82 - Così vuole Dio

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Elettra batté le palpebre, incredula

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Elettra batté le palpebre, incredula. Per un istante aveva rivisto gli occhi celesti del suo compagno. Era solo immaginazione? La mente le aveva giocato un brutto scherzo oppure era uno dei movimenti involontari di cui i medici le parlavano?

"Riccardo... mi senti? Amore mio..."

Si chinò per arrivare a pochi centimetri dal respiratore. Per la seconda volta, le palpebre dell'uomo si schiusero e rimasero aperte per secondi.

Elettra prese una mano del compagno. "Amore mio, luce dei miei occhi, mi senti? Sei in ospedale, s-sono con te."

Accarezzava le sue dita, come l'unico appiglio per non cadere nel vuoto. Forse si stava immaginando tutto ed era intrappolata in uno dei sogni tormentati che affollavano le sue notti agitate. Era certa solo di una cosa: non avrebbe lasciato quella mano per niente al mondo.

Le dita di Riccardo, dapprima molli, s'irrigidirono e si chiusero nella sua stretta. Elettra sentì una lacrima cadere sulle lenzuola bianche. Non poteva essersi immaginata quel contatto: era troppo reale. "Amore, sono qui, sempre con te."

Si sforzava di pensare lucidamente, ma aspettava da così tanto quel momento che adesso non riusciva a fare altro che stringere la sua mano. Si abbassò per baciarla. Doveva convincere Riccardo a restare vigile, per fargli riprendere familiarità con il mondo circostante. "Tesoro mio, eravamo preoccupati per te."

Gli rivolse un ampio sorriso e vide Riccardo sospirare, gli occhi aperti e lucidi... lucidi per l'emozione, per le medicine, per aver combattuto contro l'oblio. Per essere riuscito a ritornare da Elettra, dalla sua famiglia.

Lei gli accarezzò una guancia. "Ci siamo spaventati, sai? Ma tu sei un combattente, eravamo certi che saresti tornato da noi." Restò qualche secondo a guardarlo e lo notò roteare gli occhi da una parte all'altra del campo visivo, la testa immobile. "Sei in ospedale, hai avuto un incidente mentre eri in casa. Ora però il peggio è passato, amore."

Il cuore di Elettra batteva così forte che lei non riusciva nemmeno a sentire la propria voce. Le doleva la testa, sentiva le gambe molli e i muscoli stanchi. Era come se anche lei fosse finalmente giunta alla fine di una maratona da cui era uscita vincitrice. Spossata ma sollevata. Euforica ma senza forze. Persino i monitor circostanti stavano gioendo: suonavano la melodia di un uomo che aveva sconfitto la morte grazie ai medici, alle preghiere, all'amore di una donna – la sua – che si era annullata per lui.

"Avverto subito i medici!" esclamò trionfante.

Elettra gli poggiò la mano sul letto e uscì a grandi falcate.

***

Riccardo chiuse e aprì gli occhi varie volte, i sospiri sempre più profondi. Nonostante fosse intontito e avesse la vista coperta da una patina grigiastra, aveva distinto i folti capelli ricci di Elettra. Tentò di tirarsi su, ma le gambe e le braccia obbedivano a una forza superiore che imponeva loro di restare ancorate al letto.

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now