83 - Bel braccialetto

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Vivere una notte insonne

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Vivere una notte insonne. Esperienza che Perla aveva provato varie volte in quei mesi, per il senso di colpa che la divorava quando appoggiava la testa sul cuscino. Ma quella nottata si era rivelata molto più turbolenta.

Dopo una cena veloce, Perla ed Elettra consolarono Mirko, che non smetteva di piangere e ripeteva di voler abbracciare Riccardo. La stessa reazione avuta anni prima alla morte del padre. Ogni tanto Elettra si staccava per avvertire i familiari del compagno: la notizia si sparse a macchia d'olio e fu costretta a spegnere il cellulare per evitare la marea di parole tra condoglianze, domande e ricordi.

Anche Perla dovette rispondere a una lontana parente che, all'oscuro delle condizioni di Riccardo, sembrava non capacitarsi delle cause dell'incidente. La ragazza resistette alla tentazione di scagliarsi contro di lei, nonostante lo sforzo fatto nel ricordare l'accaduto.

Perla si vergognava a piangere davanti a sua madre e che potesse asciugarle le lacrime ignorando il motivo del pianto: non uno sfogo per il triste destino di Riccardo, ma l'unico modo per esprimere la rabbia per essere una delle cause scatenanti del coma. Lei non smetteva di visualizzare quella scena ogni volta che saliva la scala a chiocciola. Per non parlare del mal di schiena, dei conati di vomito e del dolore alle gambe che si erano acuiti. Era come se i gemelli sapessero tutto e volessero fargliela pagare, impazienti di nascere e maledirla.

Da qualche ora Perla non era più la stessa e probabilmente non lo sarebbe più stata. Mentire alla madre per mesi l'aveva portata a diventare un'altra, ma sapere di aver provocato la morte del padre dei propri figli era una sofferenza troppo forte da accettare. Il senso di colpa l'avrebbe accompagnata per sempre, come pesanti catene ai piedi: ogni passo, gesto e pensiero da quel giorno in poi sarebbero stati filtrati dalla consapevolezza di essere un'assassina.

Guglielmo le aveva ripetuto nelle settimane precedenti di non doversi addossare alcuna colpa, perché Riccardo era inciampato da solo su quel borsone e nessuno avrebbe potuto prevedere una fatalità come quella, ma se Perla non avesse parlato al ragazzo del suo tradimento...

"Se... se... se..."

Perla si ritrovava a sussurrare quella congiunzione di valore ipotetico anche senza accorgersene: le era successo a cena, mentre consolava Mirko o quando era al telefono con i parenti. Nonostante pensasse ad altro, prima o poi la mente e il cuore tornavano lì e continuavano a fare ipotesi su come sarebbe cambiato il destino senza la rivelazione a Guglielmo del tradimento o l'arrivo tempestivo di Riccardo.

Dopo ore dalla notizia, Perla aveva smesso di piangere. Sentiva un peso che coinvolgeva anche il condotto lacrimale: i movimenti rallentati, i suoni attutiti, la voce distaccata. Le sembrava di vivere al di fuori da se stessa: era un'altra Perla, incapace di consolare Mirko e impotente davanti a Elettra. Sua mamma era stata così forte da reggere sulle spalle il dolore per la morte del marito, ma riattraversare quel tunnel di sofferenza sarebbe stato impossibile.

Elettra era la prima ad aver bisogno di aiuto e faceva di tutto per non rimanere sola. Perla voleva offrirle il suo sostegno, ma ormai si era creato un solco così profondo tra loro che i suoi abbracci la infastidivano: sapeva di non meritarseli e di essere la ragione del suo male, nonostante Elettra non ne fosse a conoscenza. La madre credeva che loro fossero unite nel dolore, ma erano divise da dolori diversi. Elettra se la prendeva con Dio per ciò che era successo e Perla solo con se stessa per essere stata così sciocca, testarda e opportunista, perché per non affrontare le conseguenze delle sue azioni aveva posticipato l'inevitabile e adesso ne stava pagando il conto.

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⏰ Last updated: Jan 07 ⏰

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