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Vorrei rimanere in auto. Vorrei rimanere in auto e fare finta di niente, fare finta di non esistere, chiudere gli occhi per non vedere Eric che avanza lungo il vialetto di casa mia, verso mia madre, che lo fissa sorpresa, le braccia incrociate e gli occhi socchiusi. Vorrei non essere qui, ma il mio instinto è più forte della paura e, prima che me ne renda conto, mi ritrovo ad aprire la portiera e a scendere dalla macchina, camminare velocemente verso Eric per affiancarlo, per raggiungere mia madre nello stesso momento.

Lei rimane immobile, gli occhi che passano dal ragazzo al mio fianco a me, la testa leggermente sollevata perchè siamo entrambi parecchio più alti di lei. Dopo quelli che sembrano interminabili secondi di silenzio, i suoi occhi neri si fissano sulla sottoscritta, facendomi capire che sono io la vittima prescelta. «Ti aspettavamo per pranzo, Grace, non per cena.»

«Lo so.» mormoro; sostengo il suo sguardo per un secondo prima di abbassare il mio, sentendo brividi che non hanno niente a che vedere con il freddo, o il fatto che persino nell'oscurità riesca a capire che ha nevicato senza sosta anche qui. «Ho mandato un messaggio a papà, la mia auto...»

«L'auto che avresti dovuto far controllare settimane fa?» mi interrompe scettica.

«Sono stata distratta.» mi giustifico con un'alzata di spalle.

All'istante sento le dita di Eric sfiorare le mie, il suo corpo farsi più vicino rendendo questa situazione ancora più surreale. «Cosa significa che avresti dovuto farla controllare settimane fa?» mi chiede in un sussurro, ovviamente seccato sebbene sappia alla perfezione quanto possa essere irresposabile.

Alzo lo sguardo su di lui, vedere la sua fronte corrugata per la confusione non mi dà sollievo. «Si è fermata mentre stavo tornando al campus da Ithaca, LeBron è venuto a prendermi.»

«Morland, che diavolo...»

«Chi sei tu?» mia madre interrompe l'inizio della sua sfuriata e, sorprendentemente, provo solo sollievo nel sentire la sua attenzione spostarsi su di lei.

«Eric frequenta la mia scuola e i suoi genitori abitano a Reading.» spiego, fingendomi calma e pacata. «Mi ha solo dato un passaggio, ok? Recupero la mia valigia ed è libero di andare.»

«Credo dovrebbe fermarsi a cena.» rilancia mia mamma, sorprendendomi non poco. Rimango immobile, di sasso, mentre Eric è teso ma non quanto me. «Ha guidato per ore per portarti qui, il minimo che possa fare è invitarlo a mangiare qualcosa con noi.» bugiarda. È una bugiarda: ci ha visti baciarci e ora muore dalla voglia di sapere cosa sta succedendo.

«Mamma...»

«La ringrazio, signora Morland.» interviene Eric. Sospiro di sollievo: le dirà di no e se ne andrà, con un po' di fortuna riuscirò ad evitare altre domande da parte di entrambi e... «Sarebbe un piacere, devo solo recuperare la valigia di Luna.».

Mi volto verso di lui talmente in fretta che probabilmente rischio di spezzarmi il collo, vorrei comportarmi come se niente fosse, ma so perfettamente di avere gli occhi sgranati ed il respiro irregolare, un macigno sullo stomaco che minaccia di farmi sprofondare sottoterra. Eric evita accuratamente di guardarmi, mentre è mia mamma a rispondergli. «Bene.» dice in tono gelido, prima di aprire la porta d'ingresso e rientrare in casa lasciandoci da soli.

Finalmente Eric decide di degnarmi di attenzione, infila le mani nelle tasche del cappotto e mi fissa, tranquillo, estremamente calmo, come se non avesse appena accettato di cenare con i miei genitori. «Che c'è?» ha il coraggio di chiedere, la testa leggermente piegata mentre mi osserva attentamente.

«Eric.» comincio, furiosa ma decisa a rimanere calma. «Quando ti ho stretto il braccio, in auto, ti ho per caso bloccato la circolazione?»

«Che?»

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now