41.

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Riemergo da un sonno profondo sentendomi, per la prima volta da giorni, completamente riposata. Nonostante tenga le palpebre chiuse capisco dalla luce che deve essere mattina inoltrata, mezzogiorno forse, e per quanto sarebbe una buona idea svegliarmi definitivamente e sfruttare il resto della giornata per studiare, non voglio muovermi.

Rischio l'anno, forse, ma sono certa che la mia consulente capirebbe se sapesse cosa significa condividere un letto con Eric Haynes, dopo averlo sentito pronunciare le parole "ti amo" e "la mia ragazza", dopo che ha passato tutta la notte a tenermi vicina, a seguire il mio corpo col suo, a lasciarmi piccoli baci sulla testa, sul collo, sulla spalla, ovunque. Capirebbe, se sapesse come mi sta stringendo ora. A pensarci bene, però, forse è meglio che non lo sappia nessuno.

La maglietta che indosso ormai mi copre a malapena la pancia, Eric è alle mie spalle, il respiro regolare e profondo che mi fa capire che sta ancora dormendo, che ieri sera non ero l'unica ad essere sfinita. Le sue braccia mi circondano il corpo, la mano sinistra è ferma sul mio fianco, la destra sul mio seno. Lo stringe in maniera casuale, mentre il solo contatto mi provoca i brividi ed il respiro corto. Mi basta muovermi leggermente per comprendere che Eric può essere ancora addormentato, ma il suo corpo è completamente sveglio.

Stringo le palpebre e lascio andare un sospiro. Non voglio essere egoista, non voglio svegliarlo perché sento di star impazzendo e ho bisogno, ora, che la sua mano faccia altro che stringermi il seno. Però sto impazzendo e, prima di rendermene conto, accarezzo le sue braccia con le dita e mi sposto leggermente contro il suo corpo in un movimento studiato e completamente premeditato.

Cerco di reprimere un sorriso non appena sento i suoi muscoli farsi tesi, non appena il suo respiro non è più profondo ma irregolare, veloce. « Morland?» mi chiama, prima di lasciarmi un bacio sul collo e stringere la presa intorno al mio corpo, sul mio seno. Trattengo il fiato, capendo subito che sa esattamente a che gioco sto giocando.

« Sono riposata ora.» affermo decisa. « E non sono sconvolta.»

« Ok.» mormora divertito, la mano libera che si sposta dal fianco per raggiungere i miei slip.
Credo di stare andando a fuoco.

« E sono la tua ragazza.»

« Sei la mia ragazza.»

« Sono abbastanza sicura di avere dei diritti.»

« Hai un miliardo di diritti.» conferma con voce roca. Lentamente sposto la mano destra nella sua direzione ed accarezzo l'erezione che mi preme contro il fianco. Mi sembra di non farlo da mesi. « Cristo.» Eric sospira contro il mio collo, le dita ormai oltre i miei slip intente ad accarezzarmi rendendomi davvero difficile continuare a parlare, o respirare. Gemo non appena il suo ginocchio si infila tra le mie gambe, costringendomi a lasciargli più spazio mentre le sue dita affondano dentro di me. « Cristo.» ripete quando mi muovo di nuovo contro di lui.

Gemo ancora, completamente ignara del mondo esterno. Sento solo vagamente qualcuno bussare in maniera insistente alla porta d'ingresso della casa, le voci che sembrano discutere al piano di sotto, che sembrano avvicinarsi, i passi sulle scale... Dio, i passi sulle scale.

Eric mi lascia andare non appena capisce che qualcuno sta salendo, furioso, al piano di sopra. Respiro a fatica nel riconoscere la voce che risponde a quella di Kyle, mentre mi metto seduta all'istante e sistemo gli slip, la maglietta ed Eric fissa la porta della camera come se fosse pronto ad uccidere chiunque cerchi di oltrepassarla. Quando si apre mi ritrovo a saltare su dal letto, le guance arrossate ed il respiro ancora irregolare.

LeBron mi fissa con gli occhi sgranati, esaminandomi da capo a piedi senza guardare nella direzione di Eric. « Stai bene?»

« Cosa ci fai qui?» chiedo sconvolta.

Fallen from the sky with Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora