72 - D'arte e di uomini

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Perla inclinò il capo

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Perla inclinò il capo. "E se dovessero arrivare?"

Angelica alzò le spalle. "Aspetteranno."

Perla si alzò, titubante, e raccolse il tovagliolo cadutole dalle gambe. Lo appoggiò scomposto sulla tavola e seguì la donna nel lato opposto della sala.

Attraversarono un lungo corridoio in cui ritratti di famiglia erano intervallati da finestre bifore, finché la donna si fermò davanti a una stanza. Aprì la porta e indicò l'interno, invitandola a entrare.

Perla obbedì e aggrottò le sopracciglia, disorientata. Lo stile dello studio era minimal: una scrivania, dietro la quale spuntava una libreria mezza vuota, e una sedia in legno. "Non capisco" commentò stupita, ma il suo sguardo si posò su un lato della stanza. Strabuzzò gli occhi, incredula: il muro presentava un trompe-l'œil simile a quello del soffitto della sala da pranzo, così realistico da sembrare una fotografia.

L'affresco rappresentava il ponte Vittorio Emanuele I, che si lasciava alle spalle piazza Vittorio Veneto per andare verso la Chiesa della Gran Madre di Dio. Perla si avvicinò, incuriosita: del fiume sottostante, in cui si rifletteva il verde della collina torinese, le pareva di sentire il profumo; del cielo azzurrino percepiva l'odore di smog. I toni dorati che si posavano sulla chiesa evidenziavano il pronao costituito da sei colonne frontali e l'alto frontone. L'alba di Torino vista dalla posizione privilegiata di due statue alla base della scalinata che portava al tempio. La luce accarezzava la chiesa, ma lasciava in penombra le sculture donando loro un'aria mistica. L'atmosfera surreale era incentivata dal ponte, privo di macchine, il cui realismo la portava ad attraversarlo e raggiungere l'edificio religioso. L'artista aveva raffigurato persino i marciapiedi laterali e il tratto centrale graffiato dalle rotaie del tram.

Perla si stupì di dedicare tanta attenzione all'affresco: gli occhi correvano per controllare se ogni particolare trovava riscontro nella realtà.

Un ghigno di Angelica interruppe la ricerca spasmodica. "Sapevo l'affresco ti sarebbe piaciuto... d'altronde sei un'intenditrice... d'arte e di uomini."

Perla non riusciva a staccare lo sguardo dal trompe-l'œil. Chiuse le palpebre, le riaprì e ripercorse con gli occhi quel ponte che aveva attraversato tante volte con Ingrid e Corrado e che in quel momento le sembrava così esotico. Si sentiva in pace con se stessa contemplando le chiazze dorate che si posavano sulla chiesa e l'azzurrino del fiume e del cielo che gareggiavano in brillantezza. Desiderava accarezzare la balaustra in pietra, percepire i capelli sul volto a causa del vento. Desiderava sparire da quell'ufficio e da quella gabbia dorata.

"Mi tolga una curiosità" cominciò Perla suadente. Quell'affresco l'aveva spogliata di ogni timore nell'affrontare la mamma di Guglielmo, "quanto mi odia da uno a dieci?"

Un assordante silenzio calò nello studio e per un attimo credé di aver solo immaginato la domanda.

La donna si sistemò il coprispalle viola in chiffon. "L'odio è un sentimento così sopravvalutato... Non posso odiare chi non è nei miei pensieri."

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now