11 - Me ne vado io

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Perla e Corrado camminavano a fatica, per la presenza massiccia di ragazzi che proseguivano lentamente

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Perla e Corrado camminavano a fatica, per la presenza massiccia di ragazzi che proseguivano lentamente. Non tutti erano universitari: alcuni frequentavano il liceo e guardavano con un misto di ansia e paura la porta della vicina scuola superiore. Qualche gruppetto improvvisato bloccava la strada e aspettava di entrare in classe scherzando o parlando delle materie del giorno.

"Non sono mai stata in questa parte di Torino" commentò Perla guardando le vetrine dall'altra parte del marciapiede. Distinse una farmacia, un bar, un negozio di ottica e... Un pullman le passò davanti, intralciandole la vista.

"Guarda laggiù! C'è anche un McDonalds!" esclamò Corrado sognante, indicando l'ultima vetrina della strada. "Chissà quante scorpacciate ci faremo tra una lezione e l'altra!"

Lei lo guardò di sottecchi. "Non entro lì manco morta. Sai che amo il cibo sano. E poi sono incinta, non voglio che il bambino si nutra indirettamente di quelle schifezze."

Il giovane sbuffò e rinsaldò la presa sulla borsa a tracolla verde. "Sei noiosa stamattina, ma non riuscirai a farmi perdere l'entusiasmo."

Dopo qualche metro videro davanti a loro una massa indistinta di ragazzi affollati davanti alla scuola superiore, un edificio giallo la cui facciata mostrava delle scritte realizzate con le bombolette spray.

I due guardavano nostalgici gli studenti: erano passati solo pochi mesi dalla fine delle superiori e in parte rimpiangevano quell'ambiente, ma entrambi, soprattutto Corrado, erano entusiasti di cominciare un nuovo percorso di studi.

Dopo essersi districati in quella matassa umana di zaini, percorsero un breve tratto meno gremito. L'unico pericolo era rappresentato dalle biciclette che sfrecciavano senza avvisare del loro passaggio.

Perla alzò lo sguardo e, dietro all'edificio ocra che delimitava la strada a destra, scorse un palazzone d'acciaio. La luce del sole rimbalzava sui vetri, restituendo l'immagine degli alberi e delle costruzioni vicine.

Quando la visuale fu libera, rimase a bocca aperta. Le persone intorno a lei camminavano a passo svelto senza badare al suo stupore, ma lei non riusciva a distogliere lo sguardo da quella moltitudine di finestre in cui si specchiava il cielo terso. Ecco Palazzo Nuovo, in tutta la sua maestosità.

Corrado notò l'espressione sorpresa di Perla. "Ti piace?"

"Sì" rispose lei, in stato catatonico. "Dal vivo è tutt'altra cosa. Sembra molto più grande!"

"E non è finita qui" aggiunse lui prendendole un braccio e stendendo quello libero verso ciò che li circondava.

La ragazza si accorse di essere arrivata in una piccola piazza: sulla destra troneggiava Palazzo Nuovo e a sinistra si apriva una lunga via costellata di dehors. Ciò che più la colpì era una scultura a pochi passi da loro, che sembrava parlare ai ragazzi che le passavano accanto. Rappresentava due visi, uno dritto e uno rovesciato, incastonati e immortalati nell'atto di gridare. Una visione speculare, i cui volti portavano le mani alla bocca per convergere le loro urla.

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now