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Sento gli occhi scuri di LeBron esaminare ogni mia mossa, ogni gesto, ogni sguardo, mentre rimango concentrata sul mio drink, bene attenta ad ignorare ciò che mi circonda.
Il mio migliore amico si schiarisce la voce, io illumino lo schermo del cellulare, notando che sono le dieci e devo ancora cominciare a scrivere il mio compito di Neuropsicologia Cognitiva, compito che il professor Watanabe considererà per almeno il 70% del nostro voto finale.

C'è da chiedersi cosa ci faccia da Michael di giovedì sera, quando è ovvio che abbia cose più importanti da fare, ma il fatto che LeBron mi abbia proposto di bere un drink dopo la nostra lezione di danza è una ragione sufficiente. Ultimamente è così difficile vederlo che dico di sì a qualunque cosa mi proponga, qualunque.
Certo, non sapevo che Eric Haynes sarebbe stato qui con altri membri della sua confraternita, non ho messo in conto il fatto che da ormai quasi una settimana LeBron mi stia col fiato sul collo per quello che è successo con Clarissa Stephens venerdì scorso, per quello che tutti hanno visto: Eric Haynes, a cui non importa assolutamente niente che non riguardi il football o la Kappa Sigma, mi ha difesa in modo palese.
Quando ho detto a LeBron che in realtà era preoccupato che una parte del nostro progetto fosse stata danneggiata da Clarissa, lui non mi ha creduto nemmeno per un secondo.

E ora mi fissa, pronto a cogliere qualunque segnale che confermi quello che, a quanto pare, sospetta: Eric Haynes vuole portarmi a letto.

Oh, se solo LeBron sapesse che Eric Haynes mi ha già portata a letto, più di una settimana fa ormai. Che è stata un'esperienza trascendentale, che il suo corpo ed il mio sembrano in completa armonia, connessi in modo perfetto, che non faccio che pensare a quella sera da giorni ormai, che per un motivo o per un altro non siamo ancora riusciti a vederci da soli, che credo di star perdendo la testa e sono indietro con lo studio perché, se di solito sono una persona distratta, ora la mia concentrazione è completamente inesistente.
Oh, se solo sapesse.

Voglio dirglielo, ho provato a farlo, ma ogni volta sembra che la conversazione si sposti su Charlie, e vederlo tanto felice mi fa sentire in colpa per tutte le bugie che gli ho raccontato, mi fa capire che si arrabbierebbe da morire se scoprisse la verità, se sapesse di tutte le omissioni ed i segreti che sto tenendo dall'inizio dell'anno. Non voglio rovinare il suo momento, perchè è evidente che questa sia "la storia" per LeBron. È evidente che non ci sarà un punto di ritorno dopo Charlie.

Il suo cellulare, posato sul tavolo, si illumina. All'istante lui lo afferra, legge il messaggio e sorride più che mai. Finisco il mio drink, prima di parlare. « Fammi indovinare: Charlie è qua fuori.»

LeBron mi guarda in faccia, gli occhi che brillano mentre annuisce. « Andiamo al cinema, vieni con noi?»

« No.» rispondo, decisa a non essere ancora il loro buffer. « Devo studiare.»

« È tardi per studiare.»

« Sono un'anima libera, non ho orari.» sospiro, mentre lui mi fissa scettico. « E sono indietro, parecchio.»

« Puoi usare il Ringraziamento per portarti avanti.»

« Sai anche tu che non è vero.» ribatto tranquilla. So perfettamente che mia mamma reclamerà tutta la mia attenzione non appena varcherò la porta di casa, che sarò impegnata a cercare di salvare mia sorella Mary da qualsiasi tipo di critica, a fare da babysitter a Theo per concederle del tempo per se stessa. Sono perfettamente consapevole che la sera mi ritroverò sul tetto insieme a papà e al suo telescopio, che andrò a dormire alle tre del mattino perché "Guarda, Luna, tra meno di un'ora Venere sarà visibile", per poi farmi buttare giù dal letto all'alba da mia madre e ripetere tutto di nuovo, ancora ed ancora, fino alla fine delle vacanze.

Fallen from the sky with Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora