DISTRUZIONE

126 5 0
                                    

Appena arrivata al piano terra, scoppiai in lacrime.
Non mi accorsi di quanto in realtà fossi fragile, fino a quel momento.
A passo svelto andai ai bagni pubblici dell'hotel, mi chiusi dentro, usando la tavoletta del water come sedia.
Appoggiai le mani sul volto, e feci uscire tutto quel dolore che avevo dentro. Sono sempre stata una persona superficiale con la gente. Non volevo stringere rapporti con nessuno, per proteggermi, forse mi merito di stare così.
'Sei una stupida'.
Rimproverai a me stessa.
Avevo lasciato scalare il muro a Marco, e ora merito di stare così, non sono stata prudente e mi sono lasciata andare alle emozioni.
Sentii il telefono squillare, e con sorpresa lessi il suo nome.
"Marco..."
Dissi trattenendo le lacrime.
"Non mi va che stai in giro sola, Charlie potrebbe essere anche qui. Puoi raggiungermi in camera?"
Chiese.
"Non preoccuparti starò attenta."
"No, vieni in camera Summer, non riesco a dormire sapendo che sei in giro da sola."
Abbassai lo sguardo, come se gli importasse davvero. Avrei voluto così tanto che quelle parole fossero sincere.
"Si, arrivo."
Risposi, e poi attaccai.
Asciugai le lacrime, presi un grosso respiro, e andai in camera.
"Ci hai messo poco, eri qua vicino?"
Mi chiese, mentre stava in piedi davanti a me.
Sono così, fragile e ingenua. Non è quello che mi hanno insegnato di essere, ne nella vita, ne all'accademia.
Il mio battito era troppo veloce, le gambe così stanche e mi bruciavano gli occhi.
Vederlo dopo aver sentito quella discussione al telefono, fu struggente.
"Ti senti bene?"
Chiese avvicinandosi.
Ho sempre trovato conforto nei suoi abbracci, fin dal primo giorno sentivo di poter superare qualsiasi cosa, solo guardandolo.
Come quando era in prigione, quando tutto sembrava perso, io non mi arresi, perché lui mi dava la forza di dare sempre di più.
Ora, invece, sentii paura, il suo avvicinarsi mi fece sentire in pericolo. Ero sola, qui, dove nessuno mi conosce, chi verrà a salvarmi, se non lui?!
"Non avvicinarti."
Esordì.
"Summer, ma che ti prende?"
Chiese confuso.
Sentii le lacrime bagnarmi le guance.
Non volevo mostrarmi debole, ma ero distrutta.
Non ne potevo più di tutta questa storia.
Ero in gabbia.
"Se vuoi uccidermi almeno fallo tu, adesso, senza trappole o piani per incastrarmi. Vuoi farmi arrestare? Cosa vuoi!"
Gli urlai contro, mentre la mia voce si abbassava di tono per contenere le lacrime.
"Summer forse la cosa è stata troppo per te, stai impazzendo, perché non... Perché non ti siedi?"
Disse indicandomi il letto.
"Ti ho sentito! Ti ho sentito al telefono. Ho sentito..."
Cercavo di formulare una frase con un senso logico, ma qualcosa non andava in me. Farfugliavo parole.
"... Cosa volete farmi?"
Chiesi quasi sotto voce, non avevo la forza nemmeno di parlare.
Strizzai gli occhi, ma quando li riaprii era tutto annebbiato.
"Summer, siediti per favore!"
Disse Marco facendo un altro passo verso di me.
Ma io alzai la mano verso di lui.
"Fermo!"
Provai ad urlare, ma quello sforzo mi fece venire un capo giro, così mi appoggiai contro il muro.
Mi aveva drogata!?
Sentii le palpebre pesanti.
Non posso chiudere gli occhi, potrei non riaprirli più.
"Summer ti senti bene?"
Stavo sudando, sentivo caldo e la voce di Marco sembrava arrivare da un altra stanza per quando era poco percettibile.
L'ultima immagine fu quella di Marco fare uno scatto verso di me.
Dopo di che, mi lasciai andare e tutto divenne nero.

[...]

Aprii gli occhi molto lentamente, cercai di mettere a fuoco la vista. Le orecchie sembravano tappate.
La luce mi dava fastidio, come se stessi guardando direttamente il sole.
Sono in ospedale?
Non avevo una flebo, ero semplicemente sdraiata su un lettino in una stanzetta tutta bianca.
Finalmente la vista era tornata chiara e i suoi erano limpidi.
Sentii la porta aprirsi, e vidi Marco entrare.
"Mi hai drogata ?"
Chiesi.
Lui aveva un fiore in mano, era un ortensia rosa.
Abbasso lo sguardo.
"Perché devi fare così?"
Chiese quasi sotto voce.
"L'infermiera ha detto che sei troppo stressata e hai avuto un mancamento, ma non hai nulla che non va. Mi dispiace, è solo colpa mia, avrei dovuto tenerti fuori da questa storia."
Non credergli Summer, ricordati di quella telefonata.
"Non voglio vederti, mai più. Tornatene a Milano, io prenderò il treno."
Dissi con tono duro.
"Mi spieghi che è successo? Quando sono andato in camera andava tutto bene."
Chiese confuso.
"Ti ho sentito parlare al telefono."
Marco alza gli occhi al cielo.
"Non pensavo si potesse ferire così tanto qualcuno."
Disse.
"Di che parli?"
Chiesi.
"Sono deluso, arrabbiato, triste e vorrei uscire da questa stanza adesso."
Confessò, mentre si metteva sulla sedia accanto al lettino.
"Volevi svendermi a Charlie!"
Lo rimproverai.
"Non ho voglia di litigare, per cui non ti urlerò contro, soprattutto perché non voglio tu stia male di nuovo."
Ma di che parla?!
"Non ero al telefono con Charlie, ne tanto meno con uno dei suoi scagnozzi, ero al telefono con Tony, uno dei miei più cari amici, proprietario di un ristorante lussuoso, a Torino ovviamente, possiede un furgoncino Volkswagen d'epoca, romantico per i viaggi, volevo portarti un posto a vedere le stelle, purtroppo ci sono stati inconvenienti, ecco perché dicevo quelle cose al telefono."
Qualcuno venga a sotterrarmi viva.
Fate una magia e portatemi lontano da qui.
Esiste la medaglia per la persona peggiore del mondo?
"Guarda..."
disse mostrandomi l'ultima chiamata al telefono, facendomi vedere anche i messaggi mandati a quel Tony, con cui parlava quotidianamente di una vita normale.
Era davvero suo amico...
"Così sei certa che non ho mentito."
Merita molto più di quello che sono.
"Marco... Mi dispiace, davvero, mi sento una totale stronza. Dopo quello che è successo ho iniziato a farmi paranoie e..."
Lui mi interrompe.
"Esatto Summer, dopo tutto quello che è successo, come puoi dubitare di me?"
Chiede, sempre con tono calmo.
"Maledizione, sono io, Marco Mengoni, ricordi? Faccio il cantante, sono una spia che cerca di aiutare le persone."
Aveva ragione.
Era come se per quegli attimi io non lo vedessi più per come è in realtà, come se lui fosse troppo parte delle delusioni della mia vita.
Non sono pronta a tutto questo, non sono pronta ad avere qualcuno accanto.
"Mi odi?"
Lui sospirò.
"Non ti odio... Vorrei solo tu non fossi così distrutta da questa situazione, non avresti pensato male di me, se non avessi conosciuto Charlie."
Abbassai lo sguardo.
Scusami Marco, ti prego.
"Possiamo ricominciare?"
Chiesi.
"Appena ti fanno uscire da qui ti riporto a casa."
Sentii una morsa al cuore.
"No."
"Avevi ragione, è meglio che tu rimanga fuori da tutto questo e da com'è la mia vita al momento."
Quelle furono le sue ultime parole prima di uscire dalla stanza, lasciandomi sola con quel fiore appoggiato sulle coperte sopra le mie gambe.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ