29 - Una discoteca

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Perla abbassò lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia

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Perla abbassò lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia. Come poteva essere stata così avventata? "Cosa? Non ho capito..."

"Ti ho chiesto" rispose Fiammetta a braccia conserte, "come sai che il ragazzo di cui sono invaghita si chiama Guglielmo."

Perla alzò il mento come se sentisse una lama sul collo. "Non l'ho fatto apposta... Camminiamo?"

Mise un piede in avanti, ma Fiammetta le si parò dinnanzi: gli occhi azzurri sembravano studiarla come un animale da laboratorio. "Cosa non hai fatto apposta?"

Perla se ne uscì con una risata isterica. "Mi hai scoperta, scusa." Poteva giurare di sentire i propri neuroni alla ricerca di una risposta a quella domanda. Non la verità, ma una bugia senza strascichi.

La sua amica alzò un sopracciglio dritto e allargò le braccia. "Ehi, è solo una domanda. Non volevo intimidirti... È strano che tu sappia come si chiama... Te l'ho detto io?"

"Probabile" rispose mettendo un dito in verticale. Doveva cogliere quell'occasione per far atterrare il discorso in altri lidi. "Ma è normale che non te lo ricordi. Sapessi quante cose dimentico io!"

Fece un urletto imbarazzato, un misto tra la disperazione e il sollievo. Proseguì di qualche passo, per poi sentire la sua amica riflettere: "Strano che me lo sia lasciato scappare, sono molto riservata."

"L'ho notato" si lasciò sfuggire Perla osservando le persone dall'altra parte del marciapiede. "Infatti parliamo solo di università." Deglutì, accorgendosi della contraddizione: se l'oggetto dei loro discorsi erano le lezioni, come poteva aver citato quel ragazzo? Per deviare altri sospetti alzò le mani. "Ora te lo dico, ma non arrabbiarti."

Fiammetta arrivò con un passo più lungo vicino a lei e continuarono a camminare. "Fosse per me, avremmo già cambiato argomento. Possono capitare a tutti delle dimenticanze."

Il tono di voce però non convinceva Perla: sentiva che parlava così solo per chiudere quella faccenda, ma il sospetto si percepiva da ogni lettera. O forse gli ormoni vedevano pericoli ovunque. "Qualche giorno fa ho sbirciato il tuo cellulare mentre eri in bagno" spiegò piano per dare autenticità all'ennesima menzogna. "L'hai lasciato sulla panca, ho visto dei messaggini sullo schermo e mi è sembrato di leggere Guglielmo." Si voltò per studiare la reazione: doveva sperare che non avesse attribuito al contatto di quel ragazzo qualche nomignolo al posto del nome di battesimo.

Il sollievo si dipinse sul suo volto quando la ragazza sorrise. "Credevi di innervosirmi? Capita, tranquilla."

Perla sorrise, lieta di aver allontanato ogni sospetto.

"Anche se, per leggere il nome, avresti dovuto guardare il cellulare da vicino."

"Facevo proprio quello." Vedendo l'espressione perplessa di Fiammetta, proseguì: "Voglio comprare un cellulare a Mirko e il modello del tuo telefono era perfetto."

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