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Sorrido, non appena i raggi di sole delle due del pomeriggio mi accarezzano la pelle. Fa caldo per essere metà Aprile, non credevo che le temperature potessero alzarsi tanto a Boston: il tempismo è perfetto. Eric mi stringe la mano mentre camminiamo verso la nostra destinazione, il sacchetto di Tatte tra le sue dita ed un'espressione confusa in volto, soprattutto quando finalmente ci avviciniamo al Boston Common, la nostra meta.

Parecchie transenne delimitano l'area del parco, oltre la quale si sono riunite già un centinaio di persone, il palco ancora silenzioso appena illuminato dai faretti. Eric sembra bloccarsi solo per un attimo, mentre io lo trascino verso la security che controlla i nostri biglietti. Noto subito come fissano il mio ragazzo, perfettamente consapevoli di chi hanno di fronte. Adrian ha pensato bene di riempire le giornate di Eric di impegni, tra cui una conferenza stampa ufficiale, ieri, per presentare a tutti il nuovo quarterback dei New England Patriots. Sono andata con lui, non mi ha dato altra scelta, ma visto che era preso da decine di interviste e centinaia di domande, tutto quello che ho fatto è stato annoiarmi nel backstage e rubare caffé.

Oggi il mio ragazzo mi ha promesso che sarebbe stato completamente a mia disposizione: non ci ho messo molto ad organizzarmi per trascinarlo fuori dall'albergo, costringerlo ad accompagnarmi a prendere da mangiare e a seguirmi fino al Boston Common. «Morland?» mi chiama, non appena raggiungiamo un punto del prato e lascio andare la sua mano. Recupero una coperta  dalla mia borsa e la stendo sull'erba, prima di guardarlo sorridendo. «Cosa ci facciamo qui?»

«Concerto primaverile di artisti indipendenti.»

«Come?»

«Di solito lo fanno d'estate, tutte le sere.» gli tolgo di mano la borsa col cibo e mi accomodo sulla coperta. Lui mi segue nel giro di un secondo. «Si sono ispirati a Bryant Park.»

«Ok.» sospira, ancora poco convinto. Vedo i suoi occhi verdi guardarsi intorno, dedicarmi la loro attenzione solo brevemente mentre sistemo il cibo sulla coperta. «Ok.»

«Rilassati.» gli ordino, prima di aprire una scatolina in cartone e mostrargli del salmone. «Ho ordinato le opzioni più sane per te.»

«E per te?»

«Patatine e cheeseburger, non chiedermelo neanche.» rispondo in fretta. Eric scuote la testa divertito, mentre torna a guardare il palco ed il prato. Sospiro, prima di avanzare sulla coperta e farmi più vicina, sciogliere le braccia che tiene incrociate al petto e posare la testa sulle sue gambe, reclamando il mio posto e costringendo la maggior parte degli sguardi femminili puntati su di lui a virare da un'altra parte.

Chiudo gli occhi soddisfatta, mentre si alza una brezza leggera e le dita di Eric mi spostano i capelli dal viso, accarezzandoli in un movimento lento ed estremamente delicato. «Mangio metà di tutto quello che hai preso per te, se tu fai lo stesso con quello che hai preso per me.» mormora deciso.

«Questi trucchi non funzionano più, Haynes.» replico trattenendo una risata. «Non hai più niente da offrirmi, ormai ti ho in pugno.»

«Sì.» risponde tranquillo, spostando le dita sul mio collo e facendomi venire i brividi. «Mi hai in pugno.».

Il parco sembra farsi più silenzioso, lontano, mentre per quelle che sembrano ore l'unica cosa che riesco a sentire sono le carezze di Eric ed il suo profumo. Finché la prima band non sale sul palco e comincia ad accordare gli strumenti, costringendomi ad aprire gli occhi e a rimettermi seduta. Eric sembra finalmente rilassarsi, per almeno trenta minuti riusciamo ad ascoltare la musica e a mangiare. In qualche modo, riesce a convincermi a scambiare le mie patatine per la sua insalata. Poi, quando le prime due band si ritirano ed il parco torna in relativo silenzio, comincio a capire perchè all'inizio Eric sembrasse tanto preoccupato.

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now