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Isole Phi Phi - 6 Mesi dopo
Giugno


La sabbia è il male. La sabbia è fastidiosa, infima, subdola, invadente. Non voglio più vedere un solo granello di sabbia in vita mia.

Sbuffo mentre butto il mio bikini all'interno del lavandino ed apro l'acqua, la pressione al limite dell'accettabile fa uscire una goccia alla volta dal rubinetto. Sposto lo sguardo sullo specchio di fronte a me, sul mio riflesso: i capelli ancora umidi che mi ricadono sulle spalle in onde più o meno definite, le lentiggini ormai onnipresenti sul ponte del mio naso, le guance arrossate per l'eccessiva esposizione al sole, il colore dorato della mia pelle, il vestito bianco e leggero che indosso e che a malapena mi arriva a metà coscia. Penso sia la prima volta da una settimana che ho addosso qualcosa che non sia un costume.

«Morland.» Eric chiama il mio nome dalla camera, il suono seguito da uno sbuffo spazientito. Alzo gli occhi al cielo, prima di chiudere il rubinetto ed abbandonare il bagno. La prima cosa che noto è il mio ragazzo seduto sulla sedia in vimini nell'angolo dell'enorme stanza, le gambe allungate e le braccia incrociate, gli occhi fissi su di me, un sopracciglio alzato. «Un'ora.» mormora, il suo sguardo che mi brucia addosso. «Sei stata dentro quel bagno per un'ora.».

Mi avvicino a testa alta. «Colpa tua, al cento per cento.» rispondo senza perdere un colpo.

Eric corruga la fronte, poi, prima che me ne renda conto, si sporge nella mia direzione, mi afferra i fianchi e mi attira verso di sè, costringendomi a sedermi sulle sue gambe e tenendomi imprigionata tra le sue braccia. Il suo viso è ad una distanza ridicola dal mio, quando parla riesco a sentire il suo respiro sulle labbra. «Colpa mia?»

«Chi ha deciso di saltarmi addosso in acqua, e poi in spiaggia? Chi ha deciso che non poteva aspettare di tornare in camera per...»

«Morland...»

«Ho passato un'ora in bagno perchè ci ho messo un'ora per togliermi la sabbia dai capelli e dal corpo, per colpa tua, Haynes.»

«Chi ha deciso di fare il bagno senza costume, provocandomi deliberatamente?» risponde senza battere ciglio.

Lo fisso, decisa a non cedere, anche se so perfettamente che ha ragione. È da quando siamo atterrati in Thailandia che mi sembra di non fare altro che provocarlo, a volte persino inconsciamente. Il pensiero di avere Eric a mia disposizione, ventiquattro ore su ventiquattro, deve avermi mandato fuori di testa. Rilascio un sospiro, mentre la sua mano destra mi abbandona il fianco e si alza sul mio viso, le sue dita che mi sfiorano il mento, portandomi a fissare gli occhi nei suoi. «Touché.» sussurro sconfitta.

Eric accenna un sorriso, prima di premere le labbra sulle mie, la mano sul mio collo e le dita tra i miei capelli di modo da tenermi ferma esattamente dove mi vuole. Il suo cuore batte in maniera furiosa sotto il mio palmo, mentre mi faccio più vicina, spostandomi sulle sue gambe e sentendo la sua mano sinistra stringermi di più contro di sè. Inspiro il suo profumo, lui sembra fare lo stesso con il mio. «Se questa non è una provocazione, Morland.» sospira, prima di spostare la bocca sulla linea della mia mandibola, sul mio collo, la punta del suo naso mi sfiora la pelle facendomi venire i brividi. «Credo di stare andando fuori di testa.» mi lascia un bacio sulla clavicola, poi sulla spalla, mentre la sua mano trova la scollatura del mio vestito e mi stringe leggermente il seno, nudo al di sotto del tessuto leggero.

«Eric.» lo chiamo, sapendo perfettamente come finirà questa conversazione, esattamente come finiscono tutte le altre da quando siamo atterrati. All'istante i suoi occhi si spostano di nuovo sul mio viso, confusione mista a preoccupazione in volto. «Dobbiamo andare a cena.»

«Dobbiamo?» chiede, posando la fronte contro quella della sottoscritta.

«Visto che non abbiamo mangiato niente oggi.» comincio, mentre lui mi stringe ancora di più. «E che Adrian e il coach ti hanno fatto promettere che saresti rimasto in forma anche se ti fossi assentato per un mese...»

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now