POTERE.

152 5 0
                                    

Quando seguivo Marco Mengoni, come il mio 'cantante preferito', la cosa che più apprezzavo erano le persone.
Da ragazzina ero sempre esclusa da qualsiasi gita o gioco da gruppo, però, quando mi piazzavo sui social, in uno dei gruppi dedicati a lui, scrivevo con tanta gente, non c'era sfida che non facessimo vincere a Marco, alleati contro tutti solo per lui.
Adesso chi c'è invece? Sono di nuovo sola, e anche lui, ma lo capirà solo una volta fuori.
Io e Charlie avevamo deciso cosa dire in tribunale, in fondo era solo una procedura, Marco sarebbe comunque uscito da lì.

"Rey..."
Rispondo al telefono.
"Complimenti Summer, ho saputo che hai risolto il caso, anche se non ti avevo dato il permesso di continuare, mi fa piacere vederti così determinata."
Disse.
Sentii un peso allo stomaco, e iniziai a vedere tutto sfocato, e appena sbattei le palpebre mi sentii il viso bagnato.
Avrei dovuto mentire a tutti.
Marco, Rey, mia madre...
"Grazie Rey."
Fece una pausa.
"Chiamami 'signore' da oggi, io e Connor ci siamo già parlati, sa che in tribunale chiuderai il caso, ti manca solo l'ultimo esame teorico."
Sentii il cuore fare una capriola.
Era quello a cui aspiravo da sempre.
Connor, il mio superiore, sarà fiero di me, non appena capirà quanto in realtà sono stata stupida?
Ma come farò con l'Onda?
"Grazie, signore."
Da quanto ho aspettato tutto questo?!
E adesso, non potrò godermi il mio sogno, vivrò per sempre con questo peso!?
No, devo reagire.

[...]

Stavo provando a studiare al pc, tra circa due mesi ho l'esame, e vorrei passarlo, o tutti quei giorni persi chiusi in casa, sará solo tempo sprecato.
Ma, come ormai da giorni succede, il telefono mi distrae.
"Carcere di Milano, sono Mason."
Mason?
"Domani ci sarà il processo, i giornalisti ci stanno addosso, Summer."
Giornalisti? Era qualche messaggio in codice?!
"Ci sono persone che hanno prenotato dei motel, solo per aspettare Mengoni fuori dal carcere e dal tribunale. Devi fare qualcosa."
Ma cosa potevo fare?
"Non sono la sua guardia del corpo, sapeva sarebbe stato difficile, no?!"
Sentii Mason sbuffare.
"Mi ha parlato di te ogni giorno, di quanto fosse preoccupato, hai fatto tanto per lui, potresti fare l'ultimo sforzo!?"
Ha parlato di me?
"Non so come fare, io posso solo dargli sostegno domani."
Rispondo.
"D'accordo, scusa il disturbo Summer."
Riagganciò.
Ero molto in pensiero per Marco, ma uscito da lì non sarebbe più stato sotto la mia custodia, non potevo fargli pensare che ci sarei stata sempre per lui.
Non siamo amici.
Eppure guarda in che guaio mi trovo.
Ma è mio dovere, dare tutto per un'innocente.

[...]

Quella mattina, non potevo vedere Marco, dovevamo solo incontrarci all'interno del tribunale.
Mi era vietato parlarci prima.
La sala era letteralmente vuota.
Per ora siamo solo io e Charlie, il giudice era già seduto da non so quanto tempo.
Non era una battaglia tra l'innocente e il colpevole.
Perché il colpevole. Era morto. 
È straordinario e allo stesso spaventoso quante persone siano corrotte da organizzazioni segrete.
Le uniche persone che si sarebbero sedute li, erano i finti genitori della ragazza, quella che per tutti era una fan di Marco. Ancora non so, se lui sappia la verità di quella notte.
Non ha voluto nessuno, manager, parenti, amici... Marco era lì solo, aveva solo me e un'avvocato, anche lui parte dell'Onda.
Anche io... Anche io parte dell'Onda.
Non avevamo nessuno contro, nessuno con cui 'batterci', avevamo solo parole, fatti, da mostrare al giudice per scagionarlo.

Quando si aprirono le porte, io ero già seduta.
Era strano che il giudice fosse già li, la procedura consiste che lui sia l'ultimo ad entrare.
Vidi i finti genitori della ragazza entrare, un uomo pelato e grassotrello che teneva a braccetto la moglie dai lunghi capelli ricci e le borse sotto gli occhi.
Subito dopo, senza nemmeno far richiudere la porta, ecco Marco, che entrava a testa bassa accompagnato da due guardie.
Mason, e un uomo mulatto, che sono certa di aver già visto.
La guardia che invece conoscevo bene, mi lanció un'occhiataccia prima di fermarsi davanti alla porta.
Perché Marco aveva le manette?!
Dannazione.
Lui prende posto in mezzo a me e Charlie, mentre l'avvocato era già in piedi.
Si sentivano dei bisbigli, quindi presi l'occasione per chiedere a Marco come stesse.
Non ricevetti risposta.
Nemmeno uno sguardo.
Charlie sembrava quasi un'angelo della morte. Gli occhi azzurri, più chiari di quelli che la maggior parte hanno, e stavano benissimo con i suoi capelli neri. Aveva una camicia bianca con una giacca scusa e la cravatta grigia. Così bello eppure, così cattivo.

"Iniziamo!"
Sentii dire dal giudice alto e robusto.
"Signor Mengoni, lei in precedenza è stato trattenuto per sospettato omicidio. Ci sono i parenti della vittima in sala, in modo che se qualcosa non dovesse essere chiara in rispettiva agli orari della ragazza, loro possono fare da testimoni. Sono qui per dichiararla innocente, se le prove saranno sufficienti. Lei non deve alcun modo interagire con loro."
Dove saranno i veri genitori della ragazza?!
Anche loro erano consapevoli che si sarebbe suicidata in quella stanza d'Hotel, spacciandolo per omicidio ?
Era solo un'adolescente... Aveva così tanto ancora da scoprire.
Forse, era solo quello che voleva, forse non voleva più fare parte dell'organizzazione, e l'unico modo per uscirne, era quello.
"Il mio cliente è stato accusato per ormai un mese, di un'omicidio, di cui lui non sapeva niente, solo perché era la sua stanza, hanno pensato che lui avesse ucciso una sua fan?! È ridicolo."
L'avvocato non era un corrotto.
"Lei è qui per difendere il signor Mengoni se fosse necessario, non è qui a fare l'investigatore privato, ci siamo già noi."
Dice Charlie indicandomi.
"Si sieda."
Disse il giudice all'avvocato.
Il mio intervento non sarebbe stato necessario, Charlie doveva solo dare prove e raccontare tutto come d'accordo.
"Il colpevole è Nenson Petrar.
Un uomo di 40'anni residente a Torino.
Deceduto anche lui, al momento i miei colleghi si stanno occupando del caso."
Esisteva davvero? Si.
Era parte dell'organizzazione. Si è suicidato, non era tenuto a farlo, nemmeno sapeva di questo piano, nessuno sa perché lo abbia fatto.
"Queste sono le foto."
Dice Charlie mentre appoggiava una cartella sulla scrivania del giudice.
"La ragazza è uscita di casa per andare al concerto del signor Mengoni, e, come succede spesso, è andata via prima della fine dell'ultima canzone, per raggiungere l'hotel. Abbiamo la testimonianza della signora che era di turno alla reception."
Dice mentre prende il registratore.
Non ero al corrente di questo dettaglio.
Io avevo parlato con lei, non aveva visto niente, la ragazza non era entrata dalla porta principale.
Il registratore girava e in aula si sentiva il rumore del battito cardiaco, talmente c'era tensione e silenzio.
O forse ero solo io ad essere agitata?
"Signorina Summer. Investigatrice privata del signor Mengoni. Lei ha aiutato in questo caso?"
Mi alzo in piedi.
Le mani sudavano.
"Si, signore, sono sempre stata con Charlie per aiutarlo al caso."
Marco sapeva bene che non era così.
Marco aveva appena capito, che anche Charlie, era parte dell'Onda, e che eravamo appena diventati soci.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora