Elettra chiuse il soffione della doccia e aprì le ante scorrevoli per uscire dal box, posto in un angolo del bagno al primo piano. Avvolse il corpo in un accappatoio celeste in spugna, i piedi nudi sul tappetino rosa.
Sospirò per rilassare i muscoli e, mentre tamponava delicatamente i capelli con un asciugamano, pensò a quanto stesse bene: si sentiva una persona nuova, come se l'acqua avesse depurato lo stress causato dal lavoro. Per non parlare di Mirko, che invece di fare i compiti pensava sempre a giocare ai videogiochi, e la difficile situazione di Perla.
Si asciugò il viso e si posizionò davanti allo specchio: dietro al suo riflesso scorgeva l'infinita serie di trucchi della figlia, ma in quel momento era più concentrata sul suo volto. Si sporse in avanti e fece alcune facce buffe, un po' per divertimento e un po' per scoprire nuove rughe che rifiutava di nascondere.
Passò una mano sul naso e sfiorò la piccola cicatrice sulla punta. Sembrava un puntino: gli altri difficilmente lo vedevano, ma lei si accorgeva della sua presenza ogni volta che si guardava allo specchio. Continuò a toccare quella cicatrice, con nostalgia, e la mente la riportò indietro nel tempo a quando se l'era procurata.
Più ci pensava, più sentiva il profumo di lavanda dei filari vicino alla pasticceria di famiglia. Ricordava i pomeriggi insieme al fratello, le loro risate, i memorabili momenti passati a nascondersi per gioco sperando che Oscar non la trovasse. Era stato in una di quelle occasioni che si era procurata la cicatrice: lui l'aveva colta di sorpresa e lei, spaventata, aveva sbattuto la faccia contro un albero. Si era messa a piangere così forte che ancora adesso ricordava quanto a lungo l'avesse abbracciata, dopo essersi messo a ridere per la sua sbadataggine. Momenti che non si sarebbero ripetuti, perché lui non c'era più.
Tornata al presente, Elettra si ritrovò la fronte a contatto con lo specchio. Si tirò su e si asciugò una lacrima, frutto del ricordo. Si ripromise che prima o poi sarebbe tornata in quel campo, magari le sarebbero venuti in mente altri momenti vissuti con lui. Era l'unica cosa che poteva fare: cercare di ricordarlo il più possibile.
Mentre si rivestiva, pensò a quanto fosse assurdo che per anni non avevano nemmeno parlato per porgere gli auguri alle feste comandate. La vita era stata ingiusta con loro e crudele era stata la donna che l'aveva portato su una cattiva strada. Elettra non vedeva l'ora di trovare un giorno libero dal lavoro per poter andare in Sardegna e scoprire qualcosa in più sulla morte del fratello, ma i problemi dei figli la frenavano.
Si rigirò tra le mani un braccialetto che Riccardo le aveva regalato mesi prima e sorrise: la vita le aveva portato via il fratello e anche suo marito, ma in compenso le aveva fatto incontrare l'uomo che le aveva permesso di ricredere nell'amore. Infilò il braccialetto e tirò un sospiro: doveva lasciare alle spalle il passato e tornare alla vita quotidiana. Era quasi l'ora di cena e stava aspettando l'arrivo di Riccardo e Perla, nel frattempo avrebbe pensato a cosa cucinare. Magari avrebbe preparato il piatto preferito dell'uomo: i tajarin, anche se doveva verificare di avere abbastanza pasta all'uovo.
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I Segreti dell'Alba
General FictionFinalmente è arrivato il grande giorno per Elettra. Nonostante i fantasmi del passato, lei e il compagno Riccardo sono pronti a sposarsi. La chiesa è addobbata, i musicisti sono al loro posto e gli invitati non vedono l'ora che la cerimonia cominci...