Fallen from the sky with Grace

39.

Dopo giorni passati in quasi totale isolamento, in silenzio, sola con i miei pensieri, è uno shock ritrovarsi nel bel mezzo della festa più importante dell'anno alla Kappa Sigma, la festa per i Big Red. La casa è stata presa d'assalto da centinaia di persone, non sono sicura che Kyle sia il solo organizzatore, sono convinta, invece, che siano stati tutti gli amici di Eric a decidere di mettere in piedi un evento del genere. Potranno essere arrabbiati per le bugie che ha raccontato, per i segreti, ma nessuno gli volterà mai le spalle, nessuno sano di mente allontanerebbe Eric Haynes, una leggenda che cammina, dalla propria vita.

Sento le sue dita stringere leggermente le mie, riportandomi al presente, a concentrarmi sulle parole di Gabrielle, stretta tra le braccia di Connor. È mia amica, forse l'ultima rimasta, ma non c'è una sola parte della mia testa che riesca a fare attenzione a ciò che sta dicendo. Sono più distratta del solito, di questo sono certa. Eric risponde per me, intrattiene chiunque si fermi a parlare quasi ad evitarmi di dover dire anche solo una parola, il che è ai limiti dell'assurdo: tra noi due, non è lui quello estroverso.

È passato a prendermi al dormitorio alle otto e mezza, trenta minuti prima di quando avessimo concordato e, visto che mi sono limitata ad indossare un paio di jeans ed un top forse un po' troppo scollato, ero pronta per uscire in circa dieci minuti. Non mi sono preoccupata di sistemare il trucco sul mio viso da questa mattina, o di fare altro che legare di nuovo i miei capelli in una coda. La verità è che non mi importa, che nonostante non lo volessi ammettere nemmeno a me stessa, ero emozionata all'idea di vedere Eric, ma per niente felice al pensiero di dover andare ad una festa.
Non senza LeBron.
Mai senza LeBron.

Eric si è accorto subito del fatto che la mia mente non fosse totalmente presente, mi ha chiesto se volessi fermarmi a cena da qualche parte, mentre mi stringeva la gamba in auto e sembrava tirare un sospiro di sollievo per il fatto che glielo stessi permettendo. Mi sono limitata a rispondergli che Kyle ci stava aspettando e lui, dopo un attimo di silenzio in cui, ne sono certa, ha dibattuto nella sua testa se valesse la pena di discutere o meno, ha lasciato perdere.

Non ha lasciato me, però. È rimasto al mio fianco per tutto il tempo da quando abbiamo varcato la porta, limitandosi ad intercettare Deryl e a rifilargli la mia borsa, dicendogli poi di lasciarla in camera sua. Era un ordine, un ordine che il suo amico ha eseguito senza battere ciglio. So cosa si aspetta Eric, so perché mi ha invitata qui e perché non ha intenzione di lasciarmi andare, nella paura di vedermi sparire ancora. Il numero cinque.
Non sono pronta, decisamente non sono dell'umore adatto, ma se serve a mettere la parola fine a questa storia, ad ogni tipo di illusione da parte mia e senso di colpa da parte di Eric, allora va bene. Posso farlo. Credo.

Non appena Gabrielle e Connor si allontanano, Eric tira leggermente la mia mano per portarmi più vicina a sè. Sento il suo palmo posarsi sul mio fianco, le sue labbra sfiorarmi la tempia. « Morland, se vuoi andare via ti basta una parola.» sussurra, prima di lasciarmi un bacio.

Allontano il viso per poterlo guardare negli occhi, decisa a non fargli capire quanto in realtà voglia tornare alla Lynn Hall e sparire per il resto del weekend. Non è da me, tutto questo non è da me, e mi fa quasi paura il pensiero di non sapere più nemmeno chi sono in mezzo a questo casino. « Non ho ancora salutato Kyle.»

« Non hai nemmeno cenato, e questo è più importante.»

« Non ho fame.»

« Luce...»

« E non ho voglia di discutere.» lo interrompo sicura. La linea della sua mandibola si fa più marcata, ma per l'ennesima volta questa sera lo vedo prendere un respiro profondo ed optare per il silenzio. Dio, perché diavolo non stiamo ancora litigando? Perché non si è arrabbiato per la mia sparizione subito dopo la partita? Perché continua a decidere di essere diplomatico?