70 - Sarà meglio per te

52 9 43
                                    

Mirko inclinò il capo, confuso: la scultura a pochi passi da lui era alta almeno tre metri

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Mirko inclinò il capo, confuso: la scultura a pochi passi da lui era alta almeno tre metri. La forma ricordava il numero sei, con la pancia rivolta verso sinistra. Si avvicinò, incuriosito; la scultura grigia era percorsa da una linea bianca che ricordava un tratto stradale. Pareva esserci una frase, ma gli scarabocchi la rendevano illeggibile.

Mise un piede sullo scalino davanti all'installazione artistica, ma sua madre lo richiamò. "Mirko, cosa volevi fare? Potresti farti male se arrivassi in cima e cadessi da quell'altezza." Allungò un braccio sulla panchina. "Ci manca solo che debba ricoverare anche te." Si schiarì la voce per mascherare il tremolio e assottigliò gli occhi verso la fine del viale alberato. "Presto Gaia e Monia saranno qui" e guardò se la sua amica le aveva scritto un altro messaggio.

Mirko si sedette vicino a lei, le mani puntate sulle gambe. "Riccardo... si riprenderà?"

Elettra sospirò, pentita di quell'allusione all'ospedale: Gli passò una mano tra i capelli corti e scuri. "Certo, amore. Riccardo lotterà fino all'ultimo."

Dovette raccogliere tutte le energie di cui disponeva per rassicurarlo: era la prima ad arrendersi di fronte alle parole dei medici. Il dottore le aveva spiegato che Riccardo era passato dal coma allo stato vegetativo: non aveva consapevolezza di sé e, nonostante un minimo movimento degli occhi o degli arti, non poteva rispondere a stimoli esterni.

Strinse una mano a pugno e avvolse il figlio tra le braccia, per poi cospargergli la fronte di baci. Quella situazione le stava insegnando a non dare niente per scontato, a fare ciò che sentiva perché non sapeva cosa il destino le avrebbe riservato per la giornata successiva. Era assurdo come Riccardo, atletico e in salute, fosse finito in ospedale per essere inciampato su un borsone e aver battuto violentemente la fronte. Voleva dare a Mirko tutto l'affetto che a volte non era stata in grado di dimostrargli per stanchezza.

"Mamma... così mi soffochi..." bofonchiò, le guance arrossate.

Elettra sbatté le palpebre per rispedire indietro le lacrime. "Ti voglio così bene che non basta una vita per dimostrartelo."

Lui si accoccolò tra le sue braccia. "Mi spieghi perché le persone a me vicine si fanno male? Prima papà, adesso Riccardo... Il problema sono io?"

Elettra sentì il cuore spezzarsi. Gli accarezzò i capelli con movimenti delicati. "Riccardo non farà la fine di papà, è una promessa. Ti fidi della mamma?" Si abbassò all'altezza del suo viso e gli fece una linguaccia per farlo sorridere. Proseguì col solletico al collo e lui rise di crepapelle: lo stesso sistema usato dal padre per sollevargli il morale da piccolo.

"Qui c'è gente che si diverte!" esclamò Gaia, a qualche metro da loro. Da una parte teneva la figlia per mano e dall'altra rinsaldava la stretta sulla borsa trapuntata con catena.

Mirko si scostò, infastidito di essere stato disturbato, ed Elettra salutò l'amica con due baci sulle guance. "Finalmente ci vediamo!" Si abbassò all'altezza di Monia. "Ciao principessa."

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now