10 - È un problema tuo

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Perla uscì dal bagno e sentì, come ogni mattina, le urla di Elettra nella camera di Mirko: il fratellino faceva i capricci per non andare a scuola

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Perla uscì dal bagno e sentì, come ogni mattina, le urla di Elettra nella camera di Mirko: il fratellino faceva i capricci per non andare a scuola. Mentre entrava nella propria stanza, la ragazza si chiese quale scusa stesse inventando: nascondere le cose, fingere di sentirsi male o lavarsi lentamente per prendere tempo? A giudicare dal tono della madre, sembrava non funzionare.

Chiuse la porta e aprì l'armadio beige dando un'occhiata ai vestiti. La sera precedente non aveva preparato l'outfit per il primo giorno di università, perché la sua testa era ancora davanti al locale. Non smetteva di pensare al bacio e una domanda l'aveva tormentata per tutta la notte: cos'avrebbe fatto, alla luce di ciò che aveva visto?

Si era rigirata più volte nel letto per prendere sonno, invano, e nemmeno concentrarsi sull'outfit per quel giorno sembrava distoglierla da quei pensieri. Fissò i vestiti nell'armadio, poi prese i primi che trovò: un jeans strappato e una maxi maglia blu scuro di cotone. Indossati, si rimirò allo specchio e si sistemò i capelli in una coda alta. Si girò di profilo e si toccò il ventre: era presto e non si vedeva nulla, ma pensare che dentro di lei stava crescendo una vita le provocava le vertigini. Poi si concentrò sul viso: aveva camuffato le occhiaie con il trucco che le aveva insegnato Ingrid, ma gli occhi assonnati non mentivano.

Non sapeva se avesse cambiato più volte posizione nel letto o idea: se l'attimo prima pensava che confessare fosse la soluzione migliore, l'istante successivo una vocina l'avvisava di ciò che sarebbe successo e così via, in un loop durato fino all'alba. In vari momenti aveva avuto l'istinto di alzarsi, andare nella camera della madre e di Riccardo e dire la verità, ma qualcosa l'aveva sempre trattenuta. Quella non era una decisione qualsiasi, non poteva essere impulsiva. Era una scelta che le avrebbe cambiato la vita e doveva essere ponderata.

Guardava la mascella in tensione e continuava a chiedersi come si fosse ridotta in quello stato. Poi distolse lo sguardo, per non perdersi di nuovo in quei pensieri che l'avrebbero rigettata nel tunnel dell'insicurezza. Adesso doveva soltanto pensare all'università.

Controllò il display del cellulare e sbuffò notando l'ora: era in ritardo. Un motivo in più per pensare al presente e non rimuginare sulle sue scelte. Indossò le scarpe, prese la borsa a tracolla e uscì dalla camera.

"Mamma, io vado" disse affacciandosi nella stanza di Mirko.

Elettra era in piedi davanti alla scrivania del figlio, lo zaino su una sedia e il diario tra le mani. "A dopo."

La ragazza aggrottò la fronte: dov'erano le raccomandazioni da madre chioccia? Si aspettava un discorso motivazionale e, invece, l'aveva trattata quasi non noncuranza.

Si appoggiò allo stipite. "Controlli che Mirko abbia l'occorrente?"

La donna annuì dopo aver dato un'altra occhiata ai libri. "Sai com'è. Non voglio arrivare in macchina e sentirmi dire che ha dimenticato il quaderno dei compiti, anche se non è vero e vuole solo guardare i cartoni."

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now