37 - Devo parlarti

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Finita la visita di controllo, Viola si guardò intorno per ricordare come uscire dall'ospedale

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Finita la visita di controllo, Viola si guardò intorno per ricordare come uscire dall'ospedale. Fatta mente locale, rinforzò la presa sulla borsa e si mise in marcia.

Medici e pazienti affollavano i corridoi e lasciavano spazio alle barelle e alle sedie a rotelle. La struttura era un viavai di volti, alcuni colmi di speranza e altri spenti dalla sofferenza, le orecchie che carpivano stralci dei discorsi degli sconosciuti.

Giunta al piano terra, Viola camminò spedita, una cartella in mano che conteneva gli esami effettuati. Quando era vicina all'uscita, sentì una voce pronunciare il suo nome. All'inizio non vi badò, ma all'ennesimo tentativo voltò il capo: vide una giacca fucsia che spiccava rispetto al beige delle pareti e al bianco delle divise ospedaliere e un braccio alzato che sembrava richiamare la sua attenzione. Corrugò la fronte e si avvicinò sospirando dal naso. Magari le era caduto qualcosa e quella persona voleva gentilmente farglielo notare.

Quando si fece largo tra le persone, vide una donna dal sorriso smagliante e i capelli ricci che le gonfiavano il capo, facendola sembrare più alta.

"Ciao!" la salutò calorosamente la sconosciuta stringendole la mano.

Viola rimase bloccata da quell'atteggiamento così confidenziale. Forse era una cliente del bar che l'aveva riconosciuta? Di solito aveva una buona memoria fotografica, ma quella donna non era presente nel suo archivio mentale.

"Ciao..." replicò, gelida.

La donna si accorse del suo distacco e alzò le mani. "Scusa, forse non ti ricordi di me. Sono Elettra, ho chiamato i soccorsi quando tu eri... Sì, insomma, hai capito."

Viola si grattò la fronte e poi fece un passo indietro.

Elettra insistette: "Sono venuta a farti visita quando i medici me ne hanno dato la possibilità, ma eri ancora intontita dagli antidolorifici..." Le mise le mani sulle spalle. "Sono contenta di vederti meglio!"

Viola si ritrasse, disturbata da quel contatto. Più cercava di capire chi fosse, più nella sua mente si formava un grande punto di domanda. Il padre le aveva detto che era stata una donna a salvarla, ma non si ricordava di lei. "E tu mi hai riconosciuta in tutto questo casino? Sei un segugio, altrimenti non si spiega."

Elettra alzò le spalle. "Ho una figlia della tua stessa età ed ero molto preoccupata per le tue condizioni, è normale che ti abbia riconosciuta. Tuo papà mi aveva fatto vedere delle tue foto mentre aspettavamo..."

Viola spezzò il suo entusiasmo con un mesto sorriso. "Stava preparando il mio ricordino, scommetto."

Elettra mise le braccia conserte. "No, perché?" Con un braccio indicò due sedie libere. "Ti va di sederci un attimo?"

Viola rinforzò di nuovo la presa sulla borsa. "Qui no, non possiamo andare da un'altra parte? A prenderci un caffè."

Elettra guardò verso la parte opposta del corridoio. "Lo farei, ma papà sta facendo un esame e lo sto aspettando. Se hai fretta..."

I Segreti dell'AlbaWhere stories live. Discover now