24 - Fatti gli affari tuoi

140 30 131
                                    

Perla era sul tram, la testa appoggiata al finestrone e lo sguardo che rincorreva la facciata dell'antico palazzo adiacente

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Perla era sul tram, la testa appoggiata al finestrone e lo sguardo che rincorreva la facciata dell'antico palazzo adiacente. Le mani stringevano il cellulare dal quale spesso ascoltava la musica, ma quel giorno non ne aveva voglia. Era inutile: troppi pensieri che nemmeno la canzone più assordante avrebbe placato. Poi le gambe tremavano, come mai prima. Cercava di rimanere immobile, ma quella sensazione fastidiosa sembrava prendersi gioco di lei. Se avesse dovuto alzarsi, sarebbe caduta come una pera cotta.

Distolse gli occhi da quell'antico palazzo e si guardò intorno: dei ragazzi sghignazzavano mostrandosi il cellulare, una signora leggeva un volume che faticava a tenere in mano e un'altra conversava con la vicina. Magari quest'ultime non si conoscevano, ma il fatto di condividere quella tratta le portava a chiacchierare per far passare il tempo.

Perla tirò un sospiro profondo e continuò a guardare il panorama, cullata da voci e suoni. Adorava i mezzi pubblici, anche quando erano così affollati che sembravano scatole di sardine. Amava osservare chi la circondava, studiare i tic, entrare nelle loro teste. Più volte si era fatta beccare e anche se avrebbe voluto sotterrarsi era pronta a ritentare.

Tra le sghignazzate dei ragazzi, la conversazione delle due donne e il rumore delle cuffie dietro di lei, distinse due voci: entrambe maschili, una baritonale e una acuta. Si voltò per vedere chi l'aveva attirata con quei timbri particolari e vide a qualche metro di distanza un bambino seduto tra le braccia del nonno. Il bimbo si aggrappava al suo collo come se volesse strozzarlo, ma aveva soltanto paura. Forse era spaventato per la forte velocità del mezzo o era la prima volta che vi saliva. Una donna gli disse qualcosa e il bambino, in tutta risposta, spostò il viso dalla parte opposta.

Il nonno gli consigliò: "Dai, Pippo, non fare così. Dille ciao."

Le ultime due parole sorpresero Perla, che si girò e riappoggiò la testa al finestrone. Dille ciao, una frase che fece affacciare le lacrime sui suoi occhi stanchi. La mente era esplosa: ogni ricordo su Guglielmo, Elettra, Riccardo, la gravidanza e persino il luogo in cui stava andando era distrutto.

Sentiva nel cuore una voce famigliare sussurrarle Dille ciao. Quella di zio Oscar, i baffoni e i capelli bianchi che si ostinava a tingere. Ricordava ancora quel giorno in cui lei portava a spasso la sua bambola preferita e all'improvviso aveva iniziato una corsa improvvisata spingendo il passeggino. A un certo punto la sua compagna d'avventure era caduta, lei l'aveva raccolta e una signora si era complimentata per le attenzioni rivolte alla bambola. Lei aveva sorriso, paonazza, e lo zio era sopraggiunto. "Dille ciao."

Era l'ultimo ricordo di lui, da quel pomeriggio non l'aveva più rivisto. Il giorno dopo sua mamma le aveva raccontato che si era trasferito in un luogo lontanissimo e l'aveva stretta forte.

"Zio Oscar..." bisbigliò.

Le piaceva pensare a quell'uomo così dinamico, ma poteva parlarne solo coi nonni. La madre non era mai stata contenta di ricordarlo, o almeno questa era l'impressione di Perla quando accennava a lui. Abbassò lo sguardo: se zio Oscar fosse stato lì, avrebbe saputo aiutarla. Sentì una scarica d'adrenalina e rialzò gli occhi, decisa: la sua priorità era dare felicità a quel bambino. L'avrebbe protetto da ogni interferenza, sempre. Nelle vene di Perla scorreva anche il sangue dello zio, perciò doveva trovare il coraggio di andare avanti.

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now