30 - Andiamo a scoprirlo

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Mentre l'auto di Diego percorreva il lungo viale alberato, Corrado appoggiò la schiena al sedile vicino al guidatore

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Mentre l'auto di Diego percorreva il lungo viale alberato, Corrado appoggiò la schiena al sedile vicino al guidatore. "Sei mai stato in quella discoteca?" Gli aveva chiesto la prima cosa che gli era venuta in mente, per rompere il silenzio che si era formato da quando era entrato in macchina. Era stato più forte di lui: vedere il suo amico ben vestito era una gioia per gli occhi e non era riuscito a spiccicare parola se non monosillabi. Com'era possibile che una persona conosciuta da meno di un mese potesse provocargli un effetto simile?

Diego increspò la fronte, concentrato sulla guida. "Mi pare di averti detto che l'inaugurazione della discoteca è stasera, quindi non ci sono mai stato."

"Già, è vero" rispose Corrado voltando lo sguardo verso degli alti palazzi, la cui visuale era interrotta dagli alberi. Si grattò il collo, nervoso, e passò una mano sul colletto della polo nera. Sospirò ripensando ai tentativi di Ingrid e Perla per convincerlo a indossare qualcosa con cui si sentisse a suo agio. Alla fine avevano rinunciato, visto che stavano quasi per litigare per una questione futile come il vestiario. I suoi occhi piccoli e neri tornarono sulla strada. "Ma almeno conosci quella zona?" Odiava il silenzio, spezzato solo dal motore della Mazda e delle altre auto.

Diego spostò lo sguardo sul telefonino, posto sul portacellulare magnetico attaccato al cruscotto. "Più o meno. Per ora conosco la strada, poi al massimo guardo sul navigatore."

"Posso aiutarti?" chiese Corrado prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans scuri.

"Faccio io, tranquillo" lo rassicurò l'amico con un impercettibile sorriso.

Corrado si sentì in fiamme per il suo tono dolce. Quel timbro caldo e rassicurante colpiva ancora, mandandolo in estasi. Si girò verso di lui e, grazie alle luci dei lampioni che si posavano a intermittenza sulla sua figura, continuò a pensare a quanto fosse stato fortunato ad averlo conosciuto. Quel ragazzo era bello anche quando guidava: le mani che stringevano con determinazione il volante, le braccia muscolose coperte dalle maniche della camicia sportiva di cui non riusciva a capire il colore, forse azzurra o verde, e una guancia paffuta in penombra. Corrado inclinò il capo e con la coda dell'occhio si soffermò sulle sue gambe, per poi salire sempre di più e...

"Cos'hai da guardare?" lo interruppe Diego.

Solo in quel momento Corrado si rese conto che erano arrivati al semaforo e si sistemò meglio sul sedile. "Niente, niente."

Il ragazzo continuò a sorridere. "Hai paura che ci perdiamo? Tranquillo, non succederà."

Le labbra di Corrado si aprirono in una risatina isterica e frenò la lingua dall'esprimere il suo dispiacere. Avrebbe preferito passare la serata in auto accanto a lui piuttosto che in un luogo affollato. Di sicuro avrebbe saputo come divertirsi.

"Perché non accendi la radio?" domandò Corrado per frenare quei pensieri. Non gli era mai capitato di fantasticare così su un ragazzo che conosceva di persona ed era a disagio.

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