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Sento gli occhi bruciare mentre tento di leggere ciò che c'è scritto sul libro di fronte a me, mentre il silenzio della biblioteca sembra più assordante ogni secondo che passa, più pesante ad ogni minuto eppure so, so perfettamente che rimanere chiusa in camera mia non sarebbe stata la soluzione. Mi sono costretta ad uscire dopo una notte quasi insonne, passata a fissare il soffitto, a rendermi conto di quanto mi facesse male il cuore, di quanto tutto possa cambiare nel giro di poche ore.
Concentrarmi sullo studio, ora, mi sembra la cosa giusta da fare. Se solo riuscissi a capire una parola di quello che sto leggendo.

Un bicchiere di carta si posa sul tavolo in legno di cui mi sono appropriata, subito dopo la sedia al mio fianco si sposta e qualcun altro prende posto accanto a me. Lo riconosco dal suo profumo, prima ancora di osservare la mano più che familiare spingere il bicchiere verso di me. Al momento non ho il coraggio di guardarlo in faccia, so perfettamente che se vedesse le mie occhiaie il mio piano di permettergli di concentrarsi sulla finale andrebbe in fumo.

« Come hai fatto a trovarmi?» sussurro, mentre l'odore di caffè mi colpisce il naso e, per quanto sia un gesto gentile, un rametto d'ulivo per smetterla di litigare, il mio cuore non fa altro che sembrare più pesante, sprofondare ancora ed ancora.

« Connor ti ha vista qui qualche minuto fa e mi ha scritto.» risponde Eric, la mano sinistra che mi sfiora la gamba, mentre tutti i miei sforzi sono concentrati nel tenere gli occhi fissi sul libro. « Sapeva che ti stavo cercando.»

« Non hai gli allenamenti?»

« Tra venti minuti.» risponde tranquillo, una leggera nota di preoccupazione nella voce. Il suo palmo si posa sulla mia gamba, le dita stringono leggermente. « Ho provato a chiamarti e non hai risposto, di nuovo.»

« Lo so.» sospiro, ben consapevole che litigare nel ben mezzo della libreria non risolverebbe la situazione con la mia consulente. Ieri pomeriggio è stata molto chiara in merito alla mia condotta e a quello che sto rischiando: ho saltato più di un paio di lezioni ed il semestre è cominciato da appena una settimana, far entrare un ragazzo alla Lynn Hall era solo la punta dell'iceberg, a quanto pare.

« Luce...»

« Forse è meglio rimandare qualsiasi discussione a dopo la partita.» lo interrompo. « Ne ho avuto abbastanza di litigi per una vita intera, ieri. Per questo non ho risposto, Eric. Sono stanca.»

« Ok.» mormora, probabilmente preso in contropiede da una risposta tanto sincera. « Ok.» lo sento farsi più vicino, il suo corpo ora completamente nel mio spazio personale. Sto rileggendo la stessa frase da quando si è seduto accanto a me. « Cos'è successo con la security?» chiede, prima che possa dirgli di sbrigarsi ad andare agli allenamenti, che farà tardi.

Mi prendo il mio tempo per parlare, valutando di dargli una risposta sincera, di raccontargli del mio incontro col direttore degli alloggi e subito dopo con la mia consulente, di come mi abbiano fatto capire chiaro e tondo che mi stavano facendo un favore nel non cacciarmi dal dormitorio seduta stante e che mi terranno d'occhio d'ora in poi, costantemente, su tutto. Se credevo che nessuno si fosse mai reso conto dello stato in cui sono arrivata a lezione per la maggior parte della mia carriera scolastica, dopo una nottata passata ad entrare ed uscire dai club di Ithaca, mi sbagliavo. « Ho ancora un tetto sopra la testa.» sussurro, voltando pagina.

La sua presa sulla mia gamba si stringe, sento il suo respiro accarezzarmi il viso e, poco dopo, le sue labbra sfiorarmi la pelle, lasciarmi un bacio sulla tempia che mi costringe a chiudere gli occhi, a stringere i denti. Quando la smetterà di giocare con me? Continuerebbe se sapesse che mi fa stare così male? « Mi dispiace.» mormora nervoso. Questa volta gli rispondo con un'alzata di spalle, non mi fido di quello che potrei dirgli. « E con...» si schiarisce la voce. « E con LeBron?».

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now