LA VERITÁ.

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Arrivammo in centrale, dove mi fecero fare quella maledetta chiamata.
"Summer, perché mi chiami da qui? È successo qualcosa?"
Chiede preoccupato.
"Sono in arresto, mi terranno qui due notti, poi ci sarà il processo. Dicono che sono stata arrestata per omicidio, devi aiutarmi."
Dissi sotto voce.
Sentii silenzio per qualche secondo, anche lui stava realizzando la situazione. Sta succedendo tutto così in fretta.
"Ti procuro un'avvocato, potrai parlare con lui e con me prima del processo, arrivo il prima possibile."
Dice.
Si avvicina un uomo che mi prende il telefono dalle mani riagganciando.
"Tempo scaduto, vieni con me."
Disse prendendomi per un braccio.
Era grosso e forte, sarebbe inutile lottare. Per scappare dove ?

[...]

Ero in gabbia.
La cella provvisoria prima del processo.
Un letto scomodo, sbarre fredde e un muro che emana solo tristezza per il suo colore spento.
Non potevo fare nulla.
Stavo lì a fissarmi le scarpe mentre facevo dondolare i piedi sfiorando il pavimento con la suola.
Sentivo il materasso duro come la roccia anche da seduta, come avrei fatto ad addormentarmi?!
'Mia madre si prenderà un colpo.'
Dannazione!
Pensavo che la mia paura fosse essere scoperta per poi venire arrestata. Non è così. Era Ruby la mia paura, quello che le avevo fatto, quello che mi ero fatta in quel preciso momento.
È morta per il foro ai polmoni o è morta perché e soffocata nel suo stesso sangue?
Che differenza fa? L'assassino rimango sempre io.
Mi tormenterà a vita, ma non era auto difesa?
'Certo che no, stavi difendendo Marco, lei forse nemmeno avrebbe sparato.'
Forse...
E se lo avesse fatto invece? Mi sarei torturata con quel peso di non aver provato a salvare Marco, fino al giorno della mia morte.
Quale situazione mi avrebbe distrutta di più...
Samanta è morta fra le mie braccia, ma se al suo posto ci fosse stato Marco?
No, certo che non lo avrei sopportato. Ruby doveva morire, ciò che ho fatto era il male minore.

"Summer."
Sentii la sua voce come aria fresca tra i capelli.
Alzai lo sguardo e lo vidi entrare in cella mentre la guardia gli apriva la porta di sbarre.
Lo abbracciai come prima cosa, poi, scoppiai in lacrime.
"Non dire niente qui, adesso stanno facendo sistemare l'avvocato nella stanza privata, parleremo li."
Annuisco lentamente.

[...]

"Salve Summer."
Disse un'uomo alto e calvo.
Gli strinsi la mano "Sono Daniel."
Mi misi seduta davanti a lui, con Marco sempre al mio fianco.
Conoscevo bene questa stanza, ci ero stata con lui, quando lavoravo al suo caso.
"Non può sentirci nessuno qui, ma ho bisogno che tu sia sincera con me al 100%, solo così posso aiutarti."
Disse stringendosi le mani l'una con l'altra.
"D'accordo."
Risposi, lasciando uscire un grosso peso.
Era il momento di fare i conti anche con me stessa.
"La persona che ti ha denunciata è anonima, ciò significa che ci sarà solo il suo avvocato contro di te. Questo è un punto a nostro vantaggio. Non hanno prove, solo che non hai un alibi di quella notte, punto a sfavore."
Deglutii con sforzo.
Avevo bisogno di acqua.
"Hai ucciso tu Samanta?"
Chiede l'uomo.
'Come racconto la storia di come ho ucciso... Aspetta, Samanta?'
Sgranai gli occhi.
"Non ho ucciso Samanta."
Dissi afferrandomi per l'incredulità.
"Pensavamo fosse per Ruby."
Confessa Marco.
Daniel rimane in silenzio per qualche secondo.
"Puoi raccontare la storia di come è morta, in un tribunale?"
Chiese.
"Certo che no, c'è di mezzo Charlie e la sua organizzazione."
Dice Marco senza lasciarmi rispondere.
"Allora abbiamo già perso."
Conclude.
'Brutto figlio di put-'
"Aspetta."
Disse Marco.
"Non possiamo inventarci una storia?"
L'uomo fece spallucce.
"È la legge ragazzo, bisogna giurare e mentire è contro la legge in questo caso. Se la nostra storia non combacia con la sua, non avremo speranze."
Non posso crederci.
Verrò punita per qualcosa che non ho fatto... Per qualcuno a cui tenevo, nonostante tutto.
Per una ragazza che è morta proprio davanti a me, al quale mi sentivo impotente, debole e fragile.
"Non posso andare in prigione per una falsa accusa, su Samanta oltretutto. Non lo farò."
Dissi decisa, sbattendo il pugno sul tavolino.
"Non puoi dirgli delle organizzazioni."
Ribatte Marco.
"Quindi preferisci che venga arrestata!?"
Certo... Aveva paura di essere riconosciuto come investigatore, spia, e non come cantante.
"Certo che no!"
Dice quasi urlando.
Mi sentii in trappola, ancora una volta dovevo sacrificarmi per lui... Dovevo o volevo? Dov'è il confine delle due cose?!
Non VOGLIO che lui passi una vita orribile per colpa mia, ma non voglio nemmeno andare in prigione per questo motivo...
'Pensa Summer, pensa.'
"Ti trovo un alibi, la storia rimane la stessa, non verrai arrestata e io non sarò riconosciuto come ciò che poi... Beh che in realtà sono."
Corrugai la fronte.
Era rischioso...
"Raccontami come è andata con Samanta."
Disse Daniel.
Così feci.
Gli raccontai di quella ragazza che nonostante sembrasse esserci astio fra di noi, mi salvò la vita.
Non so perché lo fece...Forse per Marco?
Nessuno aveva il diritto di terminare la sua vita... Lei, mi scivolò via.
Vidi i suoi occhi spegnersi, la vidi lottare per non morire. Aggrapparsi alla vita più che poteva, fin che decise di lasciare la presa.
Era ancora nei miei sogni, la vedevo tutte le notti, non è mai andata via.
"È colpa mia."
Confessa Marco mentre stavo parlando.
"Come?"
Chiesi confusa.
"Tu sospettavi di me, facevi bene. Samanta è morta perché ho barattato la sua vita con la mia libertà."
Disse stringendo i pugni.
"Ero sotto effetto di droga, e pensavo solo a sopravvivere, non mi importava di nessuno. Non so perché la sua vita contasse tanto per loro, ma penso che non sia stato casuale che l'abbiano uccisa davanti a lei."
Racconta riferendosi a me.
Avevo Charlie contro e non avrebbe smesso di torturami, mai.
Lo farà fino al mio ultimo respiro.
Marco non ci guardava negli occhi, li teneva puntati dritti sul tavolo freddo.
Capivo benissimo cosa stava provando.
Quel senso di estraneità con se stessi.
Pensare 'l'ho fatto io? Sono stato davvero io a farlo?'
Quel distacco con la realtà dove non capisci più dove arriva il confine della fantasia.
Quel dolore che hai paura di seguirà fino alla tomba.
Chiederti ogni giorno 'avrò fatto la cosa giusta?'
Ma lui era sotto effetto di droga...
Io invece ho ucciso per salvare Marco.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Where stories live. Discover now