60 - Non avrò una serpe in seno

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Viola alzò il mento e continuò a fissarlo col desiderio di entrare nella sua testa e scoprire perché si era intrufolato nell'ufficio di Germana

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Viola alzò il mento e continuò a fissarlo col desiderio di entrare nella sua testa e scoprire perché si era intrufolato nell'ufficio di Germana. Baldo sembrava aver perso l'uso della parola e osservava i panini, come se preferisse nascondersi nel ketchup invece di risponderle.

La ragazza lo squadrava, trepidante all'idea di ricevere risposta, e mise una mano su un fianco rabbiosa. "Non ho tutto il giorno. Cosa facevi nel suo ufficio e perché è pericolosa?"

Baldo strinse le labbra sottili e si voltò verso un piatto decorativo appeso alla parete. S'immerse nei colori spumeggianti tipici del carretto siciliano: verde, giallo, rosso, blu, sfumature che formavano motivi floreali e geometrici. Si perdeva in quel dedalo di gradazioni per non rispondere.

Viola gli si parò davanti col tubetto di ketchup in mano, minacciosa. "Hai perso la parola? Adesso ti ritorna se ti faccio questo..." e sfilò il tappo per usare la salsa contro di lui.

Baldo si difese la faccia con le mani. "No, ma che fai?" Si alzò e si avvicinò all'ingresso della cucina, più per raggiungere una distanza di sicurezza che per scappare. "È che non mi aspettavo me lo chiedessi così."

Viola chiuse la confezione. "La prossima volta ti mando un fax. Mi risponderai prima che cuocia la pasta?"

Baldo alzò le mani in segno di resa. "Q-quel giorno cercavo le chiavi della serra. Germana... ehm, la signora Reina non le lascia mai al loro posto. Dovrei attaccarci un GPS!"

Viola rise. Non per la battuta, ma per l'evidente bugia. "Ricordo con quanta foga cercavi nei cassetti. Sarei in quello stato solo se cercassi qualcosa d'importante. Temevi venisse a sapere che ti avevo beccato... Mi hai detto che dovevo reggerti il gioco!"

Baldo deglutì e, quando Viola si avvicinò, si spostò nella parte opposta del tavolo. "Quella situazione era fraintendibile, ma credimi: cercavo solo le chiavi. Da quanto lavori qui? Dovresti sapere che la signora è sbadata."

Viola si mise una mano sulla fronte, poco convinta. Ciò che diceva era vero: lei stessa si lamentava sempre del suo disordine, come per il tagliere che prima non riusciva a trovare. Eppure aveva visto il terrore baluginare nei suoi occhi quando l'aveva scoperto nell'ufficio. Era diventato così pallido che sembrava fosse di fronte a morte imminente. Non poteva essere per un mazzo di chiavi, doveva esserci altro. Si voltò verso il piano della cucina e mise le listarelle di guanciale in un piatto, per poi riporle vicino alla bilancia. "Non mi fido tanto..."

Baldo rilassò le spalle e si risedette. "Sai anche tu che la signora non ama essere contraddetta. Secondo me comandava suo marito a bacchetta."

"Non è così malvagia" commentò Viola grattugiando il Pecorino Romano DOP. "È solo disordinata, tutti abbiamo dei difetti. A volte il suo carattere autoritario m'intimorisce, ma la stimo per il suo sangue freddo. Vorrei averlo anch'io..." Sentì Baldo sorridere.

"Sei diplomatica, come piace a lei... Non mi stupisce che tu stia durando più dell'altra domestica."

Lei prese il contenitore del peperoncino dalla credenza e si girò verso il tavolo. "Scusa, non ho finito di prepararti i panini." Poggiò la tazza sul piano e cercò della carta stagnola per avvolgergli il pranzo.

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