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La neve ha ricominciato a cadere copiosa non appena abbiamo lasciato la casa dei Garcia. Per un attimo Eric è sembrato pronto a dire qualcosa, a convincermi a lasciargli le chiavi dell'auto; sorprendentemente, però, è rimasto in silenzio. Non ha commentato il fatto che mi sia tolta i tacchi, grata per il sollievo immediato, che abbia dovuto avvicinare di parecchio il sedile al volante, che lui abbia dovuto spostare più indietro quello del passeggero. Nessuno dei due ha parlato mentre il rumore dell'aria calda, proveniente dalle bocchette, ha cominciato a diffondersi per l'abitacolo non appena ho messo in moto la macchina. Sono passati due minuti e ancora non ho ricevuto nessun segno di vita da parte sua. So che deve essere estremamente concentrato sulla strada buia davanti a noi, sui fiocchi di neve che si scontrano contro il vetro del parabrezza; cerco di fare altrettanto, di rimanere concentrata. Tuttavia, non appena sento le sue dita spostare il cappotto che mi copre la gamba, accarezzarmi la pelle, il suo palmo premere sulla mia coscia, capisco di essere in una situazione pericolosa.

«Non distrarmi.» lo ammonisco, prima di afferrare la sua mano e spostarla sulla sua gamba. Gli lancio solo un breve sguardo, notando subito un sorriso appena accennato ed estremamente, incredibilmente, soddisfatto. Mi mordo il labbro inferiore cercando di non sorridere a mia volta, ho la sensazione che il mio cuore abbia perso completamente il controllo.

Raggiungiamo la casa degli Haynes in appena quindici minuti, il che è un record considerando quanto sta nevicando. Non appena mi fermo davanti alla porta del garage, Eric recupera il telecomando dal portaoggetti e preme il tasto di apertura. Passa un minuto, non succede niente. Lo preme di nuovo, la porta rimane chiusa. «Il ghiaccio deve averla bloccata.» commenta, la fronte corrugata mentre mette via il telecomando. «Lasciamo la macchina fuori, non ha importanza.»

«Sei sicuro? Domani sarà ricoperta di neve.»

«Non devo andare da nessuna parte domani.» risponde tranquillo, prima di scendere dalla macchina. Io rimango bloccata al mio posto, lo stomaco improvvisamente pesante: domani passeremo tutto il giorno insieme ed ho scoperto circa due ore fa di avere una cotta ingombrante per lui. Non sono pronta. Non sono pronta.
Eric apre la portiera dal mio lato, la neve comincia a cadere all'interno dell'auto. Senza perdere tempo allontano di nuovo il sedile dal volante, recupero i tacchi e me li infilo, arricciando il naso per il dolore che va a mischiarsi al fatto che qualsiasi parte del mio corpo, ormai, sia congelata. Mi faccio coraggio prima di scendere dall'auto, porgere le chiavi ad Eric e ritrovarmi coperta da un misero cappotto in mezzo ad una bufera di neve, i tacchi già bagnati, i brividi ovunque. Eric ignora le chiavi, i suoi occhi si abbassano subito sulle mie gambe scoperte, sulla neve che mi copre le scarpe e le caviglie. «Tieniti.» mormora.

Sgrano gli occhi confusa, ma prima che possa parlare le sue mani mi afferrano i polsi costringendomi a circondargli il collo con le braccia, subito dopo si posano dietro alle mie cosce, sollevandomi dalla neve e dal ghiaccio e costringendomi a cingergli il bacino con le gambe. Mi ha presa in braccio. Senza se e senza ma, mi ha semplicemente presa in braccio. Mi metto a ridere sorpresa, confusa, spaventata: il mio corpo è fuori controllo, non credo nemmeno di sentire davvero il freddo, sono solo sconvolta. «Eric, mettimi giù.» mi lamento, senza smettere di ridere.

Lui chiude la portiera dell'auto con un calcio, prima di dirigersi verso la porta d'ingresso. «No.» risponde calmo, i muscoli delle spalle rilassati nonostante il peso che si sta portando dietro. Vorrei poterlo guardare in faccia per leggere la sua espressione, ma la mia guancia preme contro la sua e non ho il coraggio di muovermi per paura di fargli perdere l'equilibrio sul ghiaccio che copre il vialetto.

«Ti farai male.»

«Cosa?»

«Sono pesante, ti farai male.».

Fallen from the sky with Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora