QUALCOSA DI SBAGLIATO.

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'Ora basta.'
Mi alzai dalla sedia e raggiunsi i bagni.
Si gela qui dentro.
Stavo per bussare alla porta, quando sentii la voce di Marco.
Tirai un respiro di sollievo, ma quando stavo per tornare al tavolo, qualcosa nelle sue parole mi attirò ad ascoltare.
"Ti diverti?"
Chiese Marco al telefono.
Purtroppo non potevo sentire quali sarebbero state le risposte.
"Pensi che non mi sia accorto?!"
Di nuovo silenzio.
"No, non preoccuparti."
Mi morsi il labbro.
Non riuscivo a capire con chi stesse parlando.
Il tono di Marco non era agitato o minaccioso.
"Ora vado, ciao."
Disse Marco.
Io svelta tornai al tavolo, cercando di trattenermi dal fare domande.
"Non è ancora arrivato niente?"
Chiese mentre prendeva posto.
"Si, ma ci stavi mettendo troppo. Non hai letto il messaggio?"
Chiesi.
"No scusami."
Disse mentre richiamava il cameriere, che capii subito era arrivato il momento di mangiare.
"Con chi hai parlato?"
Chiesi.
"Mia madre, un giorno te la farò conoscere."
Disse sorridendo.
Avrei potuto pensare che non stava mentendo, se mi avesse risposto 'l'Order', ma, perché avrebbe dovuto essere così freddo con sua madre?
Mangiammo in assoluto silenzio, forse aveva capito che ero dietro la porta?!
"Perché tutto d'un tratto?"
Chiesi appoggiando la forchetta sul tavolo.
Lui mi guardava con una espressione confusa.
"Cosa intendi?"
"Intendo questo..."
Dissi muovendo le mani a mezz'aria.
"Avevamo litigato e, nemmeno abbiamo avuto la possibilità di scusarci, che subito mi hai invitata a venire con te, qui... E ora ti comporti come se fossi un adolescente innamorato."
Forse il mio tono è stato troppo duro, era immobile e mi guardava perplesso.
Mi guardava ma in realtà non mi stava vedendo.
La sua testa era già altrove.
"Hai ragione, scusami. A volte perdo la pazienza, e dopo aver detto stupidaggini passo la notte a riflettere su tutto... Mi dispiace se ti sono sembrato, strano."
Alzo gli occhi al cielo.
Era facile credere a qualcosa di bello, infatti, decisi di fidarmi delle sue parole.
"Oggi preferirei stare in hotel, vorrei riposare prima di mostrarti la sorpresa di stasera."
Sorrisi dolcemente.
"D'accordo, io magari farò un giro per Torino..."
Mi dispiaceva separarci, ma sono troppo iperattiva per starmene in una stanza tutto quel tempo.

Finito di mangiare ci dirigemmo subito all'hotel.
"Non sali?"
Chiese fermo davanti all'ascensore.
"No, ti saluto qui, torno per le 18:00."
Dico sorridendo.
"D'accordo."
Disse accarezzandomi una guancia, che subito arrossì.
L'ascensore si chiuse, e lo salutai alzando la mano.
No, non sarei andata via subito, non prima di aver indagato su Marco.
La mia scarsa fiducia in lui era orribile, e probabilmente se lo avesse saputo, si sarebbe infuriato.
Aspettai qualche minuto, cercando di calcolare il tempo che ci avrebbe messo per arrivare in camera.
Visualizzato la sua immagine percorrere il corridoio, trovare la porta, inserire la chiave e girarla, per poi, chiudersi all'interno.
Premo subito il tasto dell'ascensore, e impaziente aspetto di arrivare al piano che avevo scelto.
Cercai di mantenere la calma, la mia claustrofobia mi avrebbe ostacolata.
Arrivata davanti alla porta, rimasi in assoluto silenzio.
Potevo sentirlo appoggiare le chiavi sul mobile, e il cigolio del letto, mi fece supporre che si fosse appena seduto.
Non sentii nulla per qualche minuto.
Forse si era già addormentato, e io mi stavo perdendo il giro turistico di Torino.
Ma proprio mentre i sensi di colpa venivano a galla, per aver dubitato di Marco, sento il suo telefono squillare.
Appoggiai l'orecchio contro la porta, misi due dita sull'altro per tappare il suono esterno e per potermi concentrare sulla sua voce.
Calmai il battito cardiaco, come mi avevano insegnato all'accademia, e iniziai a respirare attraverso la bocca, per non ostacolare il suono che veniva dalla porta.
"Puntuale."
Dice Marco.
"Questa notte? Dovevamo farlo in tarda serata, non di notte!"
Si lamenta lui. Purtroppo non potevo sentire chi c'era dall'altra parte del telefono.
"Le ho promesso una sorpresa, non avevo un piano B, ora come dovrei fare?"
Chiede lui preoccupato.
...
"Non posso portarla lì, è un investigatrice e si sta già facendo parecchie domande, capirebbe."
Chiusi gli occhi, e immaginai Marco, seduto curvo sul letto, con una mano nei capelli.
"Allora facciamo lì, per le 22, cercherò di inventarmi qualcosa."
...
Ancora silenzio.
"Non so perché continua a dubitare, mi sto comportando..."
"... Posso finire di parlare!? Smettila di interrompermi, non sei nelle condizioni per..."
"...Non attaccare aspetta..."
Sentii il rumore delle scarpe camminare per la camera.
"Dannazione."
Disse.
Deve aver attaccato...
Mi alzai in piedi e silenziosamente me ne andai, richiamando l'ascensore.
Quella conversazione non era affatto normale, mi aveva riempita di dubbi.
Marco mi stava preparando una trappola?

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now