73 - Non mi piace mentire

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Il cellulare risuonava nell'open space, mentre Perla e l'amica si guardavano in cagnesco

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Il cellulare risuonava nell'open space, mentre Perla e l'amica si guardavano in cagnesco.

Ingrid mise una mano sul fianco. "Sei seria?"

Perla si tappò le orecchie. Voleva che quel suono cessasse, che sua mamma smettesse di cercarla. Desiderava soltanto riflettere, riordinare il marasma nella sua mente tra ricordi e parole. "Ingrid, spegni quel cazzo di cellulare!" Lo indicò, esausta. "Non voglio parlare con mia mamma né tantomeno vederla!" Si alzò e continuò a tapparsi le orecchie, il viso deformato dall'impazienza.

Ingrid sventolò il telefonino. "Prova a essere matura per una buona volta! Tua mamma sarà preoccupata perché non ha tue notizie: è mezzanotte, chissà cosa pensa non vedendoti rientrare."

"Avrà sentito l'audio e giustamente vorrà delle spiegazioni, spiegazioni che non sono in grado di darle!" urlò per scavalcare la suoneria del cellulare. "L'ultima volta che sono stata matura e sincera Riccardo è finito in ospedale!"

La sua amica si sedette su una delle tre poltrone blu elettrico e avviò la chiamata: "P-Pronto?"

Perla mugugnò e iniziò a mangiarsi le unghie, indecisa se chiudersi in bagno fino alla nascita dei gemelli. Spostava il peso da una gamba all'altra, lo sguardo su Ingrid: dalla telefonata dipendeva la sua esistenza.

L'amica mise le gambe a P. "Comprendo la tua preoccupazione." Continuò ad annuire e arrivò addirittura a staccare il cellulare dall'orecchio perché i rimproveri di Elettra le rompevano i timpani. "Aspetta, ti spiego tutto" la interruppe Ingrid per riassumere la situazione. Guardò Perla negli occhi e si massaggiò le tempie. "Ho chiamato io tua figlia... sono appena rientrata a casa e ho trovato un ladro che scassinava la porta. Si è dileguato quando mi ha vista." Aveva pronunciato l'ultima frase a denti stretti, mantenendo il contatto visivo con Perla. Per proteggerla era costretta anche lei a mentire. Elettra iniziò a cambiare tono e a porle domande sulla dinamica dei fatti. "Sì, stava scassinando la porta... No, non credo che sia entrato... Sono arrivata da poco e ho subito chiamato Perla perché mi sono spaventata. Appena l'ha saputo è corsa da me, tanto la cena con i genitori di Guglielmo era finita e stava per rientrare. Sì, ho avvisato i miei, ma anche volendo non potevano tenermi compagnia perché sono in Liguria." Abbassò il capo e si massaggiò una gamba, meravigliandosi lei stessa per la montagna di bugie che stava raccontando nel giro di pochi secondi. "Forse non risponde perché è morto il cellulare. Cosa? Te la passo?"

Perla strabuzzò gli occhi e agitò le braccia in un secco no.

Ingrid si accarezzò la treccia a lisca di pesce, pensierosa. "Ce-certo, subito..." Le mani sudavano, mentre Perla si agitava come se stesse davvero per consegnarle il telefonino. Ingrid diede dei colpetti sul cellulare. "Pronto? Pronto, mi senti? Ti sto per... Scusa, devo riattaccare, mi stanno chiamando i miei. Perla ti aspetta, se vuoi riaccompagnarla a casa." Chiuse la conversazione e tirò un sospiro di sollievo.

La sua amica le si gettò al collo. "Sei un tesoro, hai fatto il possibile per rimandare l'inevitabile! Non so proprio come ringraziarti!"

Ingrid si staccò con degli strattoni decisi. "Sai benissimo che fare." Si alzò e armeggiò con il cellulare per impostare la modalità occupato, in modo che Elettra non potesse parlare con lei se avesse richiamato. "Preparati: tua mamma starà uscendo di casa per venire a prenderti."

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