello sentire la tua voce di prima mattina."
Gli dico quando rispondo al telefono.
"Ricordi che mi avevi detto di seguire Marco?"
Oh no.
"Ricordo anche di averti detto di farlo quando ti davo il 'via'."
Ribatto.
"Mi spiace. L'ho seguito, al momento sta parlando con una ragazza ad un bar, pochi chilometri da casa tua. Ti ha detto dove andava?"
Chiede Evan.
Sentii le mani sudare.
Volevo urlare dalla rabbia.
"Con una ragazza? Come sarebbe a dire con una ragazza!?"
Dissi quasi urlando.
"Suppongo non ti avesse detto niente."
Risponde lui.
"Ora devo andare."
Attacco il telefono.
Prendo il cuscino accanto a me e soffoco lì il mio grido di rabbia e delusione.
'Sarà un amica, una spia?! Forse è sua cugina.'
Maledizione.
Non sono pronta, non sono pronta a fidarmi di lui in nessun senso.
Lo chiamo senza riflettere.
"Chi è la ragazza vicino a te ?"
Chiedo prima che lui potesse dire qualcosa.
"Mi stai spiando?"
Chiede.
"Evan è passato da lì e ti ha visto. Allora?"
Dissi inventando una scusa sul momento.
"È mia cugina Summer, smettila di agitarti, pensavo che avessimo superato questa fase."
Ribatte lui.
"Non mi hai detto che dovevi andare fuori con tua cugina."
Dico quasi sotto voce per l'imbarazzo.
"Mi ha chiamato lei appena sono salito in auto, ed eccoci qui, te lo avrei detto quando ci saremmo visti. Perché sei così preoccupata?"
Chiede.
La sua voce era così dolce.
Non era arrabbiato, solo dispiaciuto della mia poca fiducia nei suoi confronti.
Sapeva che avevo paura di essere delusa.
"Mi dispiace, questa cosa dello stalker ... Scusami."
Dissi più a me che a lui.
'Scusami'.
"Non preoccuparti, ti chiamo appena finisco qui."
Ci salutiamo e riaggancia il telefono.
Che idiota che sono.
'Come fai a saper che è sua cugina? Forse è una bugia anche questa?'
Prendo il cellulare per chiamare il mio migliore amico ma, non faccio in tempo a digitare il numero che sento bussare alla porta.
"Chi è ?"
Chiedo prima di aprire.
"Signorina Summer, abbiamo un mandato di arresto, ci apri."
Terrorizzata e confusa aprii la porta.
Arrestata?
C'erano 3 uomini in divisa che si affrettarono a mettermi le manette.
"La prego può spiegarmi?"
Chiesi.
"È accusata di omicidio, qualsiasi cosa dica potrà essere usata contro di te, la preghiamo di rimanere in silenzio."
Non aprii bocca; non volevo di certo peggiorare la situazione, anzi, collaborai senza troppe storie, sapevo bene come funzionavano le cose qui.
'Hanno scoperto tutto, hanno scoperto di Ruby.'
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
Non uscirò mai di prigione, con tutto quello che ho combinato... Come farò? Come faccio con mia madre?! Non posso dirle una cosa del genere.
Sentivo i polsi bruciarmi, erano troppo strette le manette e quindi le sentivo scavare nella pelle, più mi muovevo, più sentivo dolore.
Mi sentii come claustrofobia, come se la vita mi stesse schiacciando.
Non ero io quella che doveva essere arrestata.
Sono una detective criminologa dannazione!
Mi spinsero in macchina con poca delicatezza.
Uno ci seguiva e due erano seduti davanti, oltre la rete in ferro che ci sperava, ma io potevo osservare gli occhi di chi stava al volante, grazie allo specchietto retrovisore.
"È davvero necessario fare tutto questo casi-"
"Stia in silenzio per favore."
Disse il ragazzo al volante, prima che potessi completare la mia frase.
Sapevo di aver diritto ad una telefonata, e sarebbe stata indirizzata a Marco, solo lui poteva aiutarmi ad uscire di prigione.
Ci sarà un processo? Che prove hanno?!
Forse non sono abbastanza e quindi mi porteranno in tribunale.
Oppure mi processeranno condannandomi all'ergastolo.
Non posso morire lì dentro.
Non posso andarci, non posso stare rinchiusa in quelle mura.
'Qualcuno mi aiuti.'
Prima o poi doveva succedere, qualcuno mi avrebbe scoperta e denunciata...
E quel momento è proprio adesso.
Guardavo le auto, gli alberi e le case, sperando che non fosse l'ultima volta che li avrei visti.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now