16 - Fiammetta

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Perla camminava nel corridoio dell'università, dalle vetrate scorgeva la Mole

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Perla camminava nel corridoio dell'università, dalle vetrate scorgeva la Mole. Un'altra giornata era cominciata e l'ennesimo sbadiglio era stato represso. Mentre si dirigeva verso l'aula 1, le palpebre si appesantirono e per poco non sbatté contro lo stand del Teatro Stabile di Torino.

Sbadigliò nuovamente e ricominciò a camminare. Non aveva chiuso occhio tutta la notte. Erano passate quarantotto ore da quando aveva scoperto di essere incinta e non aveva ancora un piano definito su come avrebbe passato la gravidanza: fino a quando avrebbe potuto nascondere alla madre il suo stato interessante? Il giorno prima, dopo aver parlato con Riccardo, aveva richiamato il ginecologo e aveva fissato un appuntamento per il lunedì successivo. Cos'avrebbe fatto nel frattempo?

Vide in lontananza l'aula 1 e si stropicciò gli occhi. Quella notte era stata tentata di alzarsi e rivelare tutto alla madre. L'avrebbe presa per pazza, ma non le importava: voleva soltanto dire la verità. Però poi aveva pensato alle conseguenze ed era rinsavita. La sensazione di essere arrivata a un punto di non ritorno s'insinuava torbida nei suoi pensieri. Doveva continuare a camminare e... entrare nell'aula.

Scese i gradini tenendosi al muro per non cadere: Corrado aveva notato quanto fosse stanca e le aveva chiesto se fosse sicura di andare a lezione. Lei aveva detto di essere pronta ad affrontare una nuova giornata in università. Quello era l'unico posto privo di pericoli.

Diede una rapida occhiata all'immensità dell'aula dalle pareti verdi e poi, tra le teste dei suoi compagni di corso, distinse gli inconfondibili capelli blu elettrico della ragazza che Guglielmo aveva baciato due giorni prima. Appena la vide, si fermò: la convinzione di aver allontanato i suoi problemi era stata una mera illusione. C'era sempre qualcosa o qualcuno che le ricordava che si stava comportando da idiota.

Si avvicinò a una delle panche della parte superiore dell'aula, per poi concentrarsi ancora su quella ragazza. Se voleva ottenere qualche informazione sul suo rapporto con Guglielmo, doveva comportarsi solo in un modo. Si passò una mano sulla fronte: si odiava per quello che stava per fare, ma era l'unica soluzione. Rinforzò la presa sulla borsa a tracolla blu e scese i gradini per arrivare alle prime file dell'aula. La stanchezza era sparita, oscurata dall'adrenalina. Il cuore le martellava il petto, come dicesse che si stava impegolando in un guaio più grande di lei, ma non poteva fare altrimenti. Prima era arrivata alla conclusione di aver raggiunto un punto di non ritorno e di avere solo la possibilità di andare avanti, e così sarebbe stato.

Era giunta all'altezza della terza fila e non aveva staccato gli occhi dalla ragazza, come un corvo con la preda: il suo obiettivo guardava il cellulare. Magari chattava con Guglielmo, quella sembrava la schermata di WhatsApp.

"Ciao" disse in un sussurro. Avrebbe dovuto usare un tono più risoluto, invece era uscito un verso simile a quello di una persona insonne. "Posso sedermi vicino a te?"

La ragazza la guardò interrogativa. "No!"

Perla s'irrigidì. Tutte le elucubrazioni mentali erano state spezzate dal suo timbro deciso.

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now