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Nonostante sapessi perfettamente che sarei arrivata in ritardo nel momento in cui ho deciso di parlare con Donny Lang nell'edificio della facoltà di Scienze, mi ci vogliono almeno cinque minuti per decidermi a suonare il campanello della residenza della Kappa Sigma. Ho una leggera sensazione d'ansia al pensiero che Eric potrebbe regalarmi una sfuriata simile a quella di oggi alla Risley. Allo stesso tempo, però, l'idea di fargli perdere la calma mi provoca solo felicità.

Non è Eric ad aprire la porta davanti a me, ma Kyle. Mi sorride sorpreso, prima di salutarmi. « Cosa ci fai qui a quest'ora?» inquisisce curioso, subito dopo muove un passo indietro per farmi entrare.

Lo supero stringendo il mio caffè in una mano, il laptop al petto, lo zaino in spalla mentre il cellulare nella tasca della mia giacca continua a vibrare. « Devo lavorare ad un progetto con Eric.»

« Oh.» mormora confuso, mentre chiude la porta alle mie spalle. « Sa che saresti venuta qui?»

« Mi ha costretta, sono in ritardo di venti minuti.»

« Ehm...»

« Cosa?»

« È tornato dagli allenamenti dieci minuti fa, Luna.» spiega Kyle, mentre io rimango ferma al mio posto elaborando le sue parole e quello che comportano: Eric mi ha detto di venire qui alle otto e mezza solo perchè sapeva che sarei stata in ritardo e non aveva intenzione di sprecare tempo ad aspettarmi. Mi ha mentito.

Come se fosse stato chiamato, Eric scende le scale nemmeno un minuto dopo, i capelli castani umidi, per la doccia che si è concesso tutto il tempo di farsi, addosso una t-shirt scura e pantaloni della tuta grigi. « Morland.» mormora, prima di superare l'ultimo scalino e dirigersi verso la cucina.

Lo seguo irritata. «Sapevi che sarei arrivata in ritardo.» affermo, mentre lui si accomoda ad uno degli sgabelli del bancone ed apre il portatile posato sopra al marmo; recupera lo zaino accanto e ne tira fuori un quaderno ed una penna.

« Era matematico, sì.».

Lo fronteggio dall'altra parte del bancone. « Non posso crederci, cosa sarebbe successo se fossi arrivata in orario?»

« Immagino che per una volta avresti capito cosa significa dover aspettare qualcuno.» dice senza battere ciglio, subito dopo il suo sguardo si sposta sul mio caffè. « Sai che sono quasi le nove di sera?»

« E quindi?»

« Se hai intenzione di dormire ti consiglio di buttare quella roba.» mormora, mentre io accenno un sorriso e prendo un sorso della bevanda calda. Cerco di trovare un modo per dirgli che questo è il mio quarto caffè oggi perché so, lo so, che lo farebbe impazzire. Stringe leggermente gli occhi, irritato, ma senza aggiungere altro torna a concentrarsi sul computer, mentre io poso il mio sul bancone insieme al caffè, sfilo lo zaino e mi siedo sullo sgabello di fronte al suo.

Mentre aspetto che il laptop si accenda, tiro fuori il cellulare dalla tasca e scorro le notifiche: LeBron e Bea sono i mittenti principali, non ho ancora avuto modo di dare un'occhiata alle notifiche di Instagram e sono convinta di avere un centinaio di messaggi in arretrato nelle chat archiviate. Anche se so che ci vorranno più di venti minuti, mi delude non vedere un indirizzo da parte di Donny Lang.
Eric si schiarisce la voce, costringendomi a concentrarmi su di lui e notando che ora ha allungato una mano nella mia direzione, il palmo rivolto verso l'alto.
« Cosa?» chiedo confusa.

« O spegni il cellulare o me lo dai finché non abbiamo finito.»

« Non sei serio.»

« Sono serio.» la sua espressione è impassibile, tranquilla ma determinata.

Fallen from the sky with Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora