37.

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Eric

Non voglio essere qui.

È un pensiero cominciato in sordina più o meno un paio d'ore fa, col passare del tempo mi sembra che il mio corpo e la mia mente abbiano cominciato ad alzare la voce, fino ad urlare. Non voglio essere qui.

Saluto l'ennesimo gruppo di studenti che si avvicina, rispondo ai complimenti con un cenno della testa, riesco a cacciare fuori un paio di parole, mi faccio costringere a venire incluso in una foto in cui preferirei non comparire. Quando si congedano tiro un sospiro di sollievo, prima di slacciare il bottone superiore della camicia e cercare di prendere un po' d'aria in mezzo al locale affollato.

C'è tutta la scuola da Michael questa sera, in lontananza riesco a vedere mio padre seduto al bancone del bar insieme al coach Adams, davanti a loro quella che deve essere la quarta pinta di birra. Gli schermi riproducono la partita di oggi, la conferenza stampa di poco fa. Cerco di far tornare in vita la parte di me che ha esultato alla fine del match, talmente euforico da non pensare nemmeno a festeggiare con i miei compagni di squadra, da raggiungere velocemente le scale che portano agli spalti fino a trovarmi di fianco a Luna.

Sento lo stomaco stringersi al solo pensiero, piombare due metri sottoterra non appena ripenso all'abbraccio che le ho dato e che ha ricambiato all'istante, un sospiro di sollievo dopo giorni passati in una situazione di tensione e paura.
E poi è sparita.

Ho sognato per anni questo momento, mi sembra di non aver pensato ad altro ogni giorno da quando ho preso in mano una palla da football. Non ho mai creduto che mi sarei sentito così a terra dopo la vittoria, quasi tutta l'adrenalina avesse lasciato il posto al nulla. Non voglio essere qui, perché vorrei essere dall'altra parte del campus, con la ragazza che amo.

Un altro gruppo riesce ad intercettarmi, questa volta sembra più difficile cercare di rimanere attento alla conversazione, ricordarmi di rispondere invece di limitarmi a guardarli male per fargli capire che voglio rimanere da solo.
Sono stato un idiota. Me lo ripeto ogni singolo giorno da almeno una settimana. Sono stato un idiota a dire quelle cose a Luna nel parcheggio dello stadio del campus, un idiota impulsivo, spaventato all'idea di come Kyle avrebbe preso la verità. Avrei dovuto fregarmene delle reazioni di Kyle, avrei dovuto rassicurare Luna non appena ho capito quanto fosse davvero agitata all'idea di continuare a mentire. Avrei dovuto semplicemente dirle di non preoccuparsi, che avremmo risolto le cose, che avrei parlato con il mio migliore amico, che voglio solo che lei sia tranquilla. Invece di dirle che "il nostro stupido accordo e le sue regole non sono la mia priorità".

Ho visto il cambiamento sul suo viso non appena ho parlato, la luce nei suoi occhi spegnersi, il suo corpo entrare in tensione quasi a proteggersi da me e ho capito, all'istante, che era l'errore più grave che potessi fare. Avevo una possibilità, una possibilità sola con Luna Morland, e me la sono giocata così. Sono un coglione.

A malapena mi accorgo del fatto che il gruppo di ragazzi ha lasciato il posto a mia madre. Si avvicina dedicandomi un sorriso appena accennato, un'espressione gelida in volto. Mi sembra un'altra persona rispetto a quella con cui ho parlato alla conferenza stampa prima della partita. « Torno in albergo, sono stanca.» mi informa, all'istante noto il cappotto che stringe tra le mani. « Tieni d'occhio tuo padre.»

« Ok.» mormoro confuso.

Sto per chiederle cosa sia successo, quando lei mi precede, il tono più seccato di poco fa. « Hai chiamato Luna?»

« Kyle mi ha requisito il cellulare.» rispondo, nervoso all'idea di non essere ancora riuscito a contattarla. Sono passate almeno tre ore dall'ultima volta in cui l'ho vista sugli spalti. Tre ore dal momento in cui le ho quasi detto tutta la verità, con il rischio di vederla darsela a gambe. Perché è questo il problema: Luna è la persona più imprevedibile sulla faccia della terra. Per mesi sono rimasto in silenzio, cercando di giocare al meglio le mie carte, per paura che se le avessi detto che non è solo sesso, che non è mai stato solo sesso e che credo, anzi sono certo, di essere innamorato di lei, si sarebbe allontanata.
Mia mamma annuisce di fronte alla mia spiegazione, ma sembra ancora più irritata di prima. « È successo qualcosa durante la partita?»

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now