20.

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Sono profondamente compiaciuta di me stessa quando volto l'ennesima pagina del libro di fronte a me e, all'istante, i miei occhi cominciano a leggere le parole stampate sulla carta. Sono rimasta concentrata sullo studio per almeno due ore, mi sono portata avanti con una parte dei progetti che avevo lasciato in sospeso e mi sono distratta solo per dieci minuti, quando LeBron mi ha ricordato del nostro appuntamento e sono stata costretta a rispondergli per rassicurarlo del fatto che ci sarei stata. Mi sta ancora rinfacciando la mia sparizione improvvisa dell'altra sera.

Ancora una decina di pagine e sono libera, solo dieci, poi sarò autorizzata a distrarmi quanto voglio.

«Ciao Luna.» mi saluta una voce familiare. Alzo lo sguardo dal libro per posarlo su Jess, la quale mi sorride mentre è in piedi di fronte al mio tavolo.

«Ehi.» rispondo al suo sorriso, ben consapevole del fatto che i miei buoni propositi se la sono data a gambe. Dandole una leggera spinta, sposto la sedia davanti a me, invitando Jess ad accomodarsi. Lei non perde tempo, è decisamente molto più rilassata dell'ultima volta in cui l'ho vista. «Sei di buon umore?» chiedo divertita.

Jess annuisce, prima di posare un libro sul tavolo e darmi una spiegazione. «Manca solo una settimana e mezza alle vacanze di Natale, non vedo l'ora di tornare in Florida.» sussurra, prima di alzare le spalle e farsi improvvisamente seria. «Credo di aver bisogno di lasciarmi la Sterling alle spalle, almeno per un po'.»

«Lo capisco.» annuisco comprensiva, anche se in realtà il pensiero di tornare a New Morgan per quasi tre settimane non mi entusiasma. È ovvio, però, il motivo per cui Jesse non voglia rimanere qui, e per un attimo mi ricordo di come fossi decisa a scoprire chi fosse stato a mettere qualcosa nel suo drink a quella festa all'inizio dell'anno, e di come le mie ricerche abbiano portato solo ad un vicolo cieco, o meglio, ad una strada particolarmente pericolosa che Eric mi ha costretto a lasciar perdere.

«Luna?»

«Mi dispiace.» mormoro. Nascondo le mani sopra le mie gambe, al di sotto del tavolo in un tentativo di non far capire a Jess quanto sia nervosa. Lei, però, sembra comprendere all'istante che il mio umore è cambiato in maniera radicale e, non appena piega leggermente la testa di lato, confusa, decido di essere sincera. «Ho provato a scoprire chi fosse stato dopo la festa, ci ho provato per settimane.»

«Sei seria?» domanda sorpresa, gli occhi leggermente sgranati.

Annuisco. «Alla fine, però, ho dovuto lasciar perdere. Sembra che sia impossibile trovare un nome e mi diaspace, Jess, davvero. Il colpevole merita un processo.»

«Oh Luna.» sussurra, quasi più mortificata di me. «Lo apprezzo, davvero, ma non è una tua responsabilità, hai già fatto tantissimo per me.»

«Non ho fatto niente.» dico a bassa voce, ma lei mi ignora.

«Senza contare che, a meno che non ci fossero delle telecamere alla Kappa Sigma, è praticamente impossibile capire chi sia stato. È quello che ho detto anche ad Eric.»

Rimango immobile, sento i miei muscoli irrigidirsi, gli ogani fermarsi, il cuore rallentare fino ad una velocità pericolosamente bassa. «Eric?» chiedo con un fil di voce, la gola incredibilmente secca e la testa leggera.

Jess arrossisce leggermente prima di rispondere, a questo punto penso che chiunque abbia una cotta per Eric Haynes. «Sì, mi ha scritto per settimane chiedendomi se mi fosse tornato alla memoria qualcosa, qualsiasi cosa.»

«Aspetta.» sospiro nervosa. «Aspetta, quando hai parlato con Eric?»

«Il giorno dopo la festa.» risponde, giustamente confusa dalla mia improvvisa agitazione. «È venuto a trovarmi al mio dormitorio, mi ha chiesto se stessi bene e se ricordassi cos'era successo, chi fosse stato. Un qualsiasi particolare che potesse condurre al colpevole.»

Fallen from the sky with Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora